Temperanza viene da temperare e, come nel caso delle matite, vuol dire predisporre nel migliore dei modi noi stessi per operare funzionare nel migliore dei modi.
La temperanza è, tra le virtù quella meno compresa, la più derisa e la più negata, nella società attuale. Viviamo in un mondo che rinnegando le sue tradizioni e la sua origine culturale nella filosofia Greca e Cristiana ed ha associato alla parola libertà nuovi significati, inserendovi l’avidità, l’egoismo e il consumo personale.
Si è passati così dall’idea di libertà intesa come assenza di costrizioni, “libertà dalla tirannide” (partecipazione alle scelte che abbiano un impatto sulla propria vita) ad un nuovo significato di “libertà di poter fare tutto quello che si vuole”.
L’idea stessa di contenere i propri istinti e le proprie pulsioni sembra, non solo, essere fuori moda ma anche poco desiderabile. Come potrebbe funzionare questa società se le persone sapessero moderare le proprie pulsioni? Come potrebbero mai arricchirsi le multinazionali con la vendita dei loro gadget tecnologici, le banche con il credito al consumo, il gioco d’azzardo, se improvvisamente le persone imparassero a “dominare” le proprie pulsioni, i propri istinti e le proprie passioni?
A torto si presenta la virtù della temperanza come sinonimo di castità: astinenza dalle cose piacevoli e allo stesso tempo pericolose.
- Paolo nella lettera ai corinti dice:
«Tutto mi è lecito!». Ma non tutto giova.
«Tutto mi è lecito!». Ma io non mi lascerò dominare da nulla.
La temperanza quindi è un atteggiamento molto più ampio e molto più intelligente della castità. La persona temperante non si astiene per precetto o per pudore ma si pone in modo moderato nei confronti del consumo di beni (oggi potremmo dire ha una coscienza ecologica) ricavandone il massimo beneficio senza mai divenirne schiava. Il suo comportamento è rivolto sempre al Bene. In questo atteggiamento ricerca Pace e Felicità.
Qualcuno potrebbe dire: “Perché mai non devo seguire i miei impulsi? Fanno tutti così”. La risposta è semplice e banale: alcuni comportamenti sono dannosi e conducono l’essere umano velocemente verso la infelicità, si attivano per la ricerca del piacere e generano sofferenza. Il rapporto deformato con il cibo, il consumo di sostanze, un uso smodato del proprio corpo e della propria sessualità, l’incapacità di gestire impulsi ed emozioni, ostentare la propria superiorità, sviluppare un attaccamento eccessivo con il danaro creano vite infelici, ricche solo di solitudine e sofferenza.
La virtù della temperanza prevenire la formazione di comportamenti dannosi e sviluppa il dominio di sé.
Gli antichi prima (da Platone ad Aristotele a Cicerone) e il cristianesimo successivamente, affermavano che i piaceri sono tutti leciti e conducono alla felicità solo ed esclusivamente se il loro uso è conforme alla ragione. Quando invece sono eccessivi conducono all’infelicità. Il vizio nasce quando un istinto prende il controllo della ragione. La temperanza è una virtù essenzialmente pratica fatta di auto-osservazione e auto-correzione del proprio comportamento e si manifesta in tre campi di applicazione:
- le pulsioni alimentari,
- gli istinti sessuali, e
- le emozioni distruttive.
Luciano Cassese
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