Si disse il professore, il freddo Esiste
“In realtà, signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della Fisica, quello che consideriamo freddo, in realtà è l’assenza di calore. Ogni corpo o oggetto lo si può studiare quando possiede o trasmette energia; il calore è quello che permette al corpo di trattenere o trasmettere energia. Lo zero assoluto è l’assenza totale di calore; tutti i corpi rimangono inerti, incapaci di reagire, però il freddo non esiste. Abbiamo creato questa definizione per descrivere come ci sentiamo quando non abbiamo calore ”
“Neppure l’oscurità esiste. L’oscurità, in realtà, è l’assenza di luce. La luce la possiamo studiare, l’oscurità, no! Attraverso il prisma di Nichols, si può scomporre la luce bianca nei suoi vari colori, con le sue differenti lunghezze d’onda. L’oscurità, no!… Come si può conoscere il grado di oscurità in un determinato spazio? In base alla quantità di luce presente in quello spazio. L’oscurità è una definizione usata dall’uomo per descrivere il grado di buio quando non c’è luce”.
Questo disse Albert Einstein sconcertando il suo professore, era un ragazzo allora, un ragazzo speciale!
Allora vi chiedo, esiste la paura?
Stanotte l’ho vista!
Stavo per assopirmi ed è arrivato un pensiero su una persona che conosco e che ha detto una parola sere fa, una parola che ha continuato a girare nella mia testa in questi giorni, mi ha detto: tu hai un obiettivo con me! Come se avesse scoperto qualcosa che avevo tenuto nascosto!
Io un obiettivo, obiettivo è un termine molto freddo e duro, così lo sento ed io non sono ne fredda ne dura, obiettivo in questo caso vuol dire avere un fine, vuol dire aver fatto un calcolo, avere uno scopo, una strategia, una tattica, sono andata a vedere sul vocabolario per trovare conferma alle sensazioni spiacevoli che mi dava quella parola riferita ad un rapporto tra esseri umani.
Io posso avere un sogno, non un obiettivo, un desiderio, non un obiettivo, se c’è un bene comune non ci sono obiettivi… nei rapporti tra esseri umani non dovrebbe esistere questa parola, perché quella persona l’ha detta?
Paura ho pensato, mia o sua?
Paura ma cos’è, chi è?
Nell’oscurità della mia stanza, mi sono concentrata sulla paura, se scopro chi è veramente la paura, mi son detta, potrò comprendere meglio me e gli altri, obiettivo, sembra una parola per accontentare la paura, pianificare per non aver paura!
Mi sono concentrata in massima apertura, pronta ad incontrarla e non avevo paura, ero veramente determinata, voglio andare nel profondo delle cose e quest’occasione non me la voglio perdere, voglio vedere e magari parlare con la paura, voglio conoscere la sua origine, vederla in faccia!
Dopo un po’ di tempo, non so quanto, nell’oscurità è apparsa, era rannicchiata sotto a degli stracci lerci, miserrima la paura, così mi è apparsa! Ho sforzato la vista nell’oscurità per poterla vedere meglio, lei si rannicchiava ancor più al mio sguardo ma ero troppo decisa e non poteva scappare, finalmente ho visto il suo ghigno, un brutto ghigno da lupo pieno di cicatrici, la bava alla bocca, ha sollevato il labbro per intimorirmi ma non ho avuto paura…
Con un gesto veloce della mano le ho spostato lo straccio e lei si è ritratta ma ormai era scoperta, la parte alta del muso era umana, di donna, una donna lupo ho pensato. Incredibile come non avessi la minima paura ad affrontarla, mi meravigliavo io stessa, assenza totale di emozioni, c’era solo l’intento, vedere la paura! Ormai gli occhi abituati all’oscurità riuscivano a vedere tutto il volto della paura, finalmente mi guardò e vidi i suoi occhi, occhi gialli, grandi, tristi, spaventati! In quel momento ho provato una tenerezza infinita per quella creatura così martoriata, l’ho sentita parte di me e ho compreso…
La paura è assenza d’Amore, questo pensiero mi è balenato nella mente insieme alle frasi di Einstein lette chissà quando! La paura, la nostra paura è una parte di noi, la parte più nascosta, più fragile, più miserrima, più disperata quando non è amata! La paura è la trasfigurazione del non-amore, è l’assenza di luce, l’assenza di calore, la paura è assenza di tutto, è l’assenza del Tutto!
E’ lì che mi sono chiesta… in un moto di ironia… ma quanti siamo qui, dentro di me!!!
Poi mi sono sentita forte, di una forza che non avevo mai percepito in me, ero sdraiata ma mi sentivo in piedi maestosa e immensa; guardando la paura negli occhi le ho detto con dolcezza, vieni qui… ed in quell’attimo si è aperto un pianto struggente, mio o suo… forse nostro… e lei ha urlato e poi ululato dolorosamente fino a sfinirsi e dopo, mentre l’accarezzavo sulla testa pelosa, l’ululato è diventato sommesso, come un lamento… ha continuato finchè si è addormentata, la guardavo, l’orribile donna lupo, indifesa, se posso amare lei potrò amare chiunque mi sono detta!
