Durante l’ultimo pasto che condivise con i suoi discepoli, Gesù prese del pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo». Poi prese una coppa di vino, la benedisse e la diede loro dicendo:
«Prendete e bevete, questo è il mio sangue… Fate questo in memoria di me».
Questi sono i gesti e le parole che il sacerdote ripete durante la messa al momento della comunione. È possibile comprendere cosa sia realmente la messa soltanto se la si interpreta come una cerimonia magica; e la comunione è il momento più significativo di questa cerimonia, poiché il pane e il vino rappresentano i due grandi principi, maschile e femminile, che sono all’origine della Creazione.
Ma perché allora, da secoli, nella Chiesa cattolica i fedeli si comunicano soltanto con il pane – l’ostia – ossia la carne del Cristo, che rappresenta il principio maschile? Il vino, il sangue del Cristo, il principio femminile, è riservato soltanto ai preti. I fedeli vengono dunque nutriti con un solo principio: il principio maschile. Il principio femminile manca.
Ora, dal punto di vista simbolico, la vera comunione esige la presenza dei due principi.
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Il potere regale ha come emblema lo scettro e il globo. Ogni volta che un personaggio viene rappresentato con uno scettro nella mano destra e un globo nella sinistra, si sa che si tratta di un personaggio regale. Ma cosa si conosce del significato profondo di questi due oggetti? E gli stessi monarchi, lo conoscono veramente?
Generalmente si considera lo scettro come simbolo dell’autorità e il globo come quello del territorio sul quale si esercita tale autorità. In realtà, la cosa va ben oltre. Lo scettro e il globo
rappresentano l’attività dei due principi, maschile e femminile.
Il principio maschile è sempre simbolizzato da una linea retta (uno scettro, un caduceo, una lancia, una spada, un pilastro, un albero) e dalla mano destra. Il principio femminile è invece simbolizzato da una linea curva (qualsiasi oggetto cavo o arrotondato, come una sfera, un vaso, una coppa o anche un abisso, una grotta) e dalla mano sinistra. L’atto di tenere lo scettro e il globo sta a significare che si comprendono i due principi e che si sa lavorare con essi.”
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Platone, nel dialogo intitolato “Il Convivio”, evoca il mito dell’androgino primitivo. In tempi antichissimi, sarebbero vissute sulla Terra delle creature umane che erano al contempo maschio e femmina: erano di forma sferica e avevano due volti, quattro braccia, quattro gambe, due organi genitali, ecc. Quegli esseri possedevano un vigore eccezionale e, coscienti della propria potenza, presero ad attaccare gli dèi. Molto preoccupati, questi cercarono il modo di indebolirli, e fu Zeus a trovare la soluzione: bisognava dividerli in due! Lo fecero. Ecco perché, da allora, le due metà separate di uno stesso essere non smettono di vagare per il mondo alla ricerca l’una dell’altra, per unirsi e ritrovare così l’integrità originaria.
In questo mito riportato da Platone, un elemento è particolarmente significativo: per indebolire quelle creature che minacciavano il potere degli dèi, Zeus decise di tagliarle in due. L’idea che spicca da questo fatto è chiara: la potenza dell’essere umano risiede nel possedere i due princîpi. È l’unione in lui dei due principi, maschile e femminile, che lo rende simile agli dèi.”
Omraam Mikhaël Aïvanhov