Le implicazioni della Coscienza Planetaria
La nuova coscienza planetaria – intesa come consapevolezza di essere parti integranti di una complessa e delicata rete di relazioni che abbraccia ogni essere vivente della Terra – si sviluppa in modo spontaneo e prende consistenza negli ultimi decenni, estendendosi esponenzialmente in ogni ambito della cultura contemporanea, e diventando così una sorta di punto centrale di aggregazione della nuova cultura olistica emergente. La coscienza planetaria – secondo la maggior parte degli osservatori più attenti – è anche la chiave per risolvere la drammatica situazione di crisi ecosistemica, sociale e culturale, che è causata essenzialmente da una concezione frammentaria ossia da una deleteria mancanza di visione globale. Da cui il monito “pensa globalmente, agisci localmente”.
Oggi “coscienza planetaria” è sinonimo di consapevolezza dell’intero ecosistema vivente, di ecologia planetaria, di sostenibilità, di consapevolezza ambientale, di orientamento alla pace internazionale, di concezione scientifica sistemica, di responsabilità per la tutela dei diritti planetari umani, etnici, animali e religiosi, di medicina olistica e di salute globale dell’uomo e del pianeta, di evoluzione spirituale unitaria e transreligiosa, di world music e di fusione delle culture e delle arti, di globalizzazione dei mercati e di economia etica, di reti di comunicazione globale, di Internet come sistema nervoso cibernetico del pianeta, come “cervello globale di Gaia”, di crescita umana, di educazione globale alla responsabilità e alla tolleranza, in una parola di villaggio globale che rappresenta la realizzazione della coscienza planetaria, il sogno dell’intera umanità: un mondo di pace, multietnico, libero e tollerante, di scambi e di conoscenze illimitate, di spiritualità universale.
Queste istanze, fortemente presenti e attive in ogni campo del sapere sono la matrice viva e creativa della cultura del terzo millennio. La spinta umana al raggiungimento di un nuovo stato globale della società in armonia con il pianeta è oggi una condizione irrinunciabile per milioni di persone sulla Terra. Giungere a tale visione è un salto di enorme importanza per l’intera cultura, ma soprattutto per l’evoluzione sociale e spirituale umana. Per queste ragioni il “Manifesto nello Spirito della Coscienza Planetaria” proposto dal Club di Budapest e la “Carta della Terra” presentata da tutte le organizzazioni non governative presenti al Summit della Terra di Rio, firmati e sottoscritti da premi Nobel per la pace, scienziati, artisti, associazioni e persone di ogni nazione, rappresentano certamente uno dei contributi più significativi e nobili del nostro tempo.
La riunificazione di tutte le culture in un’unica cultura planetaria è un processo epocale che probabilmente continuerà per secoli, forse per millenni, ma già da oggi è possibile goderne la viva realtà partecipando direttamente alla sua realizzazione in ogni ambito del sapere e della vita quotidiana.
La Nascita e l’Evoluzione della Coscienza Planetaria
Da qualsiasi punto lo si osservi, questo è un periodo straordinariamente intenso e denso di avvenimenti, che segnano la difficile transizione dalla cultura della frammentazione, che ha diviso nazioni, civiltà e razze, in ogni epoca del passato, alla cultura globale. Stiamo assistendo alla nascita della coscienza planetaria. E questa nascita, come tutti i parti, non sarà un processo facile e indolore. Questo momento può essere considerato, nel bene e nel male, come il culmine di un millenario processo di crescita umana. Un’antica cultura sta morendo e una nuova consapevolezza sta sorgendo. Stiamo testimoniando il caotico momento di transizione tra due epoche.
La coscienza planetaria è un concetto complesso che ha radici antiche come la razza umana, e che nelle tradizioni antiche è stato spesso legato a concetti spirituali come: Gea, Gaia, Madre Terra, Mahadeva, Grande Spirito, Anima Mundi.
Se tuttavia ci caliamo nella realtà del passato, possiamo facilmente rilevare che – aldilà della profondità spirituale che legava gli esseri umani alla Terra – il senso del termine “Terra” non era certo quello “globale” ed estremamente complesso dei nostri giorni; probabilmente gli esseri umani del passato avevano una visione più limitata e “locale” della Terra e la identificavano con la “Natura” viva e intelligente in cui ci si trovava ad esistere, con il luogo geografico in cui abitavano, dai confini apparentemente illimitati che si estendevano verso l’orizzonte generando una sensazione di mistero, non conoscibile dalla mente; o come il “Genius Loci” di quella particolare regione.
