Se c’è un primo punto da rimarcare, è il fatto di essere ancora vivo (fisicamente) dopo venticinque anni di esplorazione personale nel campo delle esperienze fuori dal corpo (OBE – Out-of-Body Experience).
Tranne alcuni acciacchi dovuti alla vecchiaia, sono ancora in buona salute.
Ci sono stati diversi momenti in cui non ne sono stato tanto sicuro. In ogni caso, alcune delle migliori autorità mediche mi hanno assicurato che i problemi fisici che mi sono capitati sono semplicemente conseguenze dello stile di vita he abbiamo nella società/civilizzazione americana di metà XX secolo. Altri prendono una posizione diversa: sono ancora vivo grazie a tali attività OBE. A voi la scelta.
Quindi sembrerebbe che si possa “uscire dal corpo” regolarmente e sopravvivere. Inoltre, dopo essere stato periodicamente visitato da esperti, posso ancora affermare di essere discretamente sano in un mondo non particolarmente sano. Molta gente fa cosa strane e se la cava. Un secolo fa, avrebbero potuto essere superate le cascate del Niagara in un barile.
Come si definisce l’esperienza fuori dal corpo? Per chi non è ancora familiare con l’argomento, un’esperienza fuori dal corpo (OBE) è una condizione nella quale ti ritrovi all’esterno del tuo corpo fisico, pienamente cosciente e capace di percepire e agire come se operassi fisicamente, ma con numerose eccezioni. Puoi muoverti attraverso lo spazio (e il tempo?) lentamente o, apparentemente, alla velocità della luce. Puoi osservare, prendere decisioni coscienti in base a ciò che senti e fai. Puoi passare attraverso materia solida come muri, lastre d’acciaio, cemento, terra, oceani, aria, perfino radiazioni nucleari, e tutto ciò senza sforzo né conseguenze.
Puoi entrare in una stanza vicina senza preoccuparti di aprire la porta. Puoi fare visita a un amico a cinquemila chilometri di distanza. Puoi esplorare la Luna, il sistema solare e la galassia, se ti interessano. Oppure, puoi entrare in altri sistemi di realtà, percepiti e teorizzati solo approssimativamente dalla nostra coscienza legata al tempo e allo spazio.
Capitolo 1, Il vecchio traffico locale, pp. 21-22
A metà degli anni Settanta, le nostre ricerche presero una piega inaspettata che impose un cambiamento radicale delle nostre attività. Solo a posteriori ci rendemmo conto della sua importanza.
L’istituo Esalen di Big Sur, in California, ci invitò a organizzare un workshop di un weekend per presentare i nostri nuovi metodi. In un certo senso lo considerammo come un riconoscimento del nostro lavoro: Esalen era allora conosciuto come culla di nuove teorie e pratiche psicologiche basate su approcci innovativi alla mente umana.
Accettammo la proposta e ci mettemmo in viaggio, non molto sicuri su cosa aspettarci una volta arrivati. Non avevamo mai gestito contemporaneamente ventiquattro persone durante l’esperienza degli stati di coscienza a noi familiari. Sono sicuro che neanche i partecipanti avessero idea di cosa aspettarsi, se non qualcosa di relativo alle esperienze fuori dal corpo. Avevamo pianificato un programma di ventiquattr’ore, con cibo disponibile a tutte le or e, e pause sporadiche per riposare di due cicli di sonno. Io e un mio collega ingegnere, Bill Yost, eravamo i soli a dirigere questa maratona.
Visto che avevamo a che fare con soggetti sconosciuti, portammo con noi un’affermazione da far memorizzare a tutti i partecipanti prima di iniziare la sessione.
Io sono più del mio corpo fisico. Poiché sono più della materia fisica, posso percepire ciò che si trova oltre il mondo fisico. Di conseguenza, desidero profondamente espandermi, fare esperienza: conoscere, capire, controllare, utilizzare tali energie e sistemi energetici maggiori dato che posono essere di beneficio per me e per chi verrà dopo di me.
Inoltre, desidero profondamente ricevere l’aiuto e la collaborazione, l’assistenza, la comprensione di quegli individui la cui saggezza, sviluppo ed esperienza sono uguali o maggiori dei miei. Chiedo la loro guida e protezione da ogni influenza e da qualsiasi fonte che potrebbe ostacolarmi nel realizzare i desideri che ho espresso.
Capitolo 3, Il programma Gateway, pp. 47-48
Ora effettiva: 3:05 …corpo riposato, rilassato… senso di calore… un segnale leggero e insistente, familiare… è forte abbastanza, un respiro profondo, espirazione, distacco, mi sgancio, esco fuori, poi verso l’alto… libero dal corpo fisico, leggermente più in alto, rotolo fuori dal secondo corpo, lo lascio stazionare in orbita… ora sono completamente libero… inizio a dirigermi sull’ident INSPEC… esco di fase con la materia, mi muovo, facile come sepre, attraverso rapidamente gli anelli interni… ci dev’essere un modo di svegliarli tutti contemporaneamente, non sarebbe male… non è neppure una simulazione efficace dell’inferno… se non accetti di non essere più nel livello fisico, sei morto, morto, morto e allo stesso tempo vivo… ora sono ancora più fuori fase, arrivo al centro dell’anello maggiore, ero solito chiamarlo Locale II… che eufemismo, veramente una denominazione impropria… per lo meno hanno iniziato a capire e a ricordare… forme indistinte, si illuminano se ti concentri su di loro… qui è dove si trovava mio padre, il dr. Gordon, Agnew… sempre più fuori fase in una spirale, quasi oltre l’ultimo anello, si può trovare una soluzione, mi è già successo ma non così lontano sul bordo, non c’è bisogno di annullare tutto e tornare nel corpo fisico… non muoverti, non c’è nessun movimento… mi sta rilasciando, alleggerisce la presa… è una struttura energetica completamente differente, ma è intelligente, sì, devo operare a livello della Banda M… certamente non…
(Non era mia intenzione spingerti.) La forma era aperta, vibrante.
(Il tuo ident è quasi uguale a quello di un altro, avevo percepito che lui fosse te.)
Mi normalizzai. (è tutto ok.)
La forma ebbe un vuoto. (Ok?)
(Nessun problema.)
Il segnale di destinazione era ancora presente, e mi girai per andarmene, quando improvvisamente il segnale venne interrotto, era scomparso. Mi era successo poche volte prima di allora, e solitamente per un motivo specifico. Quasi immediatamente ricevetti la percezione. Mi rigirai verso la forma, era spenta e chiusa, si stava allontanando.
(Ehi aspetta un attimo.)
La forma si aprì un po’, ed ebbe un vuoto, senza muoversi.
(Posso aiutarti?)
Capitolo 10, Un nuovo amico, pp. 155 – 156
Come faccio a sapere che non si tratta di un sogno?
Quando alla maggior parte delle persone capita di avere una OBE, la considera niente più che un sogno molto vivido. Al massimo, alcuni potrebbero pensare che si tratti di un sogno “lucido”. In un sogno “lucido”, la persona che sta sognando è apparentemente consapevole che si trova in un sogno e può controllarne il contenuto, fino al punto da modificarne la situazione, i partecipanti e l’esito.
In una OBE, l’individuo è quasi completamente cosciente, così come la nostra società considera quello stato. La maggior parte se non tutte le percezioni sensoriali fisiche vengono replicate. Si può “vedere”, sentire e “toccare”, sembra che i sensi più deboli siano l’olfatto e il gusto. La prospettiva è quella fuori dal proprio corpo fisico, vicino o lontano che sia. Per vicino si intende solitamente un posto in cui è impossibile “trovarsi” con il corpo fisico, come fluttuare contro il soffitto. Per lontano, invece, potrebbe essere ritrovarsi a Parigi quando si sa di essere fisicamente a New York. Si possono osservare gli eventi, ma non si può cambiarli o influenzarli in modo significativo. È possibile verificare l’autenticità di tali eventi successivamente se si vuole. Non si può partecipare in modo attivo nelle attività fisiche perché non si è “materiali”. è l’estrema realtà delle OBE che le differenzia dai sogni, sono “reali” come qualsiasi esperienza di vita materiale.
Appendici: Le esperienze fuori dal corpo, risposte alle domande più frequenti, p. 317.
È di prossima uscita, per la casa editrice Spazio Interiore, l’ultimo capitolo della ricerca di Robert A. Monroe, Ultimo Viaggio, disponibile da fine dicembre 2014.