Qualche volta una grande tristezza mi coglie: e se io dovessi rimanere solo a godere o a soffrire? Di un privilegio che non tarderebbe ad isolarmi dagli altri uomini, causa delle mie azioni divenute non più compatibili con l’esperienza dei saggi e con la fede dei Santi? In questo caso il mio destino sarebbe certo: la diffidenza o la beffa; perché oltre i limiti che il negromante e il demente hanno posto alle norme consuetudinarie del vivere, solamente la pietà, qualche volta, si avventura ad accompagnare, nella grande illusione, il cercatore d’oro nei luoghi ove l’oro non val più che la sabbia…
(…) La fisica, la matematica e la teologia hanno costituito il tripode sul quale è venuta a poggiarsi la fiducia degli iniziati ma per me, che non posso più credere in queste cose, dove troverà sostegno la mia speranza? Ecco la mia tragedia. Quanta tristezza vi è nel profondo delle cose? Cornelio Agrippa credeva ancora nella natura, così come noi (o voi) oggi la conosciamo.
I miei esperimenti sconvolgono le leggi della natura! Anche Omero non mi commuove più. Il poeta eccitava il mio spirito con la sua scienza vastissima, così come Chopin mi accarezzava il cuore con la sua malinconia profonda. Ma tutto ciò appartiene a questo mondo, mentre io non sono più di questo mondo…
(…) Solamente in amore la natura si lascia frodare e non protesta: qualche volta, anzi, se ne rallegra, perché l’eredità del genio non è consentita mai, mentre il retaggio dei mali è assicurato sempre… L’amore, è forse questo l’ultimo mezzo che mi è offerto per vivere fra gli uomini come uno di loro?
(…) Così, con un piede da questa parte e l’altro poggiato sull’infinito, mi sembra quasi di essere un ponte gettato fra le due età e sotto di me scorre l’universo come fluida materia che seco travolge impetuosamente il ridicolo delirio dell’uomo di volersi imporre o sottrarre a decreti che lui stesso ignora».«… Ed a quanti mi chiedono di rivelare il mezzo col quale si manifestano tanti stupefacenti fenomeni, rispondo che la mia forza sta nel tenere i piedi ben saldi sulla terra. Ammettere e conoscere la realtà, predispone a possibilità le più insperate, le più incredibili, avendo qualsiasi realtà infiniti risvolti. La conoscenza della realtà, poi, è di grande aiuto nel reperire ed interpretare i preziosi simboli che ci stanno intorno e ci illuminano costantemente. Il mio desiderio è sempre stato quello di avere la Scienza collaboratrice per la necessità che ho di conoscere l’esistenza e valutare l'”assoluto” al fine di saper dirigere la ricerca nel paranormale.
Mi si rimprovera di non ripetere a richiesta gli “esperimenti” che avvengono con me, ma io non ho mai programmato simili fenomeni dei quali io stesso mi stupisco non sentendomene l’artefice. Di qui l’ansia, il dovere che ho sempre sentito di codificare quanto mi succede nel campo del meraviglioso.
L’unico mio conforto, in tanta solitudine, è quello di potere utilizzare queste mie possibilità, a titolo assolutamente gratuito, per il bene del mio prossimo, ben sapendo, nell’istinto della mia coscienza, quale sia la loro ragione di essere e quale il loro valore etico e morale. Chi non ha creduto in me senza conoscermi o, peggio ancora, chi mi avvicinò, col deliberato proposito di poi denigrarmi mettendomi nel fascio di tutto il paranormale di cui non si può o non si vuole ammettere l’esistenza, ha commesso un’azione delittuosa della quale dovrà rispondere ad un Dio che certamente ignora».
«… io non mi ritengo dotato di qualità paranormali od almeno di prerogative che possano farmi includere nei soggetti che offrono motivo di studio. Nè posso affermare di aver avuto particolari contatti col PN [paranormale], dal momento che tutta la mia vita si è sempre svolta in una naturale atmosfera di costanti “possibilità” ove non sarebbe difficile stabilire quali siano le più notevoli. Fin da giovanissimo mi sentii portato ad un’osservazione profonda di ogni cosa, anche delle più insignificanti, trovandomi così a meditare su di esse, forse nell’istintiva ricerca del rapporto fra gli avvenimenti ed i fattori che li compongono e dei legami che intercorrono fra cosa e cosa proprio come le fibre dello stesso tessuto. Mi trovai così a conseguire un’abitudine mentale ove l’intuizione ed il ragionamento collaborano in stretta armonia nella ricerca di quella verità Unitaria alla quale mi sembrano tendere, in nobilissima gara, l’Etica, la Politica, le Arti e tutte le scienze in genere.
Era quindi inevitabile che io mi spingessi oltre le norme consuetudinarie del vivere e mi adoprassi per una necessità inderogabile ad agevolare il mio cammino con mezzi che Lei definirebbe paranormali, mentre io li considero di natura strettamente ortodossa. Non esiste quindi un mio “incontro” col PN, termine che mi suona estraneo, in quanto io ritengo che a chiunque segua la strada da me percorsa vengano offerte le mie stesse possibilità. (…) L’osservazione profonda di ogni cosa” comporta l’inserimento di una determinata cosa nella visione di un Sistema Universale in rapporto al valore ed alla funzione della cosa stessa. Accedendo quindi a questa forma di “conoscenza” il pensiero viene a trovarsi necessariamente ad essere intinto di quelle particolari essenzialità per le quali acquisisce le “possibilità” cui sopra accennavo e che autorizzerebbero l’esistenza di un PN, mentre invece è la più legittima “normalità” che si manifesta.
Di qui il sorgere di facoltà delle quali mi è dato disporre solamente quando pervengo a riconoscerne la reale natura, per accoglierle allora con responsabile consapevolezza e coscienza. A questo punto Lei potrà obiettare che è proprio attraverso lo studio del PN che tale meta è raggiungibile, ma io non esito ad affermare, almeno per quanto riguarda i miei esperimenti di coscienza sublime, che ogni ricerca in quella direzione si troverebbe in antitesi con la sorgente spontanea di una conoscenza giustificata dalla natura divina ed eterna dell’uomo».