Il rapporto con i nostri genitori terreni è la via maestra che abbiamo scelto per sperimentare nella materia il rapporto con il nostro Genitore Celeste, Dio.

Le ferite dell’infanzia, sperimentate nel rapporto con la madre o con il padre, sono un compito assegnatoci da noi stessi volto ad approfondire la nostra consapevolezza dei regni dello Spirito.
I “traumi” non sono l’esito di eventi sfortunati, ma benevole opportunità di entrare in contatto con il divino. “Felix culpa”, ovvero “colpa fortunata” è il nome che la teologia assegna alla “caduta”, ovvero a ogni ferita che spezza l’incanto della pace edenica. Un trauma non è altro che -tecnicamente- un canale preferenziale per il passaggio dell’energia psicofisica: la ferita è un varco che apre la personalità al contatto con l’Anima e, attraverso l’Anima, con lo Spirito di Dio.
Il varco rimane tuttavia inutilizzabile sino a che è ostruito dal rifiuto della sensazione apparentemente dolorosa che inizialmente il passaggio dell’energia attraverso di esso produce. Sino a che il trauma è inconscio o rifiutato, l’energia non fluisce; ciò non solo preclude l’accesso a quella realtà superiore cui il Sé anela, ma blocca l’energia psicofisica della personalità, che apparirà disfunzionale sotto alcuni aspetti fisici, emotivi o mentali.
Il Perdono è il processo che, accogliendo la ferita emotiva nella coscienza, sblocca il transito di energia e realizza la funzione originaria del trauma, ovvero il conseguimento di una consapevolezza di ordine spirituale.
Ciò che abbiamo o non abbiamo perdonato ai nostri genitori, determina il grado in cui saremo aperti al rapporto con Dio.
Chi ha patito una ferita nel rapporto con il padre e non ha perdonato, stenterà a contattare l’aspetto maschile di Dio-Padre. Si rifugerà in una spiritualità di ripiego dai tratti artificiosamente femminili, basata su concetti solo pensati -e non realmente vissuti- di accoglienza, libertà, gioia, sacralità del femminile. Il rancore latente verso il padre, si manifesterà in un rifiuto stizzito delle religioni istituzionali e della spiritualità tradizionale di impronta maschile.
Perdonando il proprio padre terreno, si recupera al contrario la percezione autentica dell’energia maschile di Dio e si accetta -senza rifiutarla- l’esistenza delle istituzioni, dei dogmi, della morale e dell’aspetto della spiritualità legato alla disciplina.
Chi ha patito una ferita nel rapporto con la madre e non ha perdonato, non riuscirà a percepire la vibrazione del Divino Femminile. Si ancorerà a una religiosità di impronta maschile esasperando gli aspetti della spiritualità legati all’attrito, alla disciplina, alla sofferenza e alla necessità di regole. Rifiuterà al contrario gli aspetti femminili dello spirito, scambiandoli per frivoli e fuorvianti.
Perdonando la propria madre, ci si apre di conseguenza alla percezione degli aspetti femminili dell’energia divina: la volontà, lo sforzo e la disciplina saranno coronati dallo sposalizio con l’autentica capacità di gioire con leggerezza del momento presente, di godere della Bellezza, di celebrare anche le piccole grandi esperienze della vita materiale.
Solo dove ho perdonato, sono aperto al fluire dello Spirito di Dio e posso sentirmi amato (perdonato) dal Padre celeste (inteso qui come Dio nella sua interezza di aspetti sia maschili che femminili):
“Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.”
Mt 6, 14-15
di Alessandro Baccaglini
Fonte: https://www.facebook.com/baccagliniperfectlove/

 


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