E quando si parla delle colpe dei padri (e delle madri) che ricadono sui figli fino alla settima generazione si parla in realtà degli irrisolti familiari, delle catene energetiche inconsce, dei copioni che abbiamo “sposato” perché anche già nostri e per eredità. Si parla di tutto quello che trasportiamo facendocene carico nel tentativo infantile di servire a resettare, riordinare, riequilibrare ciò che era in squilibrio.
Si parla dei “debiti” e dei “crediti” che l’albero, la famiglia crede di avere, dei segreti custoditi, dei dolori trattenuti, dei lutti non elaborati, dei drammi non risolti, e si, anche delle colpe…
Da grembo a tomba siamo legati ad altri e di quegli altri cerchiamo la pace, perché li portiamo “come parti” tutti dentro di noi e ne proiettiamo fuori, inconsapevolmente, gli amori, e le battaglie, le repulsioni e le guerre, le fissazioni e le passioni.
Li portiamo tutti in noi, con i loro potenziali e i disordini finché non comprendiamo, finché non smettiamo di essere ciechi burattini di un movimento esistenziale che abbiamo fatto nostro e che aderisce come una fotocopia o cerca di spezzare per ribellione, ma sempre è vincolato alla matrice e non siamo noi. E così ci troviamo a rivivere l’abbandono di nostra madre, i segreti moti di ribellione di nostro padre, cerchiamo di far fare pace alla vittima e al persecutore, agiamo affinché un escluso possa essere ricordato, ci disperiamo nel tentativo di ricreare spazio ad un’armonia familiare che non c’è mai stata, rirecitiamo la vita di altri, anche di molti altri, dentro la nostra, senza capire.
Ci proviamo, ci proviamo continuamente, e riviviamo un’esperienza dopo l’altra nell’unico tentativo di riportare pace e ricreare amore.
Ma non saremo mai liberi finché non riusciamo ad accogliere tutto ciò che ci portiamo dentro invece che cercare di “emulare o disubbidire” al copione, finché non riusciamo davvero a riorganizzare ogni spinta interiore a favore della vita, della Vita vera, che crea in flusso una nuova storia, un nuovo Io da manifestare, finché non ci rendiamo conto che non dobbiamo per forza rivivere tutto ma possiamo semplicemente donare amore, ad ogni vissuto, ad ogni luce, ad ogni ombra benedicendo.
E lasciando andare.
Non siamo qui solo per noi stessi, siamo qui con precisi compiti, alleanze ed accordi, siamo qui in molti casi per “riparare” ad abusi commessi, ai debiti contratti, agli irrisolti lasciati sospesi, ma l’unico modo per farlo è portarci amore, accoglienza, accettazione, perdono, sciogliere quel carico emotivo che tiene vive le storie che ci hanno preceduto o che abbiamo agito nel passato e che perciò sono ancora vive e chiedono nutrimento per se stesse finendo per essere come parassiti che ci agiscono, come “tumori esistenziali” che manovrano le nostre scelte.
Di fronte alla vita, di fronte a ciò che manifesti, di fronte anche al più duro dei copioni non dimenticare che dentro tutto quello che accade c’è già la chiave per la tua liberazione, c’è già la chiave per la tua realizzazione, accetta, accogli, ascolta ciò che la vita ti vuole mostrare, fai spazio e porta amore a ciò che si mostra, sii disposto ad esplorare i nodi inconsci e le tue Emozioni fino a dove ti è possibile arrivare, sii disposto ad apprendere, ad imparare come scegliere per la Vita, per il meglio e per l’Amore.
Accetta.
Accogli.
Benedici.
Perdona.
Ama
E lascia andare…