La cattedrale di Chartres sembra essere una concentrazione di simboli esoterici. La stessa struttura interna dell’edificio sembra che produca nel visitatore un effetto di elevazione spirituale grazie ad una spinta misteriosa, presumibilmente di natura magnetica e tellurica, che viene percepita come proveniente dal basso.
Questa forza, secondo gli esoteristi e gli studiosi vari che ne hanno studiato l’origine primaria, sarebbe la concretizzazione del simbolo della redenzione chi voglia raggiungere la verità divina.
La forza sarebbe resa più forte dal disegno di un enigmatico labirinto di forma circolare intarsiato nel pavimento della chiesa. Il labirinto della cattedrale di Chartres è diventato il punto di riferimento principale degli studiosi di enigmi esoterici di ogni tempo.
Peraltro l’intera pianta della cattedrale fu concepita secondo regole non convenzionali del periodo. E’ fondata sul calcolo del cosiddetto “numero aureo”: ogni distanza e tutte le proporzioni tra gli elementi architettonici dell’edificio sacro, sono regolate dal computo intorno alla cifra 1,618.
Uno dei tanti misteri della costruzione riguarda una particolarissima disposizione edile. Infatti, nell’ora di mezzogiorno del giorno del solstizio d’estate un raggio di sole penetra attraverso un punto di una vetrata.
La luce illumina una lastra di pietra rettangolare che è posta obliquamente rispetto alle altre pietre della pavimentazione. Il motivo di questo accorgimento architettonico rimane ancora un enigma.
La dettagliata analisi del celebre Fulcanelli delle sculture di questo sacro edificio e di altri elementi architettonici ed iconografici, dimostra che Notre Dame è una rappresentazione allegorica della Grande Opera alchemica che mira alla purificazione ed alla trasmutazione dello spirito dell’essere umano.
Studioso della Cabala ebraica, Fulcanelli stabilì una relazione tra l’arte gotica e i contenuti dell’argot arrivando alla conclusione che quest’arte fosse un “linguaggio occulto”. Tentò di decifrarlo.
In un primo luogo, Fulcanelli osservò che il “medaglione” posto nel mezzo dello zoccolo del portico centrale è un’allegoria completa dell’arte alchemica. Ciò avrebbe significato che il sacro edificio fosse un’opera marcata, proprio al centro della sua entrata principale, con il sigillo della filosofia ermetica. Questa allegoria è rappresentata da una figura muliebre, il cui capo raggiunge il cielo. E’ seduta, e nella mano destra regge due libri: uno è chiuso (l’aspetto occulto), l’altro è aperto (l’aspetto palese) dell’esoterismo. Nella mano sinistra, la donna tiene lo scettro dell’arte regale. Dinnanzi ad essa si eleva una scala con nove gradini. La scala sarebbero i gradini che i filosofi dovrebbero salire prima di raggiungere la conoscenza divina.
Lo zoccolo del portico centrale presenta anche due fregi, sovrapposti al due lati delle porte. Il fregio superiore rappresenta le virtù, mentre l’inferiore evoca i vizi. Una delle figure della parte sinistra del fregio sottostante raffigura un uomo nei pressi di una fonte, la quale sgorga dalle radici di un albero. E’ questa la raffigurazione della fonte della vita che sgorgherebbe dalla celeberrima quercia cava, narrata da Nicolas Flamel nel suo “Libro di Abramo Ebreo”. Il tema dell’albero cavo fu ripreso da altri celebri alchimisti rinascimentali, tra i quali Bernardo Travisano, il quale lo paragonò all’atanor in cui prenderebbe forma e sostanza l’elisir filosofale, la fonte primigenia delle acque della vita.
Inoltre, uno dei rilievi del fregio inferiore dello zoccolo di destra, mostra una donna seduta che colpisce con una pedata un uomo inginocchiatole davanti. Si tratta dell’allegoria della separazione del principio maschile da quello femminile, ovvero del disgiungimento del principio attivo da quello passivo necessario in ogni operazione alchemica. Nel rilievo seguente si notano un uomo ed una donna che litigano. Non è la rappresentazione della discordia, come i critici hanno interpretato, ma quella dei due principi vitali opposti: il fisso ed il volatile. La pietra ivi figurata preannuncerebbe il frutto della loro unione successiva e prossima, ossia la realizzazione della pietra filosofale.
I fregi superiori già accennati, quelli dedicati alle virtù secondo la spiegazione tradizionale ed ortodossa, contengono elementi in massima parte di natura ermetica. Si dice che fossero stati messi a punto dal vescovo esoterista Guglielmo Rebaut da Parigi nel secolo XII, e sottoscritti da personaggi del calibro di Victor Hugo, dal vero Cyrano de Bergerac valente cabalista, da Wolfang Goethe illustre scrittore che, di ermetismo, si sarebbe letteralmente nutrito. La chiave d’interpretazione di questi elementi sono i motivi allegorici inseriti nei medaglioni di pietra dei fregi.
Essi raffigurano principi alchemici universali: un uccello (principio della volatilità della materia), detto anche “uccello di Ermete”, il caduceo simbolo della prudenza chiamato in Alchimia “solvente universale”, una salamandra infuocata che per i cristiani è allegoria della castità e che per gli alchimisti rappresenta lo “zolfo filosofico”.
Il quarto medaglione rappresenta uno stendardo con tre punte. Oltre ad essere il simbolo della resurrezione di Cristo, le tre punte allegorizzano i tre colori della Grande Opera: il bianco, il rosso ed il nero.
Il quinto medaglione reca una croce, a rappresentazione dei quattro elementi basilari della natura: fuoco, terra, aria ed acqua.
Gli ultimi tre medaglioni raffigurano tre esseri animati: il leone, il mitico grifone, simboli alchemici rispettivamente degli elementi naturali fissi e volatili, ed un uomo che tiene in mano una costruzione che evoca l’atanor degli alchimisti ed una pietra, la Pietra Filosofale, finalità e sostanza ultima della Grande Opera dell’Alchimia.
Le interpretazioni alchemiche di Fulcanelli e quelle ermetiche del vescovo Guglielmo forse non identificano totalmente il programma scultoreo presente in Notre Dame di Chartres ma esse hanno di certo una valenza polivalente, ovvero si prestano ad una interpretazione che ogni studioso di alchimia potrebbe adattare.
Niente sembra essere casuale a Chartres, né il luogo dove è stata eretta la sua cattedrale né i piani per costruirla. Tutto sembrerebbe seguire un progetto preciso.
Attualmente la cittadina francese di Chartres conta poco più di quarantamila abitanti, ma al tempo in cui ne fu costruita la celebre cattedrale era poco più di un villaggio di contadini. Il primo segreto, dunque, sarebbe questo: perché fu scelto proprio questo luogo semisconosciuto e sperduto della regione dell’Eure, nel quale peraltro sorse anche la rinomatissima scuola di teologia e di filosofia? Un mistero che potrebbe essere spiegato soltanto attraverso la presenza nel posto, già in tempi remoti ed antecedenti l’espansione del cristianesimo, di situazioni particolari convoglianti verso la manifestazione del sacro.
Se è vero, com’è vero, che Iddio sia presente in ogni luogo della terra, esistono altresì luoghi in cui la sensazione della sua potenza è più sensibile che negli altri. Chartres sembra essere uno di questi luoghi, privilegiati.
Già i sacerdoti druidi fecero della collina di Chartres il “sancta sanctorum” delle divinità pagane. Vi riscontrarono una vena inesauribile di energie telluriche, cui diedero nome di wouivre intorno alla quale innalzarono templi votivi, dolmen e menhir. Durante l’evangelizzazione cristiana, nel borgo di Chartres fu eretta una chiesa dedicata al culto del santo monaco Gislebert. La chiesa fu distrutta da un incendio nel settembre del 1020 e proprio per questa regione il vescovo del tempo, Fulberto, ordinò la costruzione di un nuovo edificio sacro al capomastro Berengario e di un misterioso porticato sotterraneo che dava accesso ad una cripta dove era adorato come miracoloso il simulacro di una Vergine Nera. Ma un nuovo incendio divorò la costruzione di mastro Berengario.
Correva il mese di giugno del 1194, ma già sul finire dello stesso anno la curia fece dare inizio ai lavori della cattedrale, che attualmente è annoverata come il capolavoro dell’arte architettonica gotica in Francia.
La cattedrale, grandiosa, fu dedicata al culto della Madonna e completata a tempo di record, in poco più di venticinque anni, dal 1194 al 1220. La breve durata dell’esecuzione dei lavori costituisce un ulteriore mistero della cattedrale. Ma ancora più misteriosa fu la tecnica di costruzione usata, mai sperimentata fino ad allora. Fu necessaria l’erezione di sei torrioni per sorreggere provvisoriamente il peso della volta della cattedrale. Inoltre, chi fu l’ingegnere (diremmo oggi) che la progettò? Che la pose in essere in tempi talmente incredibilmente brevi? Da dove venne la mano d’opera dei lavoratori talmente specializzati nella fabbricazione di vetrate policrome, in sculture e in lavori eccellenti di rifinitura? Soprattutto, di chi fu la regia occulta dei temi, dei motivi esoterici e simbolici, dei quali la cattedrale di Chartres è traboccante?
Alcuni storici hanno ritenuto che la messa a compimento dei lavori fosse stata affidata alla congregazione detta “Les énfants de Salomon” (“I figli di Salomone”), una organizzazione laica di architetti, artisti e scalpellini, creata e gestita dall’ Ordine del Tempio.
I pochi documenti esistenti sulla realizzazione della cattedrale sono frammentari e spesso molto sibillini sotto il profilo storico. Vero è che la costruzione di cattedrali gotiche originali, in genere, cessò in Europa quando l’Ordine Templare fu eliminato, precisamente dopo l’anno 1315. Tra l’altro, tra il 1150 e il 1250 furono costruite in Francia oltre centocinquanta monumenti sacri in stile gotico (cfr. cattedrali di Amiens, Reims e Sens, Parigi, ecc.), maestosi per la loro complessità architettonica e maestosità scenica. Alcuni commentatori di storia medievale hanno ipotizzato che fossero stati costruiti non soltanto grazie alle conoscenze della suddetta organizzazione ed all’apporto logistico del Tempio, ma anche e soprattutto con i fondi di questo Ordine.
Un altro enigma si muove dalla considerazione della posizione in cui la cattedrale di Chartres fu eretta, dal significato del suo celeberrimo labirinto inserito nel pavimento della chiesa, nonché dal simbolismo delle statue e dal numero elevatissimo delle vetrate policrome delle finestre del sacro edificio. Tuttavia è stato accertato da lunghissimi studi che il suolo di Chartres emani una fortissima energia tellurica.
Contrariamente alle moltissime chiese edificate durante il Medioevo in Francia, la cattedrale ha l’ingresso orientato a nord-est piuttosto che precisamente ad est, giacché avrebbe seguito in questa maniera il senso di sviluppo dell’energia terrestre. Sotto l’edificio, nel cuore del colle da dove sgorga la grande energia, si trova ancora una cripta in cui discendevano i devoti fin da epoche antichissime, prima ancora dell’edificazione della cattedrale. I devoti veneravano nella cripta l’immagine di una Vergine Nera, ancora presente sotto forma di una copia desunta dall’originale.
Di questa caverna, risalente ad epoche pre-cristiane, avrebbe parlato anche Giulio Cesare nei suoi “Commentari”. Il generale-scrittore romano sostenne che i druidi fossero stati soliti riunirvisi per onorare periodicamente un dio boschivo chiamato Carnutus, nonché l’espressione celtica della dea egizia Iside, tale dea Belisana.
Lo storico Daniel Duchet, a proposito delle valenze tellurico-druidiche della cripta (il “Pozzo dei Forti“, come l’antro fu ribattezzato dai cristiani), scrisse in un suo testo: “… la cattedrale fu innalzata nel punto più elevato dell’altura, dove in tempi antichi si riunivano i Druidi a praticare i loro sacrifici e le loro devozioni. Lì si trovavano il santuario della dea e la sede del loro massimo tribunale. Lì si incontravano gli ambienti più carichi di energie della terra. In una parola lì era situato il Gran Nemete, il centro del druidismo della Gallia…”
C’è da chiedersi perché sia stato scelto per la costruzione della cattedrale un luogo di alta religiosità pagana e perché ciò sia accaduto per quasi tutte le altre cattedrali gotiche.
Sono più di tremila i metri quadri di vetrate policrome presenti nella cattedrale di Chartres. L’ingente loro numero fa meditare e fa pensare che un’opera ciclopica come questa non sia stata intrapresa soltanto per motivazioni estetiche. Si domanda agli studiosi contemporanei chi avesse raggiunto una tecnica così raffinata nella lavorazione del vetro e nei suoi disegni. Ci si chiede come la luce esterna entri nella cattedrale costantemente vivida, in maniera talmente omogenea e contemporaneamente molto soffusa.
La risposta alle domande deve necessariamente condurre a principi alchemici: ci sono commentatori che hanno sostenuto che i colori scelti simboleggino le diverse tappe della Grande Opera e che, forse per questo, a Chartres sono rappresentati anche personaggi mitici connessi per tradizione all’esoterismo, al simbolismo ermetico ed alla magia come Melchisedeck, Mosè ed Aronne, re David e suo figlio Salomone.
Nel secolo XVIII, un vescovo di nome Jean Bridan ordinò che alcune vetrate con le raffigurazioni “magiche” fossero distrutte, mandando in questo modo definitivamente perdute testimonianze di antica saggezza e di cultura cabalistica.
Altre tradizioni connesse ai misteri della costruzione, raccontano che la cattedrale fosse stata fatta costruire con maestranze al soldo dell’Ordine Templare, i cui cavalieri avrebbero voluto trascrivere nella pietra, sotto la forma del linguaggio del simbolo, le conoscenze iniziatiche delle quali sarebbero stati depositari.
In tema di Templari, molti misteriologi hanno ravvisato nell’iconografia presente nella cattedrale riferimenti precisi all’Arca della Alleanza. Il fatto lascerebbe credere che essi avessero realmente portato in Occidente la preziosa reliquia o tutt’al più un prezioso tesoro di conoscenze esoteriche di cui la cattedrale di Chartres non solo abbia beneficiato, ma che continui anche oggi a celarne i significati reconditi ai profani.
Fonte: http://www.astercenter.net/home/chiese/chartres_notredame.htm
https://masadaweb.org/2015/11/08/masada-n-1695-6-11-2015-i-misteri-delle-cattedrali-gotiche/