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La vita quotidiana è il nostro campo d’espressione e di sperimentazione della nostra Vera Natura Olospirituale.
1° Regola- Ricordarsi sempre che la nostra “Vera Natura” è “Spirituale” e pertanto “Sana” e “Saggia”.
Tutto ciò che esiste è “stato-parte integrante” dell’ASSOLUTO. Nel “non tempo-eterno presente” tutti gli stati di evoluzione, tutti ciò che percepiamo come tempo, esiste contemporaneamente.
Per la psicologia spirituale l’origine-finalità dell’Uomo è nel suo Spirito. La psiche, il corpo e tutto il creato sono gli strumenti-maestri messi a sua disposizione dal Divino per sperimentare e ritrovare, attraverso la vita terrena, la propria natura spirituale. Il Divino è di natura Unipolare: senza dualità, senza conflittualità, senza negatività. Lo Spirito, emanazione-stato dell’ASSOLUTO, esiste contemporaneamente alla sua proiezione materia-psiche ma non è sensibile alla dualità. Non può subire la sofferenza, non può avvilirsi, non può regredire. La maggiore sofferenza dell’Uomo nasce dal fatto che non è consapevole della sua perfezione spirituale perché lo strumento attraverso il quale si sperimenta è di natura duale. Di fatto tutto ciò che è composto di materia subisce fatalmente l’effetto della bipolarità senza la quale essa non esisterebbe. Per la materia, l’alternanza delle polarità, o piuttosto la ciclicità insita nel movimento atomico, è sorgente di vita. Senza la bipolarità non esisterebbe la materia. Il nostro Spirito si esprime attraverso un cervello e un corpo composti di materia. Se lo Spirito si è identificato nella fisicità, non può sottrarsi alla ciclicità, alla dualità, alla conflittualità.
2° Regola- Ricordarsi sempre che “Ciascuno di noi è in assoluto il centro del proprio Destino e che tutto ciò che gravita intorno a noi ne è il perfetto strumento-maestro e che, essendo questo vero per ognuno, noi siamo contemporaneamente lo strumento-maestro del Destino altrui”
Potremo definire il Destino come “il programma che il nostro Spirito, in totale accordo con il Divino e il Suo piano, a scelto per questa vita prima di scendere nella materia, prima di nascere”. Questa è sicuramente la più importante Legge da assimilare con la mente e soprattutto con il cuore. Purtroppo la maggiore parte degli Esseri, identificati con la loro dimensione psichica e fisica (egocentrismo), sono consapevoli solo della prima parte di questa legge e pertanto pretendono che tutti gli altri si conformino al loro punto di vista. Ciascuno di noi, nel suo Spirito, è un figlio dell’ASSOLUTO ed è stato mandato da Lui nel mondo materiale, per sperimentare uno specifico aspetto della Sua Natura. Il nostro compito sulla terra non riguarda soltanto una nostra personale esperienza ma fa parte della necessità dell’intera Umanità e lo dobbiamo affrontare per conto di chi ci ha mandato, l’ASSOLUTO stesso. Perciò possiamo essere certi che tutto quello che succede nella nostra vita corrisponde a ciò che la nostra evoluzione-sperimentazione richiede. Questa certezza ci può dare una totale fiducia nell’ASSOLUTO-DIVINO e nel proprio Destino.
3° Regola- Ricordarsi sempre che il senso delle cose è nel “sotto testo”, non nelle apparenze.
Le apparenze sono l’aspetto fisico, emotivo e mentale della natura Umana e l’interpretazione limitata che ne facciamo dal nostro punto di vista Egotico. Ciò che viviamo quotidianamente è in realtà una messinscena, un laboratorio dove sperimentare come la nostra natura spirituale si esprime attraverso la materia. E’ la vita quotidiana che ci permette di riscoprire e assimilare le leggi fondamentali della Spiritualità portandoci a riconoscerci nel nostro Spirito. Ma la vita quotidiana è solo una parte della vera vita.
Ci sono numerosi piani di interpretazione possibili della pseudo realtà materiale. A mano a mano che innalziamo il nostro punto di vista, la prospettiva dalla quale percepiamo una data situazione cambia e possiamo scorgere elementi invisibili in precedenza. Così, col passare del tempo, il significato di un’esperienza può cambiare. Ma finché rimaniamo identificati con la nostra manifestazione terrena materializzata, la nostra interpretazione del senso della vita rimane ottusa.
4° Regola- Sentirsi sempre all’altezza delle proposte del Destino.
Se l’ASSOLUTO possiede veramente l’onnipotenza, l’onniscienza e l’onni-presenza, nulla di ciò che esiste può essere esterno a Lui e quindi nulla è sbagliato, cattivo o demoniaco. Le nostre sofferenze sono l’effetto di un’interpretazione errata della realtà Divina. La reinterpretazione del nostro vissuto in una chiave positiva ed evolutiva ci porterà a vivere costruttivamente le esperienze che il Destino ci propone. Attraverso di esse l’ASSOLUTO ci offre l’occasione di prendere consapevolezza di ciò che siamo capaci di fare, ciò per cui siamo pronti. Nulla di quello che viviamo può essere punitivo. Non c’è nessuna necessità per l’ASSOLUTO di rimproverare l’Uomo, il Suo figlio amato, o di umiliarLo per ciò che non riesce ancora a capire. Non siamo mai abbandonati a noi stessi. L’ASSOLUTO è sempre presente vicino a noi, dentro di noi. Di continuo Esso ci dà la forza e il sapere necessario per realizzare ciò che ci chiede di compiere. E’ il non ricordare questa dolce presenza dentro di noi che fa si che perdiamo la fiducia in noi stessi e nella vita.
5° Regola- Non identificarsi mai con le proprie esperienze né con le fantasie costruite intorno a queste; le esperienze, i sentimenti, i pensieri, il corpo, le malattie sono nostre, ma noi non siamo loro.
Poiché siamo stati abituati, per millenni, a una interpretazione errata della realtà Divina, abbiamo accumulato nell’inconscio la convinzione che tutto debba funzionare in modo sbagliato e non lasciamo nessuno spazio a un’interpretazione diversa. Poiché siamo Spiriti mandati a compiere una missione in terra, missione alla quale, ricordiamolo, abbiamo liberamente aderito, non dobbiamo rifiutare il compito ma non per questo dobbiamo cadere nel tranello di credere di essere il nostro corpo, le nostre emozioni, i nostri pensieri in genere. Poiché queste si dimostrano sorgente di sofferenza, noi ci convinciamo che questa sia la nostra unica sorte possibile. Alimentiamo queste aspettative di forza negativa senza renderci conto che sono loro che condizionano la nostra vita quotidiana. Anche se esiste in noi l’aspirazione a una vita serena e felice, nostalgico ricordo della perfezione Spirituale nella quale siamo tutti amorevolmente uniti, la convinzione di non meritarci questa felicità è più forte e viene a distruggere qualunque possibilità di realizzarla. Ogni nuova interpretazione negativa (e ogni giudizio) del vissuto va a potenziare, nell’inconscio, la forza che genera la sofferenza.
6° Regola- Osservare sempre con distacco le paure, le illusioni, il peso del passato, le dipendenze, le negazioni, i vittimismi…. e permettersi di esserne liberati.
L’identificazione con le interpretazioni errate crea, nell’inconscio, dei nuclei d’energia-pensiero che possiedono il loro “istinto di sopravvivenza” corrispondente psicologico alle forze di coesioni atomiche, molecolari e organiche. L’imposizione di un pensiero fortemente positivo, per controbilanciare l’impatto negativo delle false interpretazioni, rischia di generare delle reazioni di autodifesa da parte dell’inconscio perché mettono in pericolo l’immagine istintiva che abbiamo di noi stessi: la nostra “personalità”. Quindi le espressioni come “devo” o “voglio” rappresentano un ulteriore pericolo perché sono il segno di non amore per “ciò che si è”, per “ciò che si vive” oggi. Il bisogno primordiale dell’Essere Umano e di tutto ciò che esiste, è di essere amato per “ciò che è”, non per quello che “dovrebbe” essere. In questo possiamo vedere un altro effetto della nostalgia della perfezione Spirituale nella quale siamo perfettamente consapevoli di essere amati dal Padre-Madre nostro. Ogni parte di noi, che sia fisica o psicologica, risente dello stesso bisogno. Ma, se l’esperienza Spirituale che dobbiamo acquisire sulla terra è quella dell’amore incondizionato per qualunque manifestazione dell’ASSOLUTO, non dobbiamo negare il nostro stato attuale, lo dobbiamo osservare con neutralità, cioè senza giudizio, senza critica, senza negazioni, fino a riconoscergli il diritto di “esistere” visto che ora “è” e di dargli l’amore del quale ha bisogno per poter riconoscersi di nuovo figlio dell’ASSOLUTO. Questo riconoscimento di “ciò che è” genera una possibile collaborazione, tra noi, gli altri o le nostre singole parti, orientata al cambiamento. Le paure, le illusioni, il peso del passato, le dipendenze, le negazioni, i vittimismi sono proprio il risultato di queste errate interpretazioni ma, anche se nella nostra infanzia il giudice era esterno a noi, oggi esso è stato incorporato e nessuno, al di fuori di noi, può darci il diritto di lasciare andare via il negativo accumulato. In questo, solo la consapevolezza della realtà Spirituale ci sarà d’aiuto. Oggi ciascuno di noi è responsabile del proprio divenire e ci dobbiamo dare il diritto, il permesso, di superare gli inganni. La nostra cultura sociale e la morale religiosa pretendono troppo da noi. Dobbiamo dimostrarci sempre bravissimi, non è permesso sbagliare. Ma come pretendiamo da noi un tipo di perfezione non raggiungibile, la constatazione quotidiana della nostra incapacità ci avvilisce e ci rende sempre meno in grado di progredire. La perfezione raggiungibile dall’Uomo Spirituale è l’accettazione della sua limitatezza in quanto Uomo materiale. Il “permettersi” di lasciare andare le illusioni e il “permettersi” di recuperare le capacità d’amore, di pace, di comprensione, di dolcezza, insiti nel nostro Spirito risulterà un mezzo meno coercitivo di trasformazione e quindi darà maggiori risultati.
7° Regola- Non vergognarsi mai di quello che si vive, che si pensa o percepisce perché siamo limitati dalla dualità della materia attraverso la quale dobbiamo esprimerci e dalle interpretazioni errate che abbiamo accumulato nel tempo.
Se il nostro Spirito potesse esprimersi direttamente nel mondo materializzato e se non esistesse un “inconscio” pieno di errate interpretazioni accumulate attraverso i secoli (connessione inconscio personale-inconscio collettivo), potremmo ritenerci totalmente responsabili di quello che viviamo quotidianamente. Ma queste non sono le condizioni nelle quali ci troviamo oggi: l’unipolarità del nostro Spirito è stata divisa durante la discesa nella materia e siamo approdati in un’Umanità profondamente identificata con l’errata interpretazione della sua storia. Il compito è arduo e per nessuno è possibile risolverlo in tempi brevi. Ogni giorno la vita ci dimostra la nostra relativa imperfezione e la nostra sofferenza sarà proporzionale a quanto avremo preteso da noi stessi. Più avremo preteso più la nostra disillusione sarà grande. Se abbiamo scelto, insieme all’ASSOLUTO, di venire sulla terra lì dove siamo ora, è perché l’Umanità aveva bisogno di noi proprio in questo posto, in quest’epoca e in questa circostanza socio-economico-politico-razziale-religiosa. Il concetto del “tempo che passa” e l’impressione che non faremo mai abbastanza in fretta per risolvere tutto ciò che la vita ci propone, ci carica da un’ansia anch’essa improduttiva. Ma se abbiamo fiducia nell’ASSOLUTO ci accontenteremo, ogni giorno, di affrontare ciò che si presenta. Fissandoci piccoli traguardi, le nostre probabilità di riuscita saranno maggiori e se, inizialmente, non ce la facciamo, la disillusione della disfatta sarà minore e ci sarà più facile riprenderci dalle nostre ferite. Dobbiamo anche ricordare che la nostra facoltà di “pensare” è limitata dalla materia e dalla funzionalità del nostro cervello. Esso è di fatto lo strumento per mezzo del quale vengono decodificati i messaggi in provenienza sia dal corpo, che dal mondo emotivo e da quello intellettivo ma anche da quelli provenienti dal nostro Spirito. Questi ultimi sono percepiti come intuizioni di “ciò che sarebbe giusto fare” in una particolare circostanza ma purtroppo la nostra cultura ha spesso castrato questa capacità: l’ascolto della voce degli Dei. Così, il più delle volte, ci troviamo a fare proprio il contrario di quello che sarebbe “spiritualmente giusto”, cioè conforme alla necessità spirituale dell’Umanità. Visto che l’espressione terrena del nostro Spirito dipende dalla salute fisica del nostro cervello e del nostro corpo, è dovere nostro amarli e curarli dignitosamente. Essi sono il tempio dello Spirito e come tali vanno onorati senza identificarci in loro.
8° Regola- Non sentirsi mai colpevoli per ciò che si fa vivere agli altri se la nostra “intenzione” è amorevole.
Partecipiamo a un lavoro collettivo; la nostra evoluzione dipende da quella degli altri come la loro dipende dalla nostra. Siamo lo strumento-maestro del Destino altrui e quello che siamo è in perfetta relazione con ciò di cui gli altri hanno bisogno. A patto di desiderare veramente di partecipare all’evoluzione comune e di accettare il compito che ci è stato dato, non siamo responsabili di quello che facciamo vivere agli altri; la nostra limitatezza è relativa alla loro. L’Armonia Spirituale non corrisponde sempre a quello che chiamiamo riuscita sociale, economica o affettiva. L’Armonia Spirituale è il riconoscimento del Piano Divino e la nostra sintonizzazione con Esso. Il Piano Divino è ciò che possiamo trovare di più bello e di più soddisfacente; conformarvisi è la più grande realizzazione raggiungibile. Partecipare a quello che la vita ci propone, interagire con gli altri, servire e amare o permettersi di essere serviti e amati quando è il caso, questo significa armonizzarci col Piano dell’ASSOLUTO.
9° Regola- Non incolpare nessuno di quello che succede ma ringraziare ogni cosa, situazione e persona per il messaggio-insegnamento che ci porta.
Anche gli altri, come qualunque cosa succede intorno a noi, sono strumenti-maestri del nostro Destino. La loro consapevolezza è relativa alla nostra e ci portano sempre l’occasione di prendere conoscenza di quello che siamo oggi, del nostro livello di evoluzione, del ruolo che l’ASSOLUTO ci ha affidato. Pertanto nessuno può essere ritenuto colpevole di quello che fa; ognuno esprime, in ogni circostanza, il meglio che può.
10° Regola- Dare Amore e Fiducia a ognuno, noi compresi.
Tutto partecipa a un piano comune. Nulla di ciò che esiste, o succede, è al di fuori della Volontà Divina. La vita serve a osservare, conoscere e sperimentare il senso profondo della vita stessa e delle Leggi Spirituali che sono nascoste dietro a essa. L’Amore e la Fiducia sono le uniche forse che possono cambiare qualcosa perché sono forze dolci, non coercitive; non provocano reazione o resistenza se sono offerte senza essere imposte. Si! Il vero Amore non s’impone; Esso sa starsene in disparte, non ha fretta, non incolpa. Un bacio imposto fa più male di un pugno; una pace imposta fa più male di una guerra. Una dolce benedizione, pronunciata nel nostro cuore, da lontano, è più efficace di qualunque affettata, pietosa dimostrazione d’amore. In fine, questo Amore e questa Fiducia devono essere dati anche a noi stessi perché anche noi siamo un altro per gli altri. Ogni nuova cognizione deve essere sperimentata su di noi e sugli altri. Ciò che ci arriva dagli altri serve da specchio di ciò che è dentro di noi; ciò che scopriamo e maturiamo dentro serve da specchio di ciò che sono gli altri. Così gira la Vita: un andare e venire di situazioni, di occasioni, con i suoi alti e i suoi bassi, come la Ruota della fortuna, il numero dieci delle carte dei Tarocchi. Ma la Ruota, vista da lontano, è Una e Perfetta. La Vita, vista da dentro sembra imperfetta e crudele; staccarsene per osservarla da rispettosa distanza ci permette di scoprire la sua Infinità, Eterna, Divina Perfezione.

Lucien Bruchon
www.spiritualitaolistica.it

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