Tutti noi siamo chiamati a costruire noi stessi e il nostro destino. La tradizione occidentale, prima con filosofia greca, e poi la teologia cristiana, chi ha tramandato un percorso chiaro da seguire, indicando i vizi della natura umana da combattere, e le virtù da praticare. Per definizione la virtù è:

la predisposizione dell’animo rivolta al bene.

Cosa c’entra il “bene” inteso come universale con la felicità individuale?

Erroneamente, la società con i suoi strumenti di manipolazione, ci ha abituati, a considerare la felicità individuale come qualcosa in contrapposizione alla felicità altrui e, per questo motivo anche MOLTO, lontana dal “bene”.

La felicità invece è strettamente collegata alla morale. Sin dalle prime formulazioni, ai tempi dei filosofi dell’antica Grecia, la felicità si identificava con il “bene” e con questo si intendeva implicitamente comprendere la propria e l’altrui felicità.

Il problema è che ognuno di noi cerca la felicità per proprio conto, spesso in modo maldestro, confondendo le pulsioni del proprio ego reattivo e difensivo con la vera felicità, cedendo a vizi e ad azioni dei quali poi si pentirà. Ecco perché non si può prescindere dalla morale.

Proprio nell’assenza della questione morale si trova il fallimento delle tante proposte psicologiche che affollano oggi il mercato della formazione. 

Gli antichi greci usavano per definire la virtù la parola “aretè” (ἀρετή) che indica la capacità di assolvere bene il proprio compito. Essere virtuoso quindi significa innanzitutto mettersi alla ricerca di un “modo perfetto di essere”, tendere alla perfezione.

Gli antichi romani usavano la parola virtus, derivata da “vir” che significa “maschio”. Il termine indica quindi l’aspetto “maschile” dello sviluppo di una qualità cioè la costanza, l’impegno, la forza, la determinazione.

Questo quindi è quello che significa la virtù: “Impegnarsi in modo consapevole nella ricerca di un modo perfetto di essere”.

Seguire la via della Virtù vuol dire costruire personalità migliori, coltivare uno stato d’animo positivo, un agire morale e un’intenzione rivolta al bene.

La tradizione ci ha consegnato sette virtù nelle quali impegnarsi. Nella giornata di oggi parliamo di Fede la prima delle virtù infuse.

 

La FEDE

E’ sempre difficile parlare di fede soprattutto per noi che viviamo in un mondo fortemente disincantato, materialista, in cui conta solo il numero delle cose che si posseggono, delle esperienze che si riescono a consumare e il giudizio delle altre persone.

In questo mondo Dio non solo non appare evidente, ma nemmeno necessario, quasi un retaggio di un lontano passato, un mero conforto per le persone anziane, che passano il tempo a recitare il rosario.

La fede è un elemento essenziale per una vita realmente piena, realizzata e felice. Senza, non è possibile raggiungere la felicità. Un uomo senza fede è destinato alla tristezza.

Si può vivere bene senza un credo, senza una religione ma non senza Fede.

La Fede non è l’adesione ad un credo religioso fatto di formule e riti. Se così fosse basterebbe andare a messa la domenica per essere realizzati e felici .

La fede non è credere all’esistenza di un vecchio con la barba bianca seduto tra le nuvole con un triangolo dietro la testa pronto a giudicarci buoni o cattivi al quale chiediamo raccomandazioni per ottenere un posto di lavoro, o la soluzione dei nostri problemi.

La fede non è nemmeno un elemento culturale finalizzato a definire i confini di un popolo o di una etnia. 

Fede credo e religione sono cose differenti. Un credo non è altro che una credenza su cosa sia vero o sia falso. Ma è solo una credenza è una cosa mentale. La religione è una scuola, una casa comune dove si conservano e si custodiscono più o meno bene tradizioni spirituali. La fede invece è il frutto più alto dell’esperienza spirituale. Si può vivere senza religione ma non si può vivere senza fede. 

Fede vuol dire immensa e incondizionata fiducia nella vita, nel mondo e nell’amore. Un amore così grande da valere più di ogni altra cosa, anche più della vita stessa. La Fede è l’atto con cui l’essere umano decide di affidarsi e di credere nella vita e nell’amore in piena libertà. Come sarebbe possibile vivere senza fidarsi di qualcuno o di qualcosa? Una vita trascorsa nella diffidenza è un inferno. Una vita senza sviluppare la capacità di riporre la propria fiducia in qualcuno o qualcosa è una vita triste, non umana.

La crisi della società contemporanea è innanzitutto una crisi di fede/fiducia. Non ci fidiamo di niente e di nessuno e per questo dobbiamo controllare tutto.

La Fede in altre parole è “fiducia nella vita” ed è alla base delle principali realizzazioni di ognuno di noi: il lavoro, la relazione di coppia, le relazioni amicali, la famiglia.

Luciano Cassese

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