Jessica era una donna dolcissima, ma anche terribilmente arrabbiata. In profondità, sotto il suo aspetto dolce, ribolliva una rabbia che si ripresentava non appena ne aveva l’occasione. Era una rabbia folle, vendicativa e distruttiva; era anche una rabbia autodistruttiva che urlava nella mente di Jessica di essere indegna di vivere.

Ben pochi riuscivano a vedere la rabbia di Jessica sotto quella sua apparente dolcezza. All’esterno sembrava in un modo, ma dentro era tutt’altro, e la rabbia sembrava esplodere nei luoghi e nei momenti meno opportuni. Queste esplosioni sembravano renderla ancor più arrabbiata: come se fosse arrabbiata di essere arrabbiata! L’ultima cosa al mondo che Jessica voleva era un contegno rabbioso perciò la nascondeva ogni volta che poteva, sapendo che nella sua cultura per una donna era sconveniente.
Le sue relazioni erano un disastro. Le finiva tutte lei, con la sua rabbia esplosiva, e l’uomo non tornava. Non riusciva a controllarsi. Non sapeva se si arrabbiava per qualcosa o per un nonnulla, ma si arrabbiava. Dopo di che tornava a essere di nuovo dolce fino alla situazione successiva in cui i bottoni schiacciati avrebbero fatto uscire la rabbia. Era una cosa intensa e orribile, ma non riusciva a controllarsi e lo sapeva.

Jessica cercò aiuto e non passò molto prima di capire che la sua rabbia era dovuta a quel che le era successo da bambina, perché Jessica era stata violentata. Il modo in cui il padre l’aveva trattata emozionalmente era imperdonabile! E anche le cose che le erano state fatte in nome della lussuria erano altrettanto imperdonabili! Ogni volta che pensava a quei tempi, la sua rabbia aumentava. Come lo odiava! Jessica era fuggita da casa non appena aveva potuto e non aveva più visto suo padre. Con grande dolore di sua madre, che era morta da poco, non aveva mai detto perché se ne era andata in modo così rabbioso. Sua madre non faceva parte del problema, pensava, eppure quella cosa l’aveva separata anche da lei, e Jessica era arrabbiata anche per questo. Per lei non fu mai quell’amica che per alcune donne la madre diventa poi più tardi nella vita.

Fu così che la ricerca di Jessica di auto-aiutarsi si trasformò in un’autentica illuminazione. Incontrò un’amica che esprimeva la gioia, l’amore e la pace che lei desiderava da tanto tempo, e questa donna le presentò alcuni sbalorditivi concetti sul riconoscimento di sé e sulla responsabilità che erano logici, ma che lei continuava a far fatica ad afferrare. Jessica, comunque, capì che c’era di più nella vita che non andare in giro con quella rabbia e sperò ardentemente che il nuovo sistema di credo di quella donna l’avrebbe aiutata a sciogliersi dalla presa della rabbia liberandosene una volta per tutte.

E così, sul suo nuovo sentiero illuminato, una sera chiese ai suoi angeli e alle sue guide: «Che cosa posso fare per dissolvere questa rabbia? Che cosa?».
E i suoi angeli dritti davanti a lei, dissero: «Trova tuo padre e affrontalo!».

AAHHGH! Erano le parole peggiori che Jessica potesse sentirsi dire. L’oscurità della paura piombò come una cappa su lei. Trovare suo padre e guardarlo in faccia era l’ultima cosa che voleva fare! Si arrabbiò persino con i suoi angeli per quel suggerimento. Aveva passato notti e notti girando mentalmente la scena di come liberarsi dal ricordo di lui… e ora gli angeli le dicevano di trovarlo? NO!

Così chiese nuovamente: «Angeli e guide, che cosa posso fare per trovare la pace?».
«Trova tuo padre e affrontalo!» ripeterono. E di nuovo Jessica sentì scendere su di sé la cappa della paura. Come se fosse ancora bambina, vide i terribili occhi scuri e vogliosi del padre. Nella sua mente sentì l’odore dell’alcool, ed ebbe una paura terribile. Ciononostante, Jessica decise infine di fare ciò che le era stato detto. Disse a sé stessa: «Entrerò in questa cosa, nel momento più squallido della mia esistenza, là dove la mia vita è stata rovinata dalle azioni di mio padre. Non so cosa me ne verrà, ma cercherò onestamente di farlo».

Cercò suo padre e, con suo grande disappunto, scoprì che viveva ancora in città. Sarebbe stato più facile per lei se l’uomo non fosse stato rintracciabile, ma non fu così. Dunque, le sue paure si sarebbero realizzate. Jessica pensò dentro di sé: «Aspetterò il momento in cui sarà in casa e non ancora ubriaco. Mi vedo davanti alla sua porta: busserò senza paura e quando risponderà, gli dirò quello che penso. Gli dirò quanto è stato orribile quello che mi ha fatto. Gli farò sapere che lui è responsabile di aver rovinato la vita della mamma, di aver rovinato la mia infanzia e la mia vita con gli altri uomini! Non userò mezzi termini. Allora sarò libera».
La sera prima dell’evento, tuttavia, a Jessica successe una cosa buffa e, come spesso Dio fa, accadde all’ultimo minuto. Come l’angelo fermò la mano di Abramo mentre era di fronte alla sua peggior paura, fu così che Jessica ebbe una straordinaria visione: fu presa e portata a vedere chi era davvero suo padre. E vide l’intero quadro. Vide due ottimi amici stendere un