Poi qualcosa è cambiato nel suo volto, si è trasformata, il volto da lupo era integro e rilassato, una lupa stupenda, si è alzata sulle zampe, maestosa e fiera e mi ha guardata con quelli occhi gialli, chiari come la luna, il suo sguardo mi è sceso nel cuore e nell’anima, si è avvicinata e ha posato il suo muso sul mio viso, fronte a fronte, lei lupo io donna, mi sono asciugata le lacrime… lacrime?
Mie?
Sue?
Nostre!!!
Vi risuona?
Donne che corrono coi lupi, la parte selvaggia talmente schiacciata da diventar paura, se riusciamo a guardarla negli occhi ritroviamo la nostra Forza per Rinascere, ritroviamo il nostro Potere, la Dea Ferina… cioè Fiera!
Io non ho obiettivi, io posseggo desideri e ho tutta la Forza dell’Amore per realizzarli!
Patrizia Pezzarossa
Om Shanti Amen
Testi di Visione Alchemica
®Riproduzione consentita con citazione della fonte.
Tratto da:
Donne che corrono coi lupi – Clarissa Pinkola Estés
La donna selvaggia porta tutto ciò di cui una donna ha bisogno per essere e sapere.
Porta il medicamento per tutto. Porta storie e sogni e parole e canzoni e segni e simboli.
Riunirsi alla natura selvaggia significa fissare il territorio, trovare il proprio branco, stare con sicurezza e orgoglio nel proprio corpo, parlare e agire per proprio conto, in prima persona, rifarsi ai poteri femminili innati dell’intuito e della percezione, riprendere i propri cicli. La donna selvaggia è intuito, veggenza, colei che sa ascoltare. Lei è idee, sentimenti, impulsi, memoria. E’ colei da cui andiamo a casa. E’ quello che ci fa andare avanti quando pensiamo di essere finite. Lascia impronte ovunque ci sia una donna che è terreno fertile. Vive in un mondo lontano che a forza si apre un varco verso il nostro mondo.
La Donna Selvaggia, intesa come forza psichica potente, istintuale e creatrice, lupa ferina e al contempo materna, ma soffocata da paure, insicurezze e stereotipi è la straordinaria intuizione che ha fondato una psicanalisi del femminile. E ha cambiato la vita di moltissime persone.
I territori spirituali della Donna Selvaggia, nel corso della storia, sono stati spogliati e bruciati, i cicli naturali costretti a diventare innaturali per compiacere gli altri.
Riparare l’istinto ferito, bandire l’ingenuità, apprendere gli aspetti più profondi della psiche e dell’anima, trattenere quel che abbiamo appreso, non volgerci altrove, proclamare a gran voce che cosa vogliamo… tutto ciò richiede una resistenza sconfinata e mistica.
La donna selvaggia è nel contempo amica e madre di coloro che hanno perso la strada, si sono sperdute, di tutte coloro che hanno bisogno di sapere, di tutte coloro che hanno un enigma da risolvere, di tutte coloro che vagano e cercano nella foresta o nel deserto.
La Donna Selvaggia in quanto archetipo, e tutto quanto sta dietro lei, è la patrona di tutti i pittori, gli scrittori, gli scultori, i ballerini, i pensatori, di coloro che compongono preghiere, che ricercano, che trovano, perchè tutti loro sono impegnati nell’opera di invenzione, ed è questa la principale occupazione della Donna Selvaggia. Come in tutte le arti sta nelle viscere e non nella testa.
Amare significa stare con. Significa emergere da un mondo di fantasia in un modo in cui è possibile un amore sostenibile faccia a faccia, un amore fatto di devozione. Amore significa restare quando ogni cellula dice: scappa! Poi si ritroveranno entrambi rafforzati , chiamati a una più profonda comprensione dei due mondi in cui vivono, uno terreno, l’altro dello spirito.
Andate e lasciate che le storie, ovvero la vita, vi accadano, e lavorate queste storie dalla vostra vita, riversateci sopra il vostro sangue e le vostre lacrime e il vostro riso finché non fioriranno, finché non fiorirete.
Le donne che corrono con i lupi sono le donne che credono in ciò che fanno, e sono anche quelle che si impegnano per recuperare le dimensioni di quell’istintualità e di quella creatività perdute, soffocate da schemi, limiti culturali e sociali. Sono quelle donne che riconoscono e danno voce alle proprie ansie, alle proprie frustrazioni riscoprendo il ruolo che la natura ha sempre assegnato loro. La donna ” lupo”, può trovare in se stessa la forza di volontà, il coraggio, e l’energia per cambiare il corso della propria storia individuale. Per riscoprire la propria natura ed avvicinarsi alla propria anima, è necessario abbattere i muri delle proprie paure, che ostacolano l’espressione del proprio essere e l’autentica conoscenza di sè. Conoscersi meglio, significa essere consapevoli; la consapevolezza del proprio essere e l’avvicinarsi alla propria anima, interrogandola, inevitabilmente rende libere…di essere, di agire…e di non accontentarsi di situazioni che in apparenza sembrano comode e semplici. L’essere consapevoli, quindi, rende liberi, ma nello stesso tempo leali prima di tutto con se stesse prima che con gli altri. Ogni donna sa, istintivamente, cosa merita di rimanere… cosa va allontanato… e sa quando restare…e quando andare via.