Grazie all’amico Lorenzo Gambelli per avermi dato il permesso di condividere una sua esperienza e colgo l’occasione per scrivere di un’altra esperienza.
Condivido il pensiero di Lorenzo, si può imparare grandemente da chi è stato addestrato dalla vita.
Mi conferma ciò che pensavo riguardo all’esperienza di un’altra amica, Chiara. Il suo recente vissuto mi ha decisamente fatto credere ancor più che la Vita è la vera maestra. Chiara per tre mesi ha assistito la sua mamma in ospedale, il marito poteva stare a casa ed invece no, le è stato sempre accanto per aiutarla con la mamma.
Lei dormiva su una sedia in ospedale e lui in auto per essere pronto a sostenerla in questa prova e per accoglierla la mattina, quando lei stanca per la notte trascorsa, si appisolava sul sedile dell’auto per poi tornare in ospedale, per andare a prenderle un caffè, per esserle vicino… con tutto il suo Amore!
Certo casa loro era un po’ distante dall’ospedale ma non così tanto da giustificare la sua presenza così premurosa.
Questo è Amore e la vita lo mette alla prova in due aspetti in una sola volta, l’amore filiale e l’amore del marito.
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Dopo aver letto l’esperienza di Lorenzo ho pensato a lei, la mia cara amica, due storie che si svolgono in ospedale, dove ognuno impara la sua lezione, entrambi persone in cammino Lorenzo e Chiara, quanti corsi e percorsi evolutivi ma ambedue dopo questa esperienza giungono alla stessa conclusione.
La Vita insegna, la vera maestra che ci insegna ad essere maestri nella vita!
Questa frase l’ho scritta ad una persona che mi poneva una domanda sulle prove che stava affrontando e l’ho fatto pensando a Chiara ed ecco che stasera arriva la conferma di Lorenzo.
Patrizia Pezzarossa
Il 10 di dicembre cado dalla bici, ambulanza, ricovero e intervento chirurgico per ricomporre la frattura plurima scomposta del collo del femore. Nei quasi 10 giorni di ospedale condivido la stanza con Rinaldo, anche lui ricoverato per la rottura del femore. Rinaldo è un classe 1923, soprattutto è l’unico vero maestro di vita che ho conosciuto. Mai un lamento, mai una polemica, mai un imprecazione. Sempre gentile e premuroso con gli infermieri, con i dottori, con il suo compagno di stanza e con i figli e i nipoti che venivano a fargli visita. Sempre meticoloso e preciso in ogni piccola e grande attività nella quotidianità ospedaliera, dal fare la pipi nel pappagallo al rompere le fette biscottate nel latte.
Quanto era bello ed emozionante sentire i racconti dalla sua voce, dalla voce di chi ha fatto la storia, i racconti della sua guerra, di come, nel campo di concentramento vicino a Norimberga, riusciva ad ottenere un po’ di pane bianco al posto del solito pane nero offrendo le sue sigarette alle guardie tedesche, anche se alle volte non bastava e rimaneva con il pane nero e senza le sue sigarette.
Negli ultimi anni ho letto molti libri per cercare di diventare consapevole del risveglio, dell’amore e della crescita spirituale, ho frequentato corsi, ho frequentato assiduamente e persino vissuto in un monastero dove si praticavano il kung fu, il Tai Chi, la pranoterapia e tante altre attività olistiche e spirituali.
Ma ho imparato una cosa, ovvero che alle volte uno strano scherzo del destino fa sì che sia necessario essere operati e ricoverati in una stanza di ospedale per conoscere un vero maestro di vita. I maestri di vita sono ovunque e si manifestano senza un tuo preciso atto di volontà, senza una particolare ricerca.
Alla fine il vero maestro di vita è “Rinaldo” che sistema le fette biscottate nel latte in maniera precisa e meticolosa in una stanza di ospedale, che piange con i figli perché non sa dove andare ad abitare dopo il ricovero perché non vuole fare un torto a nessuno di loro.
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Non appena ricomincerò a camminare e a guidare la macchina la prima cosa che farò è andare a trovare Rinaldo, per stare vicino di nuovo ad un animo gentile e pieno di grazia, lo abbraccerò e gli dirò grazie per la lezione di vita che mi ha dato in quei 10 giorni di ospedale.
Grazie maestro.
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Lorenzo Gambelli
Immagine: Autore Adi Holzer