Il concetto attuale di Terra come pianeta sferico, come ecosistema, come complessità di interazione tra nazioni e culture, nasce dalle scoperte scientifiche, geografiche della storia recente, che fanno luce sulla reale forma e struttura del nostro pianeta. Questo concetto, pur se adeguato come livello di complessità, è tuttavia privo di ogni componente profonda, sacrale, e quindi non è suscettibile di rappresentare il simbolo dell’attuale evoluzione umana. Ma la storia cambia velocemente.
Si risveglia lo Spirito della Terra
Negli ultimi decenni la tendenza materialista e riduttiva che ha caratterizzato la cultura degli ultimi secoli, sta subendo una inversione di fase. Oggi possiamo dire – supportati da ampie statistiche – che la ricerca spirituale e la consapevolezza planetaria è in fase di forte risveglio. Da decenni innumerevoli movimenti culturali e spirituali, dall’ecologia profonda alla psicologia transpersonale hanno ripreso contatto con gli archetipi della Terra, con l’Anima Mundi degli alchimisti, l’etnologia ha riscoperto le esperienze sciamaniche di contatto con lo Spirito della Terra che anima le religioni primitive.
Il primo concetto spirituale moderno che richiama e quasi si sovrappone a quello di coscienza planetaria viene proposto da Teilhard de Chardin con il termine noosfera, dal greco nous, spirito, ad indicare quel campo di consapevolezza spirituale che si estende oltre la biosfera e l’atmosfera terrestre e che rappresenta la somma e l’unità di tutte le coscienze viventi. Il concetto di coscienza planetaria nella sua attuale accezione nasce simbolicamente e concretamente quando che il primo essere umano lanciato nello spazio a bordo di una navicella vede la Terra nella sua globalità. Le eccezionali immagini della Terra vista dallo spazio vengono pubblicate su tutte le riviste del mondo diventando il più attuale simbolo dei tempi e aprono così la strada ad una nuova consapevolezza globale, in tutti i campi del sapere: dall’ecologia alla medicina, dall’educazione ai diritti umani, dall’economia alla ricerca spirituale. Ma la qualità che caratterizza la nuova coscienza planetaria è l’evoluzione del pensiero e l’espansione della percezione umana. Non a caso l’immagine del pianeta è sottilmente associata ad un’esperienza spirituale, o meglio transpersonale, degli stessi astronauti, sia russi che americani.
Così ne parla Edgar Mitchell, astronauta statunitense dell’Apollo 14:
“Quando vidi il pianeta Terra fluttuare nello spazio ebbi delle sensazioni favolose… la Terra era incredibilmente bella, una visione superba, uno splendido gioiello blu e bianco sospeso sul velluto nero del cielo, dono inestimabile gli era stato concesso dalla divinità… No, la vita non era dovuta al caso! Percepii queste sensazioni noeticamente ed ebbi la percezione della realtà nascosta.”
Così ne parla Aleksandr Aleksandrov cosmonauta sovietico:
“Stavamo sorvolando l’America e improvvisamente vidi la neve, la prima neve che vedevo da quando eravamo in orbita. Leggera e polverosa, si confondeva con i contorni del terreno, con i corsi d’acqua. Pensai: “Autunno, inverno, gente che si prepara all’arrivo dell’inverno”. Pochi minuti dopo volavamo sopra l’Atlantico, poi sull’Europa e infine sulla Russia. Non ero mai stato in America, ma pensai che l’arrivo dell’autunno e dell’inverno deve essere simile in tutti i Paesi e così anche il modo in cui la gente vi si prepara. Fu allora che mi colpì con particolare forza l’idea che siamo tutti figli della Terra. Non ha importanza quale paese si stia osservando; siamo tutti figli della Terra e la dovremmo considerare e trattare come nostra Madre.”
Il concetto di coscienza planetaria trova poi un fondamentale sostegno e una conferma scientifica nell’Ipotesi Gaia di Jim Lovelock, che considera il pianeta come una grande coscienza – Gaia appunto o Gea, Dea della Terra – un “cervello globale” costituito dall’intelligenza di tutti gli organismi viventi del pianeta, capace di equilibrio, creatività e bellezza. Purtroppo, in questa grande intelligenza vivente, l’uomo attuale si comporta collettivamente come un distruttore inconscio e arrogante, invece di costituire la parte più evoluta e autocosciente dell’intero sistema. Lovelock, come numerosi altri pensatori della nuova cultura emergente, ritiene che l’essere umano necessiti di un salto verso una concezione più globale e unitaria di se stesso e del pianeta, e che il salto sia in procinto di accadere.
Scrittori come Isaac Asimov, nel suo libro “L’orlo della fondazione”, (nel capitolo atterraggio su Gaia)descrive un pianeta di nome “Gaia” in cui tutti gli esseri, minerali, vegetali, animali e umani hanno raggiunto il livello di coscienza planetaria, e così partecipano, pur sempre nella loro limitata individualità, al benessere e alla mente collettiva del pianeta.
Recentemente anche lo straordinario sviluppo di Internet, ha fortemente accelerato la conoscenza e l’unificazione di migliaia di associazioni nazionali e internazionali che operano per il benessere planetario in differenti ambiti di attività. Numerosi sono gli studiosi che attribuiscono a Internet il ruolo di rete nervosa in rapida evoluzione, di “cervello planetario”, di “Netropolis”, di “Cyberia”, di “CyberGaia”.
Il tempo del risveglio
Questo “mitico” momento di risveglio planetario era stato previsto da Buddha nel Sutra del Diamante, calcolato astrologicamente dagli antichi Rishi indiani e definito come Dwapara Yuga, anticipato dalla società teosofica, da molte scuole esoteriche e da diversi pensatori di tradizioni orientali e occidentali che lo hanno descritto come: ”avvento del nuovo piano di coscienza”, “rinascita del popolo dell’arcobaleno”, “Età dell’Acquario”, “Nuova Era”, “entrata della Terra nella quarta densità di coscienza”.
Così lo presagiva Albert Einstein:
“La religione del futuro sarà una religione cosmica. Dovrà trascendere un Dio personale ed evitare dogmi e teologie. Abbracciando insieme il naturale e lo spirituale, dovrà essere fondata su un senso religioso che nasce dall’esperienza di tutte le cose, naturali e spirituali, come parti di un’unità intelligente”.
Logiche della Divisione e dell’Unità
Tutte le teorie e le concezioni basate sulla coscienza planetaria considerano il pianeta come un cervello globale costituito da tutti gli organismi viventi del pianeta, capace di equilibrio, creatività e bellezza. In questa grande intelligenza vivente, purtroppo, l’uomo attuale si comporta collettivamente come un distruttore inconscio e arrogante, potenziando i propri desideri più egoistici invece di costituire la parte più evoluta e autocosciente dell’intero sistema, e comprendere i limiti personali i relazione alle reali disponibilità di materie e risorse del pianeta.
Per questa ragione l’attuale umanità è stata paragonata ad un cancro planetario o ad un virus, una sorta di malattia che distrugge lentamente il pianeta logorandolo e distruggendone la salute ecologica globale. Questo tipo di metafora non è tuttavia corretto, nel senso che da questa analogia non possono nascere reali risposte; molto più creativa è la metafora proposta dall’ipotesi Gaia, secondo cui l’attuale umanità è concepita come la mente della Terra, come se ogni uomo fosse un neurone di un cervello planetario. La “mente di Gaia”, come risultato di una coscienza collettiva di livello rettile, è quindi attualmente ancora molto primitiva e poco evoluta.
Bisogna ora fare un salto da una mente divisa ad una mente globale che utilizzi pienamente le sue bellezze e possibilità creative in sintonia con una comune coscienza planetaria. Ogni singolo essere umano può attuare questo salto dalla mente che divide alla coscienza che unisce e attuare così un processo di evoluzione per l’intero pianeta.
L’umanità si manifesta concretamente sul pianeta così come ogni uomo manifesta il suo modo di pensare sul proprio corpo. La medicina psicosomatica sa che l’uomo attuale, e quello occidentale in particolare, ha un corpo irrigidito dalle tensioni e dallo stress, mortificato nei suoi sentimenti e nei suoi bisogni primari. La nostra mente è un tiranno per il corpo e questo si riflette sulla situazione ecosistemica come inconsapevolezza e distruzione.
La tesi della nuova cultura emergente è che lo stato del pianeta cambierà solo quando l’essere umano troverà un nuovo stato di coscienza, in cui la mente condizionata alla divisione e alla distruzione verrà trascesa e sostituta dall’esperienza globale e pacifica del proprio essere. Solo a quel punto l’umanità ritroverà la sua vera natura e la sua vera finalità diventando la coscienza creativa e amorevole del pianeta. Occorre quindi comprendere le logiche della divisione e dell’unità, e del salto dalla coscienza individuale a quella planetaria.
L’apogeo della cultura della frammentazione
Da molti anni, scienziati e mistici come Bohm, Krishnamurti, Prigogine, Capra e Pribram ritengono che una delle caratteristiche essenziali della nostra cultura, e di quella scientifica in particolare, sia la sua radicata tendenza alla frammentazione o alla divisione. Frammentazione significa che, per comprendere e spiegare un fenomeno, lo si analizza scomponendolo nei suoi elementi costitutivi o nei suoi parametri essenziali cercando di comprendere le leggi che lo governano e lo muovono. Questo processo di conoscenza, caratteristico dell’emisfero razionale e orientato agli aspetti materiali dalla mente rettile, offre indubbi risultati, permette infatti di quantificare, analizzare e in gran parte predire molti dei fenomeni e degli eventi del mondo. L’enorme sviluppo della scienza e i suoi grandissimi risultati industriali ed economici testimoniano la forza di questo pensiero logico/analitico oggi orientato al possesso e alla conquista della materia. Per questa ragione il processo di crescita scientifico, tecnologico e industriale si è sviluppato incontrastato fino a quando c’era una Terra da conquistare, fino a che vi è stato essere umano, animale o vegetale da dominare. Questa cultura della frammentazione e il suo inconscio modello dicotomico di base, sono uno dei problemi essenziali da superare in quanto costituiscono la struttura psichica di fondo dell’uomo attuale da cui originano i vari problemi socio-ambientali. Le più gravi mancanze di questa via di conoscenza analitica e frammentata sono la sua incapacità a comprendere l’unità e un’intollerabile mancanza di cuore.
L’io separato dall’esistenza di Bohm e Krishnamurti
Un essere umano è parte del Tutto… Egli fa esperienza di se stesso, dei suoi pensieri e sentimenti, come qualcosa di separato dal resto… una specie di delusione ottica della sua coscienza. Albert Einstein
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Bohm e Krishnamurti, nel libro “Dove il tempo finisce”, cercando di indagare le cause profonde dell’attuale crisi planetaria, esprimono una concezione rivoluzionaria dell’uomo e del suo divenire, del tutto simile a quella esposta nei due precedenti capitoli sullo sviluppo del potenziale umano e della quarta densità. La loro idea è che ogni essere umano possiede la capacità di vivere l’esperienza oceanica di unità con l’energia e la coscienza universale, ma, essendo questa un’esperienza di tale vastità e intensità da non poter essere razionalizzata dalla mente e ridotta in linguaggio comune dal cervello, l’uomo decide di chiudersi a questa possibilità creando un guscio individuale: l’ego. L’ego, quindi, con il suo senso di “io separato dall’esistenza”, previene l’esperienza di stati di coscienza più evoluti. Secondo Krishnamurti e Bohm, proprio questa struttura dell’ego porta ad una visione riduttiva e frammentaria del mondo e di se stessi, causando in scala macroscopica la frammentazione delle culture, delle religioni, delle politiche e della natura stessa. La divisione del pianeta esprime così la divisione interiore dell’uomo; la crisi ecosistemica rappresenta una proiezione in scala macroscopica dei nostri problemi individuali.
Tuttavia, per Bohm e Krishnamurti, come per tutta la nuova cultura planetaria emergente, esiste una via di uscita da questo stato di confinamento della coscienza. E’ possibile un salto quantico dalla frammentazione alla realizzazione della nostra completezza.
Fonte: http://www.villaggioglobale.eu/enciclopediaolistica/enciclopedia/cop/cop01.htm




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