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L’Amore è trasformazione continua, un continuo processo di trasformazione doloroso, irreversibile, irrinunciabile. Rilke riflettendo sull’amore di Maria Maddalena per Gesù ci ha suggerito che la perdita di lui, la perdita dell’oggetto d’amore, è condizione indispensabile perché quell’esperienza amorosa, spirituale e passionale assieme, tra due individui così particolari ma anche così universali e paradigmatici, si realizzi pienamente. L’amore transita attraverso una perdita.

E’ la perdita della centralità dell’Ego, dei suoi “bisogni”, la sua costante lateralizzazione che libera e rende pienamente viva e vitale la nostra esperienza d’amore. Luigi Zoja ci dirà anche che l’unione con l’oggetto d’amore non è un fine, ma uno strumento archetipico, numinoso, necessario per il raggiungimento di una nuova condizione a sua volta dotata di un nuovo senso e significato.
In questo caso l’amore ha un preciso carattere di sacrificio ma anche al tempo stesso di vera iniziazione. L’innamoramento dunque non promuove solamente un rapporto con la persona amata quanto invece un rinnovamento profondo di chi ama. E ancora una volta risplendono luminose le parole di Raimon Panikkar :
“Un simbolo senza Amore, senza simpatia, senza partecipazione non è un simbolo. Se toccando il simbolo non tocco me stesso, quello non è un simbolo. Il simbolo è soltanto quando io ci sono, e allo stesso tempo, non ci sono, perché c’è di più. […] Quando io penso il simbolo, il simbolo comincia a sparire. Se cerco cosa significa, il simbolo comincia la sua dissoluzione…. Il simbolo è pura “relazione”, relazione vissuta. La relazione è così forte che svuota me, svuota te ed è soltanto relazione nella relazione, “ci sei tu e ci sono io”; l’importante della relazione non sono i poli della relazione, ma la relazione stessa.”

L’amore è il simbolo per eccellenza di trasformazione.
Eldo Stellucci.
Fonte: Eldo Stellucci
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