Il capolavoro virtuosistico di “ingegneria dell’interiorità” costituito dall’insegnamento evangelico fonda su di un principio semplice quanto radicale, che la psicologia contemporanea non ha ancora compreso e integrato a sufficienza.
Gesù insiste nell’affermare che c’è uno e un solo male da cui l’essere umano deve guardarsi senza sosta e che questo male è l’incapacità di amare. Egli mostra come qualunque sofferenza, fisica o emotiva, denunci un’insufficienza d’amore: la cosa eclatante e rivoluzionaria è che tale insufficienza, secondo Gesù, non è mai nell’amore ricevuto, ma nell’amore dato. Gli uomini, stando alle sue parole, non soffrono perché non sono amati abbastanza, ma perché non amano abbastanza. Questo punto è cruciale perché restituisce all’essere umano una piena sovranità su se stesso e sulla propria salvezza. Nessuno è in diritto di lamentarsi per la propria sorte, poiché ognuno, ascoltando la Sua parola, riceve le istruzioni necessarie ad aumentare la propria capacità di amare. Aumentarla fino a che punto? Fino a un grado estremo, oltre l’inerzia naturale dell’istinto di sopravvivenza, oltre ogni meccanicismo imposto dalle leggi della fisica e della biologia. L’Amore deve divenire perfetto, deve includere il nemico, deve includere ciò che la vita naturale non può amare, perché il nostro stato di coscienza si conformi al divino che siamo chiamati a realizzare:
«…amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.» (Mt 5, 44-45)
Nell’impresa che Gesù realizza in primis nella sua stessa persona e alla quale, non contento, sollecita chiunque intende ascoltarlo, dobbiamo scorgere l’estremismo folle e geniale di coloro che superano i limiti di ciò che era ritenuto possibile e regalano all’umanità una nuova prospettiva sul mondo.
Gesù è ossessionato dall’Amore e le prove cui sottopone se stesso non sono che le tappe di un allenamento strenuo volto a ridefinire, nei fatti e non “filosoficamente”, il significato stesso del verbo “amare”. Il significato dell’amore viene letteralmente raddoppiato nella sua portata sino alla vetta di un’inclusione totale. La scoperta straordinaria di Gesù è che sì, è possibile trasformare il funzionamento dell’apparato psicofisico umano -ridefinendone i parametri sul piano fisico, emotivo e mentale- di modo che questo possa farsi strumento di una performance virtuosistica: seguendo passo dopo passo le indicazioni evangeliche l’interezza dell’energia psicofisica viene riconvertita in amore; e l’amore che non è più uno stato transitorio e parziale, sempre contrapposto ad emozioni antitetiche, ma nel quale ogni possibile evento psicofisico torna a riconvertirsi, questo amore integrale è l’Amore Perfetto, la “performance” interiore che i Vangeli insegnano a realizzare. In esso svaniscono ogni sofferenza e la paura stessa della morte da cui questa originava:
«Nell’amore non c’è timore; anzi, l’Amore Perfetto caccia via il timore» (1 Gv 4, 18)
Non avendo più contrari, l’Amore Perfetto integra ogni aspetto della realtà percepita sia sul piano interiore che esteriore. Allora, l’atleta dell’Amore scopre qualcosa di sorprendente: ogni attrito con l’esistenza scompare. L’Amore Perfetto, un amore non astrattamente “spirituale”, ma concreto, passionale, vissuto in ogni fibra del proprio essere, divampa come un incendio di trasporto, di tenerezza, di erotismo, di benevolenza traboccante. Esso consuma letteralmente ogni sofferenza, ogni trauma, ogni ferita, ogni resistenza nei confronti del fluire naturale e gioioso della vita. Nel Fuoco dell’Agàpe nulla resiste, i demoni arretrano, ogni timore si dissolve. Nel cuore straripante di chi si è fatto discepolo del Cristo divampa la Gioia: è la Grazia, il dono finale del Regno di Dio.
«…ecco il Regno di Dio è già in mezzo a voi!» (Lc 17, 21)
Sorge così una letizia incommensurabile: la beatitudine derivante dal guardare ogni singolo essere, persino il più infimo, con occhi innamorati, trasporta infine l’uomo redento -l’uomo guarito dal male della durezza di cuore- nella felicità perfetta cui da sempre era destinato; questa stessa esistenza, in ogni istante, gli appare allora già simile al Regno dei Cieli.
«Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.» (Gv 15, 11)
Il corso dedicato ai Vangeli come manuale di lavoro su di sé non ha altro scopo che mostrare quali sono, nei fatti, le indicazioni fornite da Gesù per determinare una simile trasformazione e come è necessario metterle in pratica.
Queste indicazioni sono principalmente cinque:
- Non giudizio
- Disattivazione della proiezione
- Non esternazione
- Amore per i nemici
- Trasmutazione dell’emozione negativa ovvero: “prendere la propria croce”.
Ho spiegato i primi quattro punti nei miei precedenti interventi su Radio Visione Alchemica. Non perdetevi il prossimo incontro di martedì 16 marzo, in cui parlerò del quinto punto, ovvero del significato trasmutativo della Croce!
Grazie all’autore Alessandro Baccaglini
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MEDITAZIONE CON ALESSANDRO BACCAGLINI “PAROLE DI GESU'” Musica di Emiliano Toso – The Miracle of Life
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