Un principe indiano, molto orgoglioso, con un grande seguito, sontuosamente adornato, un giorno se ne andò a fare una spedizione di caccia. Suonando trombe e corni di vacca, entrarono in una giungla e dopo aver ucciso molti uccelli selvaggi, cinghiali, daini veloci e tigri feroci e crudeli, il principe e il suo seguito scoprirono che avevano smarrito la via.
Avevano del cibo, ma niente acqua, e sebbene galoppassero nella giungla alla ricerca frenetica d’acqua, non riuscirono a trovarne. Si resero conto che non avevano neanche un riparo contro il pericolo di animali selvaggi predatori durante la notte, che si stava avvicinando velocemente.
Proprio quando il sole stava per scomparire dalla loro vista il principe, che stava cavalcando un po’ più avanti al suo gruppo, s’imbatté in una vecchia casetta fatiscente. Quando fu sceso da cavallo il principe spinse la porta senza chiavistello ed entrò .
All’interno era tutto buio tranne un debole raggio di luce che spuntava da un buco nel tetto.
“La casetta è sicuramente abbandonata”, pensò disperato, ma quasi senza speranza, il principe esclamò a alta voce: “C’è qualcuno?”
Con sua sorpresa una voce calma e ferma replicò: “Sono qui. Volete dell’acqua?”
II principe scrutò attentamente nella semi-oscurità, finché non scorse la forma di un uomo. Stupito del fatto che questa persona potesse conoscere i suoi pensieri ancora prima di incontrarlo o di fare la sua conoscenza, il principe chiese al suo ospite: “Chi siete ?”
“Sono solo un povero eremita,” fu la risposta.
L’eremita accese una lampada, e allora il principe chiamò il suo seguito.
Tutti furono sopraffatti dalla gioia ricevendo l’acqua offerta dal loro ospite in quell’eremo solitario nella giungla.
“Non avete paura di tigri e serpenti ?” chiese il principe all’eremita.
“Oh, no,” replicò il vecchio. “Le tigri sono i miei gattini, e anche i cobra sono i miei animali domestici. Loro ed io siamo amici, e ci scaldiamo sempre nella luce solare dell’ amore di Dio che è in ogni cosa.”
Mentre il principe scrutava l’ eremita con curiosità, egli fu colto dalla sorpresa alla vista di due cobra che pendevano come una ghirlanda dal collo del sant’uomo.
Quando il principe si avvicinò di più per poter guardare meglio i serpenti, questi sibilarono e alzarono la loro testa a forma di cappuccio, poiché sentivano le vibrazioni spiacevoli di paura e vendetta nascoste nel suo petto.
Proprio in quel momento si scatenò il panico fra i seguaci del principe, infatti un’enorme tigre del Bengala era entrata nella casetta !
Si sedette tranquillamente ai piedi dell’eremita e dopo aver ricevuto il suo premio di carezze dal sant’uomo, la tigre se ne andò lentamente nella foresta buia.
Stupito, il principe orgoglioso pensò: “Questo vecchio sembra buono e gentile; ci ha salvato la vita dalle bestie feroci e dalla sete bruciante. Vorrei farlo diventare ricco e prospero.”
Rivolgendosi all’uomo santo disse: “Venerando eremita, il vostro volto irradia gentilezza e sincerità. Apprezzo tutto quello che avete fatto per me e per il mio gruppo. Perciò vi dirò un segreto che vi permetterà di diventare molto ricco, un segreto che rivelo per la prima volta, e solo a voi.”
Così facendo il principe tiro fuori una pietra da sotto una piega del suo vestito.
Continuò: “Vi affiderò questo tesoro di famiglia, una pietra filosofale, cosi che possiate diventare ricco usandola. Questa pietra produttrice di oro è stata data a mio padre da un grande alchimista. Essa ha il potere di trasformare in oro tutto quello che toccherete con essa. Potete usare la pietra filosofale ogni giorno per un anno intero per trasformare in oro tutte le pietre e rocce che volete, e poi venderle per costruire qui un palazzo dorato. Ritornerò fra un anno a farvi visita e per riprendere la mia preziosa pietra filosofale che per me conta più della mia vita. Non perdetela !”
L’eremita non volle accettare la responsabilità, ma dopo le ripetute insistenze del principe egli acconsentì a tenere la pietra filosofale. II principe vide che l’eremita la ripose distrattamente sotto la cintura leggera di indumenti alla cintola. (Molte persone in India portano i soldi in questo modo al sicuro dai borsaioli !). Poi il principe partì. Dopo un anno, il principe ritornò di nuovo con il suo seguito aspettandosi di vedere, invece della casetta malandata dell’eremita, un sontuoso palazzo. Però fu meravigliato quando vi trovò ancora la stessa casetta, e l’unico cambiamento era che si trovava in uno stato più decrepito che mai.
Sceso da cavallo il principe passo dalla porta della casetta con fare brusco ed esclamò: “Oh eremita, sei vivo?”
La profonda voce sonora dell’eremita rispose: ‘’Ma si, Principe. Benvenuto nella mia umile casa.”
Senza indugiare nelle cerimonie il principe espresse i suoi sentimenti: “Che cosa è mai successo ? Cosa avete fatto con la mia pietra filosofale ? Perché non l’avete usata per diventare ricco?”
L’eremita sembrò riflettere per un momento. Quindi replicò:
“Dunque, dunque, cos’e tutto questa chiasso per una pietra ?
E per il mio diventare ricco? Non voglio essere più ricco di quanta non lo sia già.”
II principe fu allarmato. Forse la sua preziosa pietra filosofale era stata persa per negligenza dal vecchio eremita.
“Non vi ricordate,” imploro con tono preoccupato: “la preziosa pietra filosofale che avete riposto sotto la vostra cintura un anno fa? Che cosa ne avete fatto? “Oh si, ora ricordo tutto di quella vostra preziosa pietra,” replicò l’eremita.
“Ero profondamente immerso nel pensiero dello Spirito, quando un giorno andai a bagnarmi nel fiume, e penso che la pietra deve essere caduta allora dal mio indumento.”
“Ho perso tutto!” gridò il principe e svenne. L’eremita lo riporto alla conoscenza, spruzzandogli dell’acqua fredda sul viso.
Dei membri del seguito del principe avanzarono minacciosi verso il vecchio. Ma l’eremita rise.
“Principe dalla testa d’ Idra, non pensavo che avreste fatto tanto chiasso per una pietra. Venite, seguitemi al fiume e la cercherò.”
“Che cosa? Cercare ora una pietra che è scivolata nella rapida corrente del fiume un anno fa?”
Imperterrito l’eremita comandò ad alta voce: ‘’Principe, venite tutti ! Non fate altra confusione, finché non avremo cercato in tutto il letto del fiume.”
Come sotto uno strano incantesimo il principe e il suo seguito risposero al magnetismo spirituale sottile dell’eremita; muti seguirono il vecchio santo al fiume.
Una volta arrivati, l’eremita chiese al principe di tirare fuori il suo fazzoletto.
“Tieni i suoi quattro angoli con le mani,” lo istruì, “Immergilo nell’acqua del fiume e prega:
“Oh Principe dell’Universo, artefice di tutte le pietre preziose, ridammi la mia pietra filosofale”.
Quando il principe tirò fuori dall’acqua il suo fazzoletto, vide con occhi stupiti e increduli, che esso conteneva quaranta pietre filosofali esattamente come quella che aveva persa. Esaminando ogni pietra trovò che ognuna di esse avrebbe tramutato in oro le pietre comuni sulla riva.
Quindi il principe legò le quaranta pietre filosofali nel suo fazzoletto e le rigettò nel fiume.
L’eremita e il seguito del principe esclamarono: “Perché l’hai fatto?”
II principe si volto al santo, e con le mani congiunte si inginocchiò ai piedi del vecchio.
“Onorato Santo, voglio avere quello che voi avete, visto che considerate le pietre che trasformano tutto in oro come ciottoli senza valore.”
E cosi accadde che il principe lasciò il suo regno terreno per imparare dal vecchio saggio eremita come raggiungere il regno imperituro della Spirito.
Questa storia illustra che le ricchezze terrene, per quanto possano apparire preziose, sono effimere e devono essere abbandonate dopo che il corpo e diventato freddo.
Invece di usare la vostra pietra filosofale della capacità di trasformare tutto in oro per gli affari e per acquisire solo delle ricchezze effimere, siate come l’ eremita che impiegò il suo tempo e la sua abilità per ottenere le ricchezze imperiture di Dio.
Se avrete Dio sarete ricchi oltre i sogni e, se necessario, pronti a gettare via dei milioni di denaro terreno con tanta facilità come se fossero ciottoli, per godere invece delle ricchezze imperiture dello Spirito.
Paramhansa Yogananda