Partendo dall’affermazione di Jung: “Gli dei sono diventati malattie”, Hillman ne “La vana fuga dagli dei”
parla del concetto di patologizzazione, quale autonoma capacità della psiche di creare malattia, stati morbosi, anormalità e sofferenza negli esseri umani.
Questi stati possono evidenziare, attraverso la fantasia, l’immaginazione, i sogni e gli stati alterati di coscienza fino a veri e propri stati ossessivi o paranoidi, forti e riconoscibili elementi mitologici, i quali veicolano figure archetipali esprimibili in ultima istanza come dèi, nel mondo occidentale principalmente rappresentati dai personaggi del Pantheon Greco.
Sono note tramite la letteratura del periodo sia le attribuzioni e le sfere di influenza prevalenti di ogni singola divinità greca (ma non solo, anche quelle di altre tradizioni e culture), come pure le loro manifestazioni estreme: tradimenti, battaglie, generazione di carestie e pestilenze, violenze efferate, vendette spietate, sino a furti e truffe, seduzioni contro la volontà del sedotto ecc.
È da rilevare che queste manifestazioni possono aver luogo tra umani “posseduti” temporaneamente da una divinità, a opera di un dio verso uno o più terrestri, con motivazioni più o meno accettabili o puramente arbitrarie, al limite nella totale incolpevolezza degli umani coinvolti, trattandosi di diatribe tra dèi (Demetra che inaridisce i raccolti come ritorsione per il ratto di Persefone a opera di Ade).
Tutto ciò realizza secondo Hillman, l’infirmitas dell’archetipo, ovvero la psicologia anormale degli dèi, in perfetta analogia con la patologizzazione che, come dimostrato non appartiene solo agli umani; e allora, noi siamo in armonia con gli archetipi sia quando siamo tormentati, o agiamo i peggiori impulsi, sia quando ci troviamo in benefici stati di trascendenza.
Di grande portata sono le conclusioni a cui conduce questa visione:
- La guarigione necessita della integrale comprensione dell’archetipo in azione nella persona sofferente, altrimenti ci si arresta a sterili giudizi clinici, o moralistici;
- La proiezione degli elementi negativi e di ombra in una figura che assomma tutto il distruttivo e patologico possibile (il Diavolo) è erronea, in quanto negli archetipi esistenti questi elementi coesistono con quelli positivi;
- Il Peccato Originale si spiega con il peccato degli Originali. Le nostre anormalità rispecchiano le anormalità originarie degli dèi le quali, essendo antecedenti, rendono le nostre possibili.
Esiste una possibilità di superamento definitivo della sofferenza portata dall’infirmitas degli archetipi? Hillman dal canto suo, sino ai suoi ultimi giorni ha sostenuto il primato della mente, della consapevolezza, dell’attenzione, dell’anima (il fattore umano sconosciuto che dà significato agli eventi) quali strumenti personali necessari a orientarsi nella Psiche nella quale siamo tutti immersi.
E’ quindi inutile fuggire dagli dei… ritornano nelle nostre passioni, nel nostro stare male, nel nostro stare bene… e Hillman ci ripropone una modernissima visione del politeismo come strumento di indagine della Psiche.
di Maria Castronovo
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