Ancora oggi attorno a questa tematica la confusione è massima; confusione che nasce, come sempre, da una mancata comprensione dei principi che definiscono il processo evolutivo della coscienza.

L’essere non diviene cosciente di sé attraverso un processo lineare; l’evoluzione non è una linea retta tesa tra un punto A e un punto B nella quale ad ogni punto non resterebbe che procedere nella medesima direzione. L’insorgere dell’auto-coscienza avviene attraverso dinamiche e tendenze di volta in volta molto differenti, secondo un andamento meglio rappresentabile attraverso la figura della PARABOLA (si veda a questo proposito la Parabola del Figliol Prodigo in Luca 15, 11-32).
Per questo pratiche e insegnamenti spirituali sorti in epoche e regioni differenti non si equivalgono affatto, bensì presentano fini e modalità mai del tutto sovrapponibili e talvolta persino contrastanti.
Questo riguarda anche il significato che l’erotismo e la sensualità rivestono nei diversi momenti del cammino.

Molti insegnamenti attualmente diffusi su questo pianeta appartengono ancora a quelle vie, per lo più provenienti dall’oriente, che si rivolgono a un’umanità giovane e che presentano mezzi e finalità proprie dell’origine (“oriente” da “orior” = nasco, sorgo, ho origine): nelle stagioni “arcaiche” del processo evolutivo gli esseri umani non possiedono infatti un senso dell’io sviluppato; la loro psicologia si trova ancora di poco al di sopra dell’animalità e la personalità individuale è solo scarsamente differenziata. E’ in questo stadio che ha senso parlare di quella dissoluzione immediata dell’ego che predicano molte vie dell’antichità: si tratta infatti di smantellare strutture egoiche già poco pronunciate per far regredire la coscienza all’assolutezza impersonale da cui proviene. Nell’ambito di tali insegnamenti anche le pratiche erotiche sono, giustamente, considerate evolutive proprio laddove contribuiscano a questo “smantellamento”. La promiscuità sessuale, l’effrazione degli abituali schemi sociali e affettivi tendenti alla monogamia, le orge, l’abbattimento del confine tra un tocco affettuoso, l’intimità di un massaggio e l’amplesso propriamente detto; tutto ciò mira a far decadere l’aspetto individuale, egoico e volontario dell’unione d’amore per trascinare il tutto in una dimensione impersonale dove l’eros accade ciecamente come risposta a un’incontro tra corpi che “non appartengono più a nessuno”.

Ciò che tuttavia si può considerare “spirituale” per una coscienza ancora giovane, diviene deleterio in tempi più maturi. Ciò vale non solo per quanto concerne la sessualità, ma per qualunque altro tipo di pratica. Il tentativo di rinnegare e di dissolvere anzitempo le strutture della propria psicologia individuale può rivelarsi altamente rischioso per un occidentale dei nostri tempi (si vedano in tal proposito le considerazioni di C.G. Jung sui danni derivanti dall’uso improprio della spiritualità orientale). La coscienza collettiva dell’occidente ha infatti in questo momento esigenze del tutto opposte: a noi serve ora di poter sviluppare e integrare appieno i diversi aspetti della personalità individuale per poterla trascendere; si tratta di elevarsi nel sovra-personale, non di fare ritorno all’impersonale -e non è affatto la stessa cosa. Simili esigenze evolutive sono portate innanzi da insegnamenti più recenti, com’è quello del Cristo, che prefigura le tappe avanzate e conclusive dell’itinerario della coscienza.

Per questo motivo anche l’eros è per noi evolutivo quando sedimenta e definisce il senso dell’individualità; l’eros ormai dev’essere vissuto nella dimensione cosciente e volontaria che si offre nel rapporto di coppia. L’unione d’amore dev’essere qualcosa che DECIDO di concedermi con quella persona e non con un’altra, in un certo momento e in un certo contesto non casuali e nell’ambito di un progetto di vita condiviso dove il desiderio sessuale, il legame affettivo e la progettualità mentale si sposano e sono condotte ad integrità ed unificazione. Tutto l’opposto della tendenza a far retrocedere l’eros nella sua forma di pulsione acefala e pre-egoica. La famosa “liberazione sessuale” è la libertà del cuore che si erge a coronamento di un “io” pienamente formato, e che diviene pertanto libero di decidere CHI amare. Il ritenere che oggi “libertà sessuale” significhi lasciar accadere l’atto sessuale dove capita si deve invece a una risonanza con vecchie egregore dell’età atlantidea che sebbene ancora in circolazione, non sono più in linea con le esigenze evolutive della coscienza. Strano a dirsi, ma la coppia è attualmente la forma più avanzata e rivoluzionaria di relazione da un punto di vista spirituale; chi pertanto predica la sessualità “sregolata” si assesta su posizioni conservatrici.

Il passare per momenti di sperimentazione della promiscuità sessuale può essere una ricapitolazione, non vi è in ciò nulla di biasimevole; tuttavia il perseverare in condotte che tendono a scindere la pulsione sessuale dalle esigenze affettive e dalla sfera cognitiva e valoriale della persona si rivela alla lunga sia causa che effetto di gravi irrisolti psicologici e può condurre a disagi tutt’altro che trascurabili.

Alessandro Baccaglini

Fonte: https://www.facebook.com/alessandro.baccaglini/posts/10212039244997062
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