Le api sono da sempre investite del più profondo ed inspiegabile mistero, agli occhi degli antichi l’ape era una messaggera, che “viaggiava sui sentieri della luce” portando con sé i messaggi che gli uomini inviavano agli Dèi. Le api sono allevate da migliaia di anni per la produzione del buon miele, ma i loro favi venivano depredati già da tempi molto più antichi dell’ avvento dell’ apicoltura come fonte primaria di cera assai usata nella fabbricazione di candele. Nell’ antico Egitto i rimandi simbolici alla luce e al colore dorato del miele fecero dell’ ape un insetto solare, nato dalle lacrime del Dio Sole “Ra”. Quando le sue lacrime caddero a terra, vennero trasformate in api che costruirono arnie e produssero miele. Ciò fece sì che la cera d’api venisse onorata come sacra e che le candele fatte con la cera d’api venissero usate unicamente dai capi spirituali.
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E’ noto che la cera era usata dagli egizi anche per la mummificazione. E’ curioso, però, notare che il termine “mummia” non è di origine egizia; esso deriva dall’arabo “mum” o “moum”, cioè la cera con cui i figli del Nilo impregnavano le fasce nelle quali avvolgevano i cadaveri, ma che pure i Persiani e gli Sciiti adoperavano per ricoprire i loro morti, al fine di impedirne la decomposizione. Non solo gli egizi, ma svariati popoli trassero lezioni dall’ organizzazione sociale delle api, dove le operaie provvedevano al reperimento e trasporto del nettare e del polline, alla costruzione e pulizia del favo, alla nutrizione dei giovani e alla difesa dell’ alveare. Emblemi della diligenza e del coraggio, incarnavano virtù spirituali e politiche meno evidenti. La loro regina (allora scambiata per il Re) era il simbolo della regalità, e loro, in quanto “esseri di fuoco” alati, erano associate alla purezza e rappresentavano l’ anima in molte culture mediorientali ed in tutta la zona che si estendeva dalla Siberia all’ Asia centrale e al golfo del Bengala.

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Se l’ape scomparisse, all’uomo resterebbero quattro anni di vita.
Albert Einstein

In Grecia, lo stesso Zeus sarebbe stato nutrito dalle api, o meglio nutrito di solo miele da sua madre Melissa. Il nome di Melissa deriva dal greco meli, “miele” e significa letteralmente “colei che è datrice di miele”, “colei che offre il miele”. Melissa, in origine, era dunque considerata un’ape mellifera, ed al contempo la regina di tutte le api. Nelle leggende greche, ella ci viene descritta come una bellissima principessa cretese, certe volte come una materna Ninfa del Miele, che aveva nutrito il piccolo Zeus nel tempo in cui il grande dio patriarcale non era ancora l’onnipotente padre degli Dei, ma il grazioso figlio della “vergine Dea”. .
Melissa fu definita proprio “vergine Dea” perchè aveva la facoltà di essere autogenerativa, proprio come le api che possono riprodursi senza l’unione sessuale con il maschio. Quando Zeus crebbe, per ringraziare la principessa delle sue dolci cure, decise di liberarla del suo semplice corpo di donna mortale e la trasformò in ape. Si racconta anche che le api chiesero a Zeus (quando divenne un dio) di poter avere un pungiglione per potersi difendere dagli uomini che le rubavano il miele. Zeus non gradì la loro richiesta, ma le accontentò, avvertendole che qualora avessero usato il pungiglione avrebbero pagato con la vita..
Secondo un’altra leggenda, Melissa era una Sacerdotessa dedicata a Demetra, depositaria delle segrete conoscenze e dei sacri riti misterici della Dea, sui quali aveva giurato di mantenere l’assoluto silenzio. Infastidita da un gruppo di curiose, che la istigavano a rivelare i suoi saperi, ella negò senza mai cedere, fino a quando le donne, deluse ed infuriate, la uccisero facendola a pezzi. La Dea vide ciò che era accaduto e trasformò il corpo straziato della sua amata figlia in uno sciame lucente di api, che si levò leggero e volò verso l’infinito per ricongiungersi a Lei. Le sacerdotesse della grande dea madre Demetra a Eleusi erano proprio chiamate “api”. I greci antichi ritenevano che le api fossero nate spontaneamente da cadaveri di animali, e che perciò simboleggiassero la resurrezione e la rinascita.
Le veneravano in quanto sacre messaggere che portavano le preghiere dalla Terra al Cielo, ogni cosa creata da queste sacre creature, come il miele o la cera, era considerata un dono degli dei. Secondo le leggende nordiche esse affioravano sulla terra da un sotterraneo mondo incantato, dove vivevano insieme alle fate. Si riteneva che possedessero virtù profetiche, per questo se ne osservava il volo per divinare e determinare il futuro, e che fosse portatrice del fuoco divino.
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L’ape è, fra gli insetti, quello cui è stata dedicata maggiore attenzione. Le api sono un bioindicatore dell’ambiente, oltre a produrre il pregiatissimo miele, trasportano il polline e trasformano il mondo in cibo. Esse rappresentano gli imenotteri sociali per eccellenza, in quanto occupano uno dei livelli evolutivi più elevati tra gli insetti, soprattutto per quanto riguarda la trasmissione d’informazioni.
In un’ immagine poetica di bruciante desiderio, Kama, il dio hindu dell’ amore, appare con una corda d’arco fatta di api. Nell’arte indu, Vishnu viene anche ritratto come un’ ape posata su un loto e Shiva come un’ ape sopra un triangolo. Le antiche dee mediterranee delle api in Egitto, Mesopotamia, Grecia e Roma sono connesse con la dea indiana Hindu: Brahmari Devi, la dea delle api, nelle sue connessioni con gli insegnamenti inerenti i chakra. Questi sette reami della coscienza emanano dal primo suono – il pulsare del tamburo cosmico – il battito del cuore della Dea.
La Maha Devi (o Grande madre), la Kundalini, si manifesta in forma di suono come un’ape regina (Brahmari Devi) circondata da nuvole di api ronzanti. In ambito rituale nel mondo celtico e in Mali, con il miele fermentato e acqua consumata, si ricavava una bevanda chiamata “il vino degli dei” conosciuta con il nome di idromele. Nella mitologia indo-europea, l’idromele è la bevanda tipica dell’aldilà, nel mondo celtico come in quello germanico, è simbolo di immortalità. Questa bevanda unisce la sacralità dell’ape, quale animale messaggero celeste che trasforma il sole in miele, e la sacralità dell’acqua vista come la linfa vitale che scorre nelle vene della madre terra, rendendo l’idromele sacro presso i Celti, come essenza del divino nell’unione fra cielo e terra..
Dalla sua preziosa cera si modellavano le candele, strumenti di luce nel buio, ovvero ciò che permette di vedere anche nella più fitta oscurità, e di riconoscere sempre la verità al di là dell’illusione. La cera ha sempre costituito un elemento prezioso ed in stretto rapporto con le energie vitali. Il suo rilevante uso nei riti magici di vari paesi sta a indicare certamente la grande considerazione ch’essa ebbe.
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Si ritiene che le candele di cera d’api puliscano e purifichino l’aria,  oltre ad emettere salutari ioni negativi. La cera d’api produce una luce molto più intensa, con una bellissima aura dorata e minor tremolio. Essa è inoltre naturalmente aromatica e ha il profumo dolce del miele. Le candele di cera d’api ardono più a lungo, non gocciolano né producono sostanze nocive come fuliggine e fumo. Negli insegnamenti cinesi del Feng Shui, le candele di cera d’api portano in una stanza l’energia (ch’i) del fuoco, cosa che si ritiene alimenti la passione e l’espressività.



Forse qualche forma di intelligenza a noi ancora sconosciuta ha già cercato di darci un segnale anche su questo argomento? Il 25 giugno del 2004, una formazione crop circle (cerchi nel grano) è stata segnalata a Milk Hill, Wiltshire, in Inghilterra. Sembrava un’ape sull’alveare, infatti hanno chiamato questo crop circle “the Bee” ovvero l’ Ape. Non solo le api, ma tutti gli animali, se hanno la possibilità di scegliere, evitano il cibo OGM  e preferiscono il cibo biologico al cibo convenzionale con pesticidi. Solo l’uomo sembra non distinguere tra cibo puro e cibo avvelenato. Per proteggere la nostra salute e la salute di coloro che amiamo, è oggi di vitale importanza non credere passivamente alle informazioni date dai media, ma cercare informazioni corrette e complete, leggere le etichette e scegliere il nostro cibo con consapevolezza.

Fonte: http://www.mutatemente.com/api.html


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