Alla corte di un re giunse un grande musicista. Doveva essere un maestro illuminato, un buddha. Egli disse al re: “Suonerò per voi, ma a una condizione. Se la condizione non viene rispettata, non suonerò.”
Il re disse: “Qualunque sia la condizione, sarà rispettata.” Non riusciva a immaginare che condizione potesse essere. ‘Forse chiederà una cifra ingente, che gli posso dare senza problemi, o un altro favore che potrò concedergli facilmente.’ Il re aveva atteso molto a lungo la visita di quell’uomo.
La condizione invece era alquanto originale: “Mentre suono nessuno deve muovere la testa. Chiunque muova la testa sarà decapitato. Il pubblico deve essere avvisato prima, così quelli che vengono sanno di star giocando col fuoco. Se muovono la testa al suono della musica, la perdono. Chiaritelo bene a chiunque venga. E attorno alla sala mettete almeno mille guardie con le spade sguainate, così tutti rimarranno attenti, non si dimenticheranno di questa condizione.”
Il re era troppo interessato ad ascoltare il musicista, ne aveva sentito parlare da anni e non voleva perdere questa occasione, a nessun costo. Naturalmente la richiesta dell’uomo era completamente folle, ma il re dovette accettarla. Gli disse: “Va bene, la vostra condizione sarà rispettata.”
L’intera capitale ne fu informata. Migliaia di persone sarebbero andate al concerto, tanti però ebbero paura. Si presentarono solo in mille. Il re fu sorpreso di vederne addirittura mille: “Amanti della musica a tal punto da rischiare la vita!”
E attorno stavano mille guardie con le spade sguainate. Fu annunciato di nuovo: “Ricordate la condizione e non perdete d’occhio le spade: sono lì per voi. Nessuno può scappare.” E c’erano anche persone in piedi che prendevano nota: chiunque avesse mosso la testa non sarebbe tornato a casa vivo.
Il musicista cominciò a suonare, ed era un vero maestro! Un paio di minuti, e già qualche testa si muoveva seguendo la musica del maestro. Il re era molto preoccupato. Vedeva le teste muoversi, ondeggiare, le persone erano inebriate. Anche lui temeva per la propria testa! Ma fu assalito da un desiderio irrefrenabile, e non riuscì a resistere. Mosse la testa, dimenticando tutto il resto. Che dire del pubblico? Molti, tra le guardie che stavano ritte con le spade sguainate, cominciarono a muovere la testa, facendo oscillare anche le spade!
La regina era molto preoccupata. Vide che centinaia di persone sarebbero state uccise per nulla. Ma presto tutto il pubblico era perso nella musica.
Quando il concerto finì, a notte fonda, quelli che dovevano fare il resoconto dissero: “Non c’è stata una sola persona che sia rimasta immobile, e siamo dolenti di ammettere che anche noi siamo sulla lista!”
Il re disse: “Ora, maestro, cosa vuoi? Che tutta questa gente sia uccisa, macellata? Ci sono anch’io sulla lista, e mia moglie, e tutta la mia corte!”
Il maestro rise e disse: “Erano queste le persone che aspettavo. Il pubblico giusto per cui suonare. Dimenticate la mia condizione! Era solo uno stratagemma per tenere lontani quelli che non erano disposti a rischiare la vita, per tenere lontani i codardi. Questo è il pubblico per cui suonerò.
E non solo oggi, rimarrò in questa città per mesi, perché questa è la mia gente. Hanno scordato che rischiavano la vita, o se anche se ne sono ricordati non sono riusciti a resistere.
La loro gioia era così grande che l’hanno dovuta seguire, anche a rischio della vita, e lo sapevano bene. Queste sono le persone per cui esisto, perché sono quelle che possono rivolgersi al mondo interiore.
Erano pienamente consapevoli ed ebbre allo stesso tempo.
(Tratto da Osho The Dhammapada: The Way of the Buddha)