L’Albero è il simbolo archetipo dell’individuazione nella vita che cresce.
E’ considerato immortale, perchè i suoi semi continueranno a vivere, le sue radici riparano e rinvigoriscono, è la sede di un’intera catena alimentare di Vita.
Come la donna, l’albero ha le sue stagioni e le sue fasi di crescita, ha il suo inverno, la sua primavera.
Gli alberi erano oggetto di profonda devozione poichè simboleggiavano la capacità di morire e tornare in vita, e per quanto di vitale sapevano dare: legna da ardere e per cucinare, rami per le culle, bastoni per camminare, capanne per ripararsi, medicine per la febbre e la possibilità di arrampicarsi per guardare lontano e, se necessario, nascondersi al nemico.
L’albero era davvero una Grande Madre Selvaggia.
L’albero da frutta nei tempi antichi era chiamato l’Albero della Vita, l’Albero della Conoscenza, l’Albero della Vita e della Morte, o l’Albero della Sapienza. A differenza degli alberi che hanno aghi o foglie, l’albero da frutta offre cibo generoso e non cibo solamente, perchè raccoglie acqua nei suoi frutti.
L’acqua, il liquido primario della crescita e della continuità, viene assorbita dalle radici, che nutrono l’albero con un’azione capillare – una rete di miliardi di plessi cellulari troppo piccoli perchè si possano vedere – e l’acqua arriva nel frutto e lo ingrossa in una cosa mirabile.
Per questo si pensa che il frutto sia investito d’Anima, di una forza vitale che si sivluppa dall’acqua e contiene acqua, aria, terra, cibo, seme e inoltre ha un gusto divino.
Le donne nutrite con il frutto e l’acqua e il seme dell’opera nelle ‘foreste del sottosuolo’, psicologicamente sono altrettanto ingrossate; la loro psiche è gravida e continua nella maturazione.”

Clarissa Pinkola Estès

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