Non cadere nella trappola ‘se soffro sono addormentato/se non soffro sono risvegliato’.
L’esistenza non è bianca o nera, il credere di dover scegliere destra o sinistra è pura illusione: tutto convive contemporaneamente, ma a livelli differenti di profondità e comprensione. Se ricevi un forte schiaffo la tua guancia si gonfierà, sia che tu sia immerso nella meccanicità e nell’addormentamento della coscienza, sia che tu viva nello stato di coscienza di un Maestro Spirituale. Nel momento dell’impatto, la mano del tuo aggressore colpisce forte la tua guancia e ti sposta il viso, le fibre nervose del tuo tessuto cutaneo e muscolare percepiscono istantaneamente il colpo, a meno che tu non abbia le terminazioni nervose inesistenti o così danneggiate in precedenza da non funzionare più.

La stessa cosa vale per il corpo emotivo: le emozioni sono vissute all’interno di un corpo meno denso di quello fisico e più difficilmente visibile con gli occhi non allenati o non predisposti, questo corpo si chiama ‘corpo emotivo’ o ‘corpo di dolore’ e contiene tutte le memorie delle emozioni passate.

Quando il fidanzato ti lascia, quando il vigile ti mette la multa, quando il capo ti riprende, il tuo corpo emotivo viene colpito da uno schiaffo simile a quello che potresti ricevere sulla guancia. Il corpo emotivo percepisce il colpo, sempre, il corpo emotivo di chiunque percepisce il colpo, a qualunque stato di coscienza si trovi la persona che possiede quel corpo.
Tra parentesi: ci sono casi in cui il dolore diventa estasi, lo sapevano bene i martiri cristiani che vivevano momenti estatici mentre venivano torturati e lo sanno bene anche alcune donne che provano un orgasmo mentre partoriscono. Ma questa è un’altra storia.
Esclusi questi casi ed altri simili, di norma accade così: il corpo emotivo riceve un colpo e ne soffri nella misura in cui il colpo ha centrato una tua ferita emotiva ancora aperta o cicatrizzata male e anche nella misura in cui sei attaccato a quella cosa o persona che ti colpisce e a quella situazione che ti ferisce.

Soffri anche nella misura in cui sei identificato con quella situazione: per esempio, se senti di essere (proprio di essere, cioè non vivi quella cosa ma SEI quella cosa) un marito, se senti di essere il marito che possiede l’esclusiva di quella donna, quando scopri che lei ti tradisce un pezzo di te si stacca ed è come amputare un arto sano senza anestesia, il dolore che provi è lo stesso. Sei improvvisamente zoppo, incazzato, ferito, cieco, furioso, disperato e nell’impossibilità di agire sensatamente, bloccato e semimorto.

Nell’addormentamento – nello stato in cui ti lasci dominare dalle situazioni e ti ci coinvolgi ciecamente e completamente – soffri come un cane poiché senti che provare dolore è come morire. Una persona sveglia – una persona cioè che conosce se stessa, i propri meccanismi animali e che sa gestire le sue emozioni in modo sano – quando riceve un colpo sente il dolore del colpo, non rifiuta né interiormente né a livello pratico quel dolore, lo vive come parte integrante della natura umana e ciò la rende più forte e ancor più Sveglia.

Il dolore non rifiutato fa meno male e dura molto meno di quello ‘subito come ingiustizia’.
Pensa al parto: è giunta l’ora, il bambino è pronto e deve uscire, in qualche modo dovrà uscire o morirete entrambi. Se combatti contro le contrazioni, blocchi un processo fisiologico e soffrirai indicibilmente, tu e il tuo bambino, bambino che comunque ti estrarranno a viva forza dalla pancia in qualche modo, con ulteriori rischi per la sua incolumità.
Se ti fai coraggio all’inizio (è la parte più difficile) e provi ad assecondare le contrazioni, noterai che il dolore arriva, sta per poco e se ne va, è come un’onda. Cavalca l’onda del dolore: è la chiave della Vera Gioia (che non è l’euforia momentanea di pancia).
Asseconda le contrazioni del tuo Essere e partorirai te stesso.
Poi il dolore ti accompagnerà ancora e sarà un prezioso compagno di saggezza.

Grazie all’autrice Linda Molin



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