Il cambiamento è una certezza. Una delle poche certezze che abbiamo nella vita. Tutto cambia. Le persone intorno a noi cambiano e noi cambiamo con loro. Perché niente è immutabile e tutto è impermanente.
Il cambiamento è un’incognita. E fa paura. Come tutte le cose che non si conoscono. Ma il cambiamento è anche una possibilità, la possibilità che possiamo cogliere per cambiare. Per scoprire chi siamo veramente.
Per capire che cosa vogliamo, per trasformarci, così da essere finalmente noi stessi.
Non che abbia capito chi sono o che cosa voglio. Non ancora almeno. Non del tutto.
Però ho capito che non sono quella che credevo di essere o almeno non sono soltanto
quella.

Un mese fa ho cominciato a fare il radicamento. Prima di allora non ne avevo mai sentito parlare e non avevo mai fatto alcun tipo di meditazione, ho sempre pensato, anzi, di non essere il tipo adatto alla meditazione.
Così come ho sempre pensato, e purtroppo in parte continuo a pensare, di non essere di tipo adatto per molte cose. Molte cose che non ho mai provato.
Perché? Per cose che ereditiamo e ci portiamo dentro e dietro, per preconcetti che prendiamo per buoni chissà per quale motivo, per sentito dire, senza conoscere, senza provare, per idee sbagliate che si consolidano dentro di noi e diventano la nostra vita.

Il radicamento è stato il mio cambiamento.
Ho iniziato a praticarlo su suggerimento di una persona a me molto cara, che dopo la mia ennesima crisi di cefalea, per la quale ho provato di tutto senza alcun risultato, mi ha consigliato di provare.
Mi ha spiegato che il radicamento è la connessione a madre terra, e che è indispensabile per avere concretezza nella vita. Radicare è assumersi la responsabilità di aver scelto questa incarnazione, è essere qui e ora – scrive Patrizia.

Partiamo col dire che per me il “qui e ora” è uno sconosciuto molto lontano di cui spero di fare la conoscenza al più presto. Io vivo proiettata nel futuro, in quello che dovrò fare dopo.
Sempre in ansia, tesa e iperattiva. Sono molto mentale, troppo (e questo spiega i miei mal di testa ricorrenti) e la concretezza non è proprio parte della mia vita.
Quando ho letto del radicamento, pur con tutte le mie incertezze e perplessità, ho pensato che mi avrebbe fatto bene. Che valeva la pena provare.
E i cambiamenti ci sono stati eccome, e fin da subito.
La cosa principale, se così si può definire considerando che ho cominciato a praticare il radicamento proprio per questo motivo, è che non ho più avuto mal di testa e per me è un evento eccezionale che non si è mai verificato in nessun altro momento della vita, a parte la gravidanza.

Un altro cambiamento, non meno importante, è che ho iniziato a disegnare. Io che non disegnavo e non prendevo in mano le matite dai tempi delle scuole medie. Io che non mi sono mai ritenuta capace di farlo, e che mi sono sempre rifiutata di disegnare qualsiasi cosa per paura di espormi al giudizio degli altri, che poi non è altro che il nostro giudizio nei confronti di noi stessi (come la maggior parte delle persone nella teoria sono brava, nella
pratica un po’ meno).
Comunque da quando ho iniziato a praticare il radicamento ho immaginato di disegnare le immagini che visualizzavo. E così ho fatto. Senza censurare o giudicare.
I disegni che sono venuti fuori non sono belli (non avevo detto senza giudicare?), ma sono il mio cambiamento.
Infine ho ripreso a scrivere. Una cosa che mi è sempre piaciuta e che avevo un po’ abbandonato, o meglio lo facevo, ma soltanto nella mia testa. Sentivo le parole fluire e le scrivevo con l’inchiostro invisibile della mente, senza mai metterle su carta.

Adesso invece, quando sento le parole fluire, le scrivo su un piccolo quaderno che ho intitolato “idee e cose belle”. E magari chissà, un giorno da tutte queste idee e tutte queste cose belle tirerò fuori un libro. Il punto è che la scusa che di solito ci raccontiamo per non fare determinate cose, anche le cose che ci interessano e ci appassionano, è il tempo. Ci raccontiamo che non abbiamo tempo, ma in realtà quello che ci manca non è il tempo: è il coraggio. Il coraggio di fare. Di rischiare. Di provare. E anche di fallire, nel caso. Che tanto si cade e ci si rialza, sempre.
Ed è da questo che si impara.

Con il radicamento ho ritrovato il mio tempo. Che non sono i minuti o le ore, ma la voglia e la pretesa di fare quello che mi interessa.
Dobbiamo cercare e trovare quello che vogliamo fare, quella che è la nostra missione in
questa vita.
Come dice Igor Sibaldi dobbiamo imparare a fare le domande giuste. Quelle più coraggiose.
Anche a noi stessi.
Anzi, soprattutto a noi stessi.
Perchè se vogliamo che le cose cambino, dobbiamo prima di tutto cambiare noi.

Dora

Un grazie di vero cuore a quest’anima meravigliosa, grazie Dora anche per il tuo disegno!
Grazie per la tua testimonianza che mi riempie il cuore di gioia, spero che scriverai ancora per noi!!!
Patrizia





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