Il luogo è per definizione “una porzione di spazio materialmente o idealmente delimitata”. Dalla notte dei tempi, le necessità fondamentali dell’essere umano sono rimaste inalterate: reperire il nutrimento fisico e spirituale. E’ per rispondere a questo bisogno primordiale, che l’uomo nel corso dei millenni, ha delimitato fisicamente ma soprattutto idealmente, luoghi particolari per caratteristiche geofisiche ed energetiche.
Energia, un termine derivato dal greco, dato dalla fusione di due parole, “en” dentro ed “ergon”, lavoro, opera.
Dunque, Luoghi d’Energia,ovvero porzioni di spazio idealmente o materialmente delimitati in grado di produrre autonomamente e intimamente un lavoro. In altre parole luoghi capaci di estrinsecare energie di varia natura che inevitabilmente si compenetrano e interagiscono con tutte le altre forme di energia, inclusa quella compressa, ovvero, la materia.
Associare i due termini ed i significati che sottendono è invero abbastanza arduo ed inusuale almeno per l’uomo moderno, ma questo concetto è stato il fondamento su cui si è basata la ritualità e quotidianità umana in ogni epoca ed ad ogni latitudine. I luoghi d’energia o luoghi alti come li definiscono i francesi, hanno da sempre rappresentato un punto di riferimento, per l’uomo alla ricerca del benessere, della salute fisica ma soprattutto del contatto col trascendente.
Nel corso dei millenni, in virtù delle loro caratteristiche, questi luoghi sono divenuti luoghi di culto, in onore di divinità le più disparate, o luoghi di cultura e potere. Paradossalmente questo intimo legame tra energia e fede, energia e conoscenza, ne ha decretato l’alienazione e l’oblio.
Le nebbie del passato, vanno gradualmente dissolvendosi e da più parti autorevoli voci si alzano, nel tentativo di portare l’uomo, a riappropriarsi di quella cultura e quella conoscenza che gli erano proprie. Purtroppo, agli albori del terzo millennio, vittima consapevole eppur complice di una fretta imperante, l’uomo ha poco tempo e poca voglia di porsi domande e in questo contesto di cultura preconfezionata, preferisce assumere una forma mentis non propria alla quale si conforma e si adatta. Cogito ergo sum sembra così fuori moda da apparire offensivo e molte riflessioni, sulla natura dei luoghi, sul rapporto intimo con la terra, sono relegate al mondo degli ”esoteristi”, degli “studiosi del paranormale”, degli “scienziati di frontiera” o dei curiosi, come me.
Così, purtroppo, molti richiami cadono nel vuoto. Se per esempio le teorie del Dottor Hartmann, fossero state recepite con più attenzione, oggi forse saremo qualche passo avanti, nell’irto ed erto cammino per il recupero della conoscenza e padroneggeremo un un sapere che è invece relegato ancora al mondo delle cose oscure e nascoste.
Un sapere che era proprio di tutte le culture antiche e che era stato trasmesso e conservato con cura da generazioni di sciamani, sacerdoti, veggenti, sensitivi, druidi, profeti, monaci e architetti. Ecco dunque il perché di questo luogo ideale e materiale, un tentativo modesto di aprire uno spiraglio, di esplorare il nostro mondo, di concepire la Terra come un essere vivo e pulsante capace di agire, reagire e soprattutto interagire con l’uomo e la sua energia. Templi, caverne, menhir, piramidi, moschee, piccole pievi romaniche o maestose cattedrali, chi di noi in certi luoghi non si è sentito almeno una volta accolto, abbracciato, sollevato, e il suo respiro si è fatto sincrono, ritmato, con un respiro più ampio, immenso… Questi luoghi che dalla preistoria hanno richiamato a se l’uomo, sono stati frequentati, armonizzati, modificati, usurpati, ma ancora oggi il battito della terra è forte e presente.
I Luoghi
Che cos’è dunque un luogo d’energia? E’ scientificamente provato che utilizziamo solo il 10% delle nostre potenzialità cerebrali. Anche la percezione, attraverso i nostri sensi, è parziale. Riusciamo ad udire solo determinate frequenze, così come riusciamo a vedere e percepire solo una gamma limitata di radiazioni cromatiche. Tutto ciò è considerato normale, mentre non si pensa altrettanto di persone che estrinsecano capacità “extrasensoriali”. Un rabdomante per esempio riesce a sentire l’acqua diversi metri sotto terra, un radioestesista riesce a captare le energie sottili o le onde di forma. Tali facoltà erano nei tempi passati considerati doni, coltivate, e sfruttate.
Ebbene i luoghi d’energia, naturali o creati con intervento umano, sono quei luoghi che contribuiscono ad aumentare le nostre percezioni, il nostro benessere, il nostro metabolismo, fino a giungere a diretto contatto con il trascendente. L’attenzione estrema che i nostri antenati ponevano nell’ascoltare il ritmo della terra, li portava non solo a identificare i luoghi d’energia, ma anche i luoghi dove fosse insalubre abitare, vivere, lavorare. Le conoscenze della salubrità o meno dei luoghi sono stati quasi sempre appannaggio della casta sacerdotale. Nell’antichità i cinesi sceglievano i luoghi dove costruire secondo lo studio delle simmetrie dell’ambiente circostante.
Greci e latini, facevano pascolare e dormire le greggi per un anno sui terreni dove volevano costruire. Nei vecchi monasteri in Deformazione del reticoloi Hartmann intorno ai Menhir Fonte: Sergio CostanzoHimalaya si orientavano le celle per i monaci in modo che fossero contenute entro una cella del reticolo di Hartmann, e quindi in zona neutra. Gli antichi luoghi sacri pagani e paleocristiani sono pieni di energia positiva. Dolmen, obelischi, menhir, piramidi e poi le grandi cattedrali, i costruttori hanno sempre tenuto in considerazione lo studio e la ricerca di luoghi carichi di energie positive e di neutralizzazione delle energie negative.
I menhir punteggiano la superficie della terra dall’estremo oriente fino in Irlanda, sull’isola di Pasqua come in Africa o in Australia, in Sudamerica come negli attuali Stati Uniti. La cultura megalitica permetteva all’uomo di rilevare i nodi geopatogeni, o zone ad energia negativa. Collocare a terra un menhir, equivaleva a praticare una sorta di agopuntura per trasformare le griglie vibratorie negative, una sorta di sanificazione del terreno e gli obelischi di pietra fungevano da trasmettitori che irradiavano in nella zona circostante energia positiva, una funzione che anche oggi continuano ad avere. Gli antichi Romani, non solo orientavano tutte le costruzioni in relazione ai reticoli, come del resto i Celti prima di loro, ma il tracciato delle loro strade, seguendo le indicazioni degli Auguri, evitava quando possibile luoghi ad energia negativa. Questo per ridurre l’affaticamento dei loro soldati in marcia. Così nell’antica India, le griglie sono state usate per definire il concetto degli otto dishas, (orientamenti) e più precisamente per definire l’orientamento delle tempie ( e quindi della testa ), in relazione alle zone ove risiedere, come è spiegato nei Vastushastras.
I costruttori di cattedrali nel medioevo, oltre a sfruttare luoghi già conosciuti dal punto di vista cultuale ed energetico, eressero meravigliose torri, aventi, tra l’altro, la funzione di antenna ricetrasmittente di energie cosmotelluriche. In definitiva alcuni luoghi furono selezionati, frequentati, modificati, al fine di potenziarne la salubrità e quindi migliorare le condizioni della vita materiale degli uomini, altri invece furono selezionati e potenziati a fini terapeutici o per innalzare lo spirito verso mondi superiori.
Dai Menhir alle Cattedrali
Megaliti
Le civiltà che ci hanno preceduto su questa terra, hanno lasciato sin dall’epoca eneolitica (Eneo = di bronzo), testimonianze evidenti e affascinanti che le culture successive hanno tentato di spiegare, plagiare, demonizzare.
In alcune zone del pianeta riscontriamo un’ampia quantità e qualità di testimonianze, ma si può considerare che i Menhir siano dispersi in tutto il mondo.
Menhir è un termine di derivazione Bretone e significa “luogo delle pietre” o “Lunghe pietre” e proprio la Britannia è forse uno dei luoghi dove è possibile incontrarne il maggior numero. Nella foresta di Montargis si trova questo Menhir presso il quale ancora oggi si recano le donne che non riescono a concepire.
Oltre alla connotazione energetica è importante sottolineare lo sforzo e le implicazioni tecnologiche che hanno permesso l’escavazione, il trasporto e la collocazione di questi enormi massi, aspetti ancora non del tutto chiariti. Dove non arrivò la la ragione, poté l’immaginazione o ancor più la chiesa. Così i vari siti megalitici che oggi conosciamo, vennero considerati opera dei pagani o del diavolo, identificando i menhir come fanciulle pietrificate per aver violato un comandamento, o buoni cristiani ridotti in pietra da Satana in persona.
Ci fu così nel tempo il tentativo di “cristianizzare” i menhir, certamente con scarso successo. Queste pietre infisse nel terreno, si ritrovano dunque in tutto il mondo.
Anche se i cultori della storia dell’arte e dell’archeologia non hanno azzardato accostamenti, da un punto di vista del ruolo deputato a tali strumenti, si possono tentare delle congetture. Citerei e accomunerei gli obelischi, presenti soprattutto in Africa e in Medio Oriente, ( quelli di Karnak risuonavano come enormi diapason ), ma anche le enigmatiche figure antropomorfe dell’Isola di Pasqua, le colonne ferree e le nostre steli di Luni, in Toscana.
Anche i centri oracolari, erano connotati dalla presenza di pietre fittili e spesso ad una certa distanza delle pietra principale, erano collocate altre pietre minori, quasi a costituire una rete per la circolazione delle energie. A Delfi esiste ancora una copia dell’omphalos, una pietra infissa a terra. Si narra che il luogo era dedicato a Gaia, ed era protetto dal serpente Pitone. Apollo uccise il serpente e sul luogo della contesa fece erigere una colonna. Analoga storia si narra per Delo, o per Montovolo, centro oracolare etrusco sull’appennino tosco emiliano. A pergamo in Turchia, la pietra che indica l’omphalos, ha scolpiti in bassorilievo due serpenti, animale utilizzato per simbolizzare le forze energetiche sotterranee.
Una nota particolare per reperti litici poco conosciuti, ma anch’essi dispersi in tutto il mondo. Si tratta di sfere di dimensioni e peso considerevoli, alcune volte rinvenute isolate, altre inglobate in complessi architettonici di successiva edificazione. In Europa si rilevano più numerose in Serbia, ma segnalazioni certificate, le collocano in 122 nazioni. Queste pietre infisse nel terreno dunque hanno costituito antenne ricetrasmittenti di energia cosmotellurica, a beneficio degli uomini che seppero sfruttarla.
Nei primi secoli del cristianesimo, un movimento di asceti scelse come luogo di meditazione l’apice di monoliti infissi nel terreno e in alcuni casi lo elessero a propria dimora. Il più famoso è sicuramente San Simeone Stilita che in Siria dimorò per quasi trenta anni all’apice di una colonna di alta 17 metri. E’ logico pensare che oltre alla carica votiva questi uomini ricevessero e usassero una particolare energia proprio dal luogo ove risiedevano. Intorno alla colonna fu edificato intorno al 490 una complesso monumentale, abbandonato poi a seguito dell’avvento dell’Islam. Oggi rimane di quella colonna un moncone eroso dal tempo e dall’incuria. Sarebbe interessante analizzare anche da un punto di vista radioestesico l’energia di tali luoghi.
I menhir da pietre isolate, sono stati poi collocati in modo da formare delle strutture allineate, talvolta di poche unità, come nell’area sacra di Sa Perda Longa in Sardegna. Questi allineamenti, seguivano verosimilmente vie d’acqua subaeree o linee di energia particolarmente elevate.
Impressionante il numero e le dimensioni dei menhir allineati in Francia a Carnac. La leggenda vuole che una folle inferocita inseguisse un tale e per intervento divino venisse pietrificata.
Altre strutture organizzate sono definite Cromlech, (dal bretone crom,”rotondo”, e lech, “pietra”) costruzioni circolari la cui funzione era forse molteplice, sacrale ed astronomica. Anche se la maggior parte di questi recinti sacri si ritrova nel nord Europa, vi sono alcuni esempi anche in Italia e in particolare in Valle d’Aosta. Il più famoso e studiato rimane quello di Stonehenge, ma vale la pena di ricordare anche il cerchio di Avebury.
Altre strutture litiche collocate in luoghi a particolare carica energetica sono i Dolmen (dal bretone dol, “tavola”, e men, “pietra”) lastreposte orizzontalmente su sostegni verticali. La sardegna può vantare il Dolmen più importante di tutta l’area del mediterraneo, una struttura litica del peso complessivo di 27 tonnellate.
Vie Cave
Altri luoghi abbastanza misteriosi per origine e significato, sono le Tagliate Etrusche.
Disseminate in tutta la Toscana e il Lazio, sono vere e proprie vie cave intagliate nella roccia. Sono state avanzate alcune ipotesi, ma tutte fumose e poco convincenti. E’ noto che la religione etrusca fosse impregnata di concetti divinatori ed esisteva un vero corpus letterario che i Romani chiamarono “Disciplina etrusca”. Erano abili minatori e molto del loro sapere era attribuito alla terra. La leggenda narra che il dio Tàges, sotto le spoglie di neonato, era apparso tra le zolle del campo che il leggendario eroe Tarconte, stava arando. Il fanciullo spiegò i segreti della divinazione da cui il nome Disciplina Tagetica. E’ verosimile che le vie cave, seguano vere e proprie linee di forza e i luoghi del culto, oggi abbandonati e spesso irraggiungibili, fossero luoghi di alta energia. Come nel caso dei luoghi prescelti dagli stiliti, sarebbe interessante valutare il reale stato energetico delle vie cave.
Pozzi e Sorgenti
Analizzare la miriade di sorgenti ed acque alle quali nel tempo sono state attribuite proprietà particolari, è pressoché impossibile. Vale la pena ricordare tutte le fonti termali di cui la nostra Italia è particolarmente ricca. E’ risaputo che ogni acqua ha effetto terapeutico per l’una o l’altra patologia, ma nessuno ha mai saputo dare una spiegazione scientifica del fenomeno. Sono dell’opinione che la ragione vada ricercata nell’ambito delle energie che l’acqua con la sua capacità chimica, ma anche con la sua memoria specifica è in grado di veicolare. Molti dei santuari edificati in epoca cristiana hanno inglobato pozzi o fontane ed ancor oggi all’acqua sono legati fenomeni denominati “miracoli”. Voglio qui ricordare il Pozzo di Santa Cristina in Sardegna. La vista dall’alto ne evidenzia una struttura esterna a “toppa” forse in assonanza con l’organo generatore della Dea Madre. Al centro del monumento una scalinata scende nel sottosuolo. Tutte le strutture murarie sono di pietra basaltica, facilmente reperibile ma di eccezionale durezza alla lavorazione. La costruzione risale al XII secolo avanti Cristo e da allora è stata sede di cerimonie liturgiche che hanno attraversato il tempo e la storia. E’ stata condotta una attenta analisi e sono stati diagrammati i livelli energetici che mutano man mano che si discende la scalinata, fino ad arrivare in contatto con l’acqua. Seguendo quanto affermato da Mario Aresu e Lello Fadda, al primo gradino, sono state rilevate 2.000 Bovis. Il livello sale man mano che la discesa procede, fino ad arrivare a 7.800 Bovis al decimo gradino. Scendendo ancora si arriva al ventiquattresimo gradino con 34.000 Bovis e al contatto con l’acqua si raggiungono 410.000 Bovis. Questi livelli energetici fanno pensare che la discesa alle acque rappresentasse un vero e proprio cammino di iniziazione o comunque un percorso di scarico e ricarico di energie per chi scendeva al pozzo e si immergeva nelle sue acque. Fonti greche e latine riportano dell’usanza dei Sardi di recarsi presso i loro monumenti per i riti dell’incubazione. Si trattava di rituali di guarigione in cui, per cinque giorni e cinque notti una persona soggiornava o addirittura dormiva in queste aree ad alta energia.
Un altro pozzo sacro in ottimo stato di conservazione e facilmente accessibile è quello di “Sa Testa” nei pressi di Olbia. A differenza del pozzo di Santa Cristina la struttura è realizzata interamente in granito e scisto, materiali lapidei di cui la zona è ricchissima. Il monumento si sviluppa sull’asse NNO-SSE con una lunghezza complessiva di 17.50 metri. La Tholos, la copertura del pozzo vera e propria, è andata perduta e oggi è visibile soltanto la base circolare. Nel monumento si riconoscono un cortile circolare e un vestibolo a forma di trapezio. Si giunge così alla scalinata e particolare interessante, il primo gradino di accesso è in realtà una canalina con funzione di valvola troppo-pieno, che consentiva la fuoriuscita dell’acqua in eccesso in periodi di massima abbondanza. Il cortile infatti è in pendenza verso l’esterno e il pavimento presenta al centro una condotta realizzata interamente in pietra, che serviva a far defluire l’acqua all’esterno, in modo da non impedire o disturbare lo svolgimento dei rituali, anche con la massima capienza idrica. Il pozzo ha 17 scalini 9 dei quali attualmente sommersi. La discesa fino alla soglia finale è impossibile. Al momento della mia visita, un grosso serpente si muoveva pigro sugli scalini per poi sparire in un anfratto. Molti di questi rettili trovano riparo fra le umide pietre del pozzo e probabilmente da sempre sono da considerarsi i veri guardiani del luogo. Verosimilmente il pozzo di Sa Testa è più antico di quello di Santa Cristina, lo si fa risalire infatti al XVI secolo avanti Cristo. Pozzi analoghi sono numerosissimi in Sardegna almeno 50, alcuni come il pozzo Milis a Golfo Aranci in pessime e degradate condizioni. Esistono pozzi e sorgenti eneolitici anche nel resto d’Italia e d’Europa. Sicuramente però o se ne è persa traccia o sono stati inglobati e snaturati da costruzioni posteriori. Cito solo per cronaca il pozzo druidico di Chartres posto 37 metri sotto la superficie del pavimento e ormai sacrificato alla splendida cattedrale gotica. Sarebbe interessante riuscire a scorgerne altri.
Piramidi
Molto forse troppo si è detto e scritto intorno alle piramidi. Ancora pochi o relegati al mondo del paranormale, sono i contributi che affrontano l’argomento da un punto di vista energetico. Mi piace ricordare che tre grandi personaggi della storia, che non esiterei a definire “iniziati” decisero di dormire, ( vedi sopra riti di incubazione ), nella grande piramide di Cheope. Se Alessandro Magno, Giulio Cesare e Napoleone Bonaparte, fecero tanta strada e condussero perigliose campagne militari, allo scopo di sperimentare in prima persona le proprietà energetiche della piramide, un motivo ci sarà stato di certo. La grande piramide è dunque la più studiata, grande interesse destano le sue dimensioni, gli allineamenti rispetto alle costellazioni, il ripetersi nelle sue proporzioni delle più importanti costanti matematiche. E’ definita di Cheope o Khufu in modo erroneo, giacché la stele scoperta da Auguste Mariette e attualmente conservata al museo del Cairo riporta che ” Khufu pensò al restauro del tempio di Iside -Signora della Piramide-, situato vicino alla Sfinge”. Ma la piramide è prima di tutto una macchina energetica capace di convogliare e amplificare le energie, e del resto l’origine del suo nome ( pyr = fuoco ) traducibile come “fuoco nel mezzo” lascia pochi dubbi. Nel 1930 monsieur Bovis notò che gli animali rinvenuti morti al suo interno, non erano putrefatti, ma mummificati. Il filosofo Paul Brunton ottenne dal Cairo l’autorizzazione a trascorrere una notte nella camera del Re, e stilò un dettagliato resoconto dell’incredibile esperienza. Successivamente grazie agli studi di Verne Cameron e Karl Drbal, si arrivò alla conclusione che le strutture geometriche a forma piramidale sono generatori di energia e che la massima espressione di questa energia si ha ad un’altezza pari a circa un terzo dell’altezza totale. In tale posizione nella piramide di Cheope, è collocata la Camera dei Re, più che una tomba, un luogo di cultuale e di guarigione. Relativamente alle piramidi sono stati osservati due fenomeni particolari:
1. L’energia viene concentrata e convogliata intorno all’asse verticale che passa attraverso l’apice della piramide,
2. L’energia esce dalla sommità della piramide in una forma a spirale.
Sono stati osservati molti fenomeni importanti utilizzando modelli fatti di pietra, legno, carta, plastica. Ponendo un alimento all’interno della piramide, ad un’altezza di circa un terzo del totale, l’alimento si disidraterà e se mantenuto a lungo verrà mummificato. Il latte non va incontro a degradazione ma si trasforma in formaggio senza alcuni additivi. I semi sottoposti a tale trattamento germinano più rapidamente e sono più sani di quelli comunemente trattati. Potendo usufruire di grandi modelli dove un uomo può sedersi, si sono riscontrati benefici rispetto a patologie in atto. Matematicamente, le piramidi sono proiezioni degli emisferi terrestri e la piramide di Cheope è in perfetta armonia con le dimensioni del creato. Come è noto, i monumenti più conosciuti aventi una struttura piramidale sono in Egitto e Mexico, ma è doveroso ricordare oltre agli Ziggurat babilonesi, anche tutti i tempi disseminati in estremo oriente che se proprio non presentano una struttura piramidale canonica, hanno diverse caratteristiche in comune e spesso sono sovrastati da pinnacoli altissimi aventi verosimilmente le stesse funzioni attribuite ad un menhir. Contrariamente a quanto si pensa, le piramidi sono diffusissime in tutto il mondo. Si hanno testimonianze in Ucraina, in Brasile e Perù, in Mauritania, Mozambico e Namibia, ma anche in Australia e grande interesse destano le piramidi sommerse al largo dell’Isola di Pasqua e delle Bermude. Anche l’Italia ha le sue piramidi, a Montevecchia in Lombardia, in Sicilia nei pressi di Enna ed in Sardegna, a Monte d’Accoddi.
Templi “Pagani”
Quando si parla luoghi d’energia, forse viziati da una certa moda o tendenza, la mente corre immediatamente alle popolazioni celtiche, bretoni o egizie e compiendo un salto epocale enorme, si approda come d’incanto, alle cattedrali gotiche. Tanto per fare un esempio, si urla ormai dappertutto la cattedrale di Chartres fu costruita ove anticamente, sorgeva un pozzo druidico. E’solo un esempio e ne potrei citare altri, ma quello che mi preme ricordare, sia pur brevemente, è che fra i Celti e gli architetti medievali, vissero, pregarono edificarono, i Greci e i Romani. Oggi tali culture sono relegate al pari dei Goti o degli Alani, fra le culture pagane, per la sola colpa di essere vissute con splendore, prima della predicazione di Cristo. Le due grandi civiltà classiche ci hanno tramandato divinità proprie legate indissolubilmente ai boschi e alla terra, ma hanno anche teso un ponte tra l’oriente e l’occidente, introducendo in Europa alcuni culti di cui ancora si celebrano i misteri come quello zoroastriano, o quelli legati alla grande madre. A partire dal III sec. a.C., il culto della dea egizia Iside, ebbe un ruolo di particolare importanza. Venne adorata sotto le sembianze di tenera madre del dio Horo fanciullo (Iside Lactans ), ma anche in associazione a molte divinità del pantheon romano, quali Iside-Fortuna, Iside-Faria e Iside-Demetra. Proprio quest’ultima associazione è particolarmente importante, dato che Iside-Demetra fu invocata dai romani come Cerere-Demetra, dea dei boschi e dei campi. In tutte le province romane il culto di Iside lasciò nei luoghi deputati alla sua adorazione, vestigia e testimonianze, che con la cristianizzazione furono assimilate o modificate. In Francia, un piccolo villaggio sorse nelle vicinanze di un luogo dedicato a Iside. Per indicare il piccolo paese, si cominciò ad identificarlo come “par Isis”, ovvero, vicino ad Iside. Questo toponimo attraversando i secoli e sopravvivendo nella cultura celtica, al latino Lutetia, divenne Paris, attuale capitale Francese.
Chiese e Cattedrali
L’avvento del cristianesimo, innestato quasi a forza in un tessuto sociale fortemente politeista, portò anche frutti amari. I luoghi che da millenni venivano frequentati per le loro caratteristiche energetiche e talvolta terapeutiche, furono piano piano assimilati ad una religione che ne snaturò quasi per intero le connotazioni iniziali. Inoltre ciò che era patrimonio culturale di molti, divenne in modo ancor più marcato che in passato, appannaggio di una classe sacerdotale che nei secoli conquistò un potere temporale mai raggiunto prima. Nel tentativo di demonizzare tutto ciò che poteva costituire un legame col passato, anche le conoscenze profonde delle energie finirono al bando e fu solo grazie ad una nuova categoria di persone che furono preservate e non scomparvero per sempre. La capacità di riconoscere un luogo d’energia passò piano piano dalle classi sacerdotali, alle varie compagnie di architetti e costruttori, che fin dall’alto medio evo tentarono di recuperare e praticare le antiche conoscenze. Lo stile Romanico segnò indiscutibilmente i primi secoli del medioevo per poi lasciare spazio al Gotico. Trascurando considerazioni di natura artistica e stilistica, punterei l’attenzione su una differenza sostanziale nella progettazione ed esecuzione degli alzati. Lo stile romanico contraddistinto da mura perimetrali spesse e con fenestrature limitate, si avvaleva di coperture semplici ” a botte ” sfruttando le capacità statiche dell’arco a tutto sesto. Con l’introduzione dell’arco a sesto acuto e l’alleggerimento delle strutture portanti, anche le volte assunsero forme diverse e prevalsero crociere più o meno complicate. Con il passaggio al gotico altri elementi arricchirono la chiesa, da un punto di vista statico ed estetico. Entrarono in gioco soprattutto in Francia le grosse torri poste in facciata, talvolta speculari, altre diverse anche nelle dimensioni. Ebbene tali modifiche apparentemente soltanto architettoniche, sono state introdotte per perfezionare la circolazione e la distribuzione delle energie cosmotelluriche. E’ infatti intuibile che strutture con cuspidi e archi acuti, prevalenti nel gotico, hanno la capacità di veicolare verso l’alto in modo preciso e raffinato le energie che una struttura a tutto sesto irradia e quindi disperde in modo omogeneo forse, ma più casuale. Basta ricordare i rudimenti di fisica a riguardo della localizzazione delle cariche, elettriche che prediligono strutture acuminate anziché superfici regolari. Le possenti torri poste in facciata, alla stregua dei menhir, fungevano e fungono ancora da potenti antenne ricetrasmittenti. L’evoluzione dello stile dunque, mediata da influssi orientali a seguito dei contatti commerciali con l’Islam ha indotto una variazione delle tecniche di costruzione, volte al perfezionamento delle chiese in funzione della ricezione e distribuzione delle energie.
Un’altro elemento di cui tener conto è la presenza costante sotto le chiese, dell’acqua. Senza acqua non c’è vita, è risaputo, ma senza acqua non c’è energia e neanche trasferimento di informazioni. Le discipline accademiche che si occupano di storia dell’arte e archeologia, non hanno ancora assimilato questo concetto. Eppure giorno dopo giorno si aprono nuovi scavi ed emergono nuove evidenze. I costruttori medievali, conoscevano il potere dell’acqua e la presenza di tale elemento era fondamentale per determinare in quale punto dovesse sorgere una chiesa. Esistono importanti lavori che hanno evidenziato ciò che i radioestesisti vanno dicendo da tempo. Sotto i pavimenti e i sagrati delle chiese medievali, scorrono in modo ordinato, spesso artificialmente predeterminato, vie d’acqua che veicolano energie cosmotelluriche e fanno si che la chiesa sia un luogo di culto ma al tempo stesso una macchina energetica. Non solo l’acqua, ma anche l’orientamento della costruzione, le dimensioni e le proporzioni, contribuiscono ad armonizzare il luogo d’energia. Molte chiese romaniche soprattutto in Francia non rispettano gli allineamenti equinoziali o soltiziali, ma l’asse longitudinale è orientato a 77° rispetto al Nord. Questo allineamento apparentemente indecifrabile, è in realtà fuori asse Est – Ovest di 23° ovvero l’inclinazione dell’asse della terra. Tale allineamento chiamato “Onda d’Iside” conferisce alla chiesa un alto valore energetico. Anche la misura di base utilizzata per progettare e costruire una chiesa, era spesso in relazione alle caratteristiche del luogo. Si utilizzava di solito il metodo della Coudèe, che armonizzava le coordinate equinoziali e la latitudine, che contrariamente a quanto si possa pensare era un concetto ben chiaro e documentato. Subentravano poi i rapporti armonici e numerici che dettavano le regole per lo sviluppo degli spazi e degli alzati. Enorme attenzione era dunque prestata alle caratteristiche energetiche del luogo, verosimilmente già conosciute ed evidenziate dai predecessori, mediante un menhir o un dolmen.
Osservando la planimetria della chiesa di Grandson, notiamo in rosso il reticolo di Hartmann, in verde la Rete di Curry, in azzurro due vie d’acqua subaerea. Puntando lo sguardo in prossimità dell’ingresso, notiamo che la rete di Curry è doppia e si sovrappone alla linea H. che segue l’asse longitudinale. Tale effetto è dovuto a due colonne di granito a destra contrapposte a due colonne di marmo a sinistra e nessuna delle quattro risulta essere portante. La zona d’ingresso dunque risulta essere altamente negativa. Proseguendo in avanti incontriamo dunque il primo corso d’acqua, in gergo “il Giordano”. Divide idealmente in due la chiesa, oltrepassarlo consapevolmente, vincendo le iniziali forze negative, veicolerà l’uomo verso livelli energetici più elevati. Percorrendo così il cammino dall’ingresso, verso l’altare, l’uomo si trova ad attraversare una zona in cui cede le sue residue energie, attraversa il Giordano e poi procede verso un cammino di ricarica energetica e dunque spirituale. Questo iter è in accordo con il concetto di morte e rinascita ad opera del divino. Misure in scala Bovis infatti vanno da valori al di sotto dei 4.000 all’ingresso, per arrivare a 30.000 nei pressi dell’altare, energia ad alto livello raggiunta grazie al contributo del secondo corso d’acqua che scorre in senso contrario al primo.
Puntiamo lo sguardo ora sulla cattedrale di San Nicolas a Friburgo. Sorge su uno sperone di roccia che si eleva su 3 falesie di calcare. Il cantiere fu inaugurato nel 1283 e i lavori terminarono nel 1512 con l’edificazione della torre in stile “gotico fiammeggiante”. Il luogo di costruzione si trova all’incrocio di due potenti correnti telluriche ( in rosa nella planimetria ), la principale che passa anche sotto le abbazie di Maigrauge e d’Hauterive per poi proseguire verso Losanna e l’altra proveniente da Avenches, capitale politica e religiosa della Svizzera romana.
Le due correnti si incrociano sotto il coro e uno splendido Drago in bassorilievo, orna uno dei pilastri di sostegno della volta. Come è noto i Draghi simbolizzavano nella cultura druidica le energie sottili della terra. Oltre al coro ci sono altri punti ad alta energia, in particolare di fronte ad un dipinto della Crocifissione e sotto una statua della Deposizione, si ritrovano linee cosmotelluriche anche se di intensità inferiore. Come evidenziato dalla planimetria, si rilevano tre corsi d’acqua ed il fonte battesimale, posto in una posizione non abitualmente rinvenuta, è proprio sulla perpendicolare di uno di essi. Secondo alcuni studi la presenza dell’acqua decuplica la capacità di percezione “extrasensoriale”.
Osservando la planimetria sulla quale sono riportate in dettaglio le reti geomagnetiche,notiamo che le due grosse correnti telluriche, sono come per magia demoltiplicate e frazionate all’interno della chiesa.
Quando si pone in essere un tempio,le linee di Hartmann si deformano e si “impacchettano” all’esterno dei muri perimetrali. All’esterno delle piramidi sono state contate fino a 13 linee addensate, per le chiese invece solitamente ne vengono riscontrate 7, anche se Blanche Merz sostiene che il numero varia con l’importanza e dunque l’energia del luogo. All’esterno della chiesa dunque, si ha dunque un addensamento e ciò determina un campo di energia negativa talmente alto, da indurre il credente a rimanere all’esterno. Varcare la soglia impone una precisa volontà che supera la repulsione iniziale del luogo. Lo spazio interno che viene delimitato, è un luogo sgombro da linee, almeno inizialmente. L’utilizzo di materiali diversi, la posa di pilastri e di tutti gli impianti architettonici che i costruttori, hanno posto consapevoli del loro operato, richiamano e ridistribuiscono le linee d’energia. A dodici metri di distanza dall’ingresso di San Nicolas, il reticolo di Hartmann si modifica e assume la struttura di due grossi fusi incrociati. Al punto di intersezione si rileva la presenza del quadrato magico, che non ha riscontro fisico, nel senso che non ci sono pietre disposte in modo particolare o un elemento che lo faccia individuare. Questo quadrato è un luogo ideale, evidenziato dalla rilevazione delle correnti cosmotelluriche e indugiando a camminare sulle pietre del selciato, si avverte il richiamo della cattedrale, salvo
poi soffermarsi all’ingresso e avvertire tutto il peso della responsabilità, entrare o non entrare? E ora, un pò di geometria. Nel nartece si rileva la presenza di tre pietre di granito, inserite in una pavimentazione di arenaria. Due di esse sono accoppiate e misurano 29.5 x 80.3 cm. ciascuna. La misura del lato corto è immediatamente associabile al piede romano e ritma la divisione di molti spazi. Per esempio la base del piedistallo delle piccole colonne del nartece misura 29.5 cm per lato e il rapporto tra il diametro delle colonne e il lato della base, è legato al numero aureo. La misura di 80.3 cm rappresenta la Coudèe locale, calcolata, o per meglio dire, empiricamente rilevata alla latitudine di Friburgo, all’epoca della costruzione. La terza pietra misura 29.5 x 55.74 cm e la diagonale di tale rettangolo misura 63.069 cm, misura che corrisponde al cubito reale di Gerusalemme ed è anche un milionesimo della misura del raggio terrestre. Tra una colonna e l’altra della navata, intercorre esattamente 12 volte, il cubito sacro. Queste piccole osservazioni geometriche inducono due riflessioni : prima cosa, il legame culturale tra gli architetti medievali e gli antichi costruttori era molto saldo, secondo, che la cattedrale, come molte altre costruzioni religiose, è in armonia con il creato, di cui riproduce come multipli, le misure naturali.
L’armonizzazione delle misure della costruzione, e la sapiente collocazione di colonne e strutture, fanno della cattedrale una perfetta macchina energetica. Sulla scorta delle misurazione in scala Bovis, delle zone ad alta e bassa energia, è stato teorizzato un percorso ideale da compiere dai fedeli in un tempo di 15 minuti. Mi preme ricordare che la deambulazione era pratica comune all’interno delle chiese nel medioevo. Infatti oltre ai momenti liturgici, la chiesa era teatro di vita quotidiana e dell’amministrazione della giustizia. Sottoponendo 40 persone ad un test, che prevedeva la deambulazione all’interno della chiesa, secondo un percorso stabilito, è stato possibile rilevare che la loro energia alla fine del percorso, era quadruplicata e dimezzava lentamente nell’arco di dodici ore. E’ chiaro dunque, che tutti i luoghi d’energia hanno esercitato da sempre sull’uomo, un effetto benefico se non terapeutico.
Un breve accenno ad un altro tipo di edificio sacro.
La Moschea
Innanzi tutto l’avvento dell’Islam non comportò la distruzione degli edifici sacri preesistenti, anzi tutte le chiese di matrice egizio-siriaca rimasero intatte. In molti casi, le chiese furono modificate ed adattate al culto musulmano. E’ il caso della grande Moschea Ommayyde in Siria. Sorge nel luogo ove nel XI secolo a.C. gli Aramei eressero un tempio al dio Hadad. Con la romanizzazione ci fu la trasformazione del tempio e fu dedicato a Giove e in seguito fu eretta la grande basilica di San Giovanni Battista. Quando nel 636 i musulmani entrarono in Damasco lasciarono ai cristiani l’uso parziale della chiesa e una parte fu adibita a moschea. A testimonianza di ciò, è ancora consentito ai cristiani entrare nella moschea e venerare presso la cappella ( n° 18 nella planimetria ) i resti della testa decollata del Battista, oppure pregare, sia pure in silenzio. Questa intesa durò fino al 705 quando il califfo Al-Walid decise di erigere la più grande moschea mai vista. La struttura fu ampliata, dotata di un cortile, le acque subaeree furono regimentate e convogliate alla grande fontana (cerchietto n° 6). L’insieme moschea-cortile, forma un rettangolo di 155 x 96 metri, dimensioni in rapporto aureo perfetto. La presenza dell’acqua è elemento comune a chiese e moschee. Considerando le condizioni climatiche del medio oriente, l’acqua acquista una plusvalenza. Un luogo ove fosse presente l’acqua, oltre ad avere i connotati energetici, diveniva automaticamente un luogo di potere, un luogo ambito anche per il valore materiale dell’acqua. Possedere un pozzo è ancora oggi considerata una ricchezza. Mi preme sottolineare che tutte le moschee hanno al loro esterno un pozzo ove attingere acqua indispensabile per le abluzioni. Ultimo elemento, se le cattedrali gotiche hanno imponenti torri, le moschee hanno snelli Minareti. La grande moschea di Damasco, ne ha addirittura due, uno a metà del lato Nord, ( n° 2 nella planimetria ) il Minareto della Sposa e l’altro all’angolo sud orientale (n° 20 nella planimetria ) il Minareto di Gesù. Secondo la tradizione musulmana infatti, nel giorno del giudizio universale Gesù tornerà in terra e apparirà sul minareto. Un luogo d’energia importante direi, capace di unire nel giudizio finale due religioni così lontane……..
Concludendo
Tornando alle nostre chiese cristiane, aguzzando la vista, noteremo che molte hanno all’esterno un pozzo, di solito posto lateralmente. Addirittura secondo la regola di San Bernardo, tutti i conventi venivano edificati seguendo precise disposizioni e il pozzo, di solito collocato al centro del chiostro e quindi a fianco della chiesa, era un elemento fondamentale.
Gli esempi di Friburgo e Grandson, non sono che uno spiraglio in un mondo di luce che ancora dobbiamo scoprire.
Probabilmente sarà necessario spogliarsi del nostro abitus di uomini moderni rinunciando un pò alla nostra estrema ratio, ma passo dopo passo potremo riappropiarci di molte cose che, sordi e ciechi, al momento, non riusciamo a cogliere.
Sergio Costanzo
www.sergiocostanzo.it