I filosofi hanno sempre creduto che l’essenza preceda l’esistenza, che un uomo sia già determinato all’atto della nascita. Egli contiene l’intero programma di ciò che sarà, come un seme: adesso bisogna solo portarlo alla luce. Non esiste libertà. Questa è stata la posizione di tutti i filosofi del passato: l’uomo ha un fato, un destino. Diventerà un’entità prefissata, perché tutto è già stato scritto. Il fatto che tu non ne sia consapevole è un’altra questione: qualunque cosa tu stia facendo non la stai facendo tu; viene fatta attraverso di te da forze naturali e inconsce, oppure da Dio.
Questa è la posizione dei deterministi, dei fatalisti. A causa di questa posizione l’intera umanità ha sofferto tantissimo, perché ciò implica l’impossibilità di qualsiasi cambiamento radicale. Rispetto alla trasformazione dell’uomo non si può fare alcunché: tutto accadrà come dovrà accadere. L’Oriente ha sofferto moltissimo a causa di questo atteggiamento. Se non è possibile fare nulla, si comincia ad accettare tutto: schiavitù, povertà, brutture… bisogna accettarle.
Questa non è né comprensione né consapevolezza, non è ciò che il Buddha definisce la realtà, lo stato di fatto delle cose, tathata; è semplice disperazione che si nasconde dietro belle parole, ma le conseguenze di tutto ciò sono disastrose. Le puoi vedere nella forma più acuta in India: la povertà, i mendicanti, le malattie, gli storpi, i ciechi… e nessuno se ne accorge, perché la vita è sempre stata, è e sarà sempre così. Un senso di letargia è filtrato fin dentro l’anima.
Questo intero approccio è fondamentalmente sbagliato. È una consolazione, non una scoperta che deriva dall’aver guardato dentro la realtà. Serve a coprire in qualche modo le ferite: è una razionalizzazione. E ogni volta che le razionalizzazioni cominciano a nascondere la tua realtà, sei condannato a scendere in oscurità sempre maggiori.
Io vorrei dirti che l’essenza non precede l’esistenza; al contrario, l’esistenza precede l’essenza. L’uomo è l’unico essere sulla Terra a possedere la libertà. Un cane nasce, vive e muore come un cane: non ha libertà. Una rosa resterà una rosa, non è possibile alcuna trasformazione, non può diventare un fiore di loto. Ogni possibilità di scelta è fuori discussione, non c’è libertà. È qui che l’uomo è completamente diverso; queste sono la sua dignità, la sua specificità e la sua unicità nell’esistenza.
L’uomo non è soltanto libero, vorrei affermare che l’uomo è libertà. Questo è il suo nucleo fondamentale, la sua stessa anima. Non appena neghi la libertà all’uomo, hai negato il suo tesoro più prezioso, il suo stesso regno. A quel punto egli è un mendicante, ma in una situazione molto peggiore degli altri animali, perché almeno essi possiedono un programma specifico. L’uomo è semplicemente perduto.
Una volta compreso questo – che l’uomo nasce in quanto libertà – tutte le dimensioni sono disponibili, si può crescere in tutte le dimensioni. A quel punto dipende da te cosa diventare e cosa no: sarà la tua creazione. La vita diventa un’avventura; non il venire alla luce di un seme, ma un’avventura, un’esplorazione, una scoperta. La verità non ti è già data: devi crearla. Da un certo punto di vista, in ogni istante ti stai creando.
Anche accettare la teoria del fato è una decisione sulla tua vita. Accettando il fatalismo hai scelto la vita di uno schiavo: è una tua scelta! Hai scelto di entrare in una prigione e di essere incatenato, ma si tratta sempre di una tua scelta. Puoi uscire dalla prigione.
Naturalmente la gente ha paura di essere libera, perché la libertà è rischiosa. Non si sa mai cosa si sta facendo, dove si sta andando e quale sarà il risultato finale. Se non sei un essere prefabbricato, la responsabilità ricade interamente su di te; non puoi scaricarla sulle spalle di qualcun altro. Alla fin fine, sarai di fronte all’esistenza completamente responsabile di te stesso. Qualunque cosa tu sia, chiunque tu sia, non puoi evitarlo, non puoi tirarti indietro: questa è la paura. A causa di questa paura la gente ha assunto ogni sorta di posizione determinista.
Ed è strano: tanto le persone religiose quanto quelle non religiose sono d’accordo su un solo punto, cioè che non esiste libertà. Su qualsiasi altro argomento sono in disaccordo, ma la loro intesa su un punto è sospetta. I comunisti dicono di essere atei e antireligiosi, ma sostengono che l’uomo è determinato dalla situazione sociale, economica e politica. Egli non è libero, la sua consapevolezza è determinata da forze esterne. È la stessa logica! Puoi chiamare quella forza esterna “la struttura economica”. Hegel la definisce “Storia” – con la “S” maiuscola, nota bene – mentre le persone di religione la chiamano “Dio”, di nuovo una parola con una maiuscola. Dio, la Storia, l’Economia, la Politica, la Società… tutte forze esterne, ma tutti concordano su un punto: non sei libero. Io ti dico: tu sei assolutamente e incondizionatamente libero.
Non evitare la responsabilità, non sarebbe d’aiuto. Prima l’accetti e meglio è, perché puoi cominciare a creare immediatamente te stesso. E nell’istante in cui crei te stesso nasce una grande gioia, e quando ti sei completato nel modo in cui tu volevi, l’appagamento è immenso. È proprio come quando un pittore dà l’ultimo tocco a un quadro: nel suo cuore sorge una profonda soddisfazione. Un lavoro ben fatto porta una grande pace. Si ha la sensazione di aver partecipato al Tutto.
L’unica preghiera è essere creativi, perché solo tramite la creatività partecipi al Tutto; non esiste altro modo. Non bisogna pensare a Dio, devi partecipare in qualche modo. Non puoi essere un osservatore, ma solo un partecipante; solo allora ne assaporerai il mistero. Creare un quadro, una poesia o una musica non è nulla in confronto alla creazione di te stesso, della tua consapevolezza, del tuo essere.
Ma la gente ha paura, e ci sono dei motivi. Innanzitutto, si tratta di qualcosa di rischioso, perché solo tu sei responsabile. Secondo, è possibile fare cattivo uso della libertà, perché puoi scegliere la cosa sbagliata. “Libertà” vuol dire che puoi scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato; se sei libero di scegliere solo ciò che è giusto, non è libertà. Sarebbe come quando Ford creò le sue prime macchine: erano tutte nere. E lui portava i clienti nella sala vendite e diceva: “Potete scegliere qualsiasi colore, basta che sia nero!”.
Che razza di libertà è questa? “Basta che sia giusto”, “Basta che segua i Dieci Comandamenti”, “Basta che segua la Gita, il Corano, il Buddha, Mahavira, Zarathustra”: non sarebbe affatto libertà! “Libertà” vuol dire intrinsecamente, fondamentalmente, che sei libero di scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
da “Con te e senza di te” di Osho
Una nuova visione delle relazioni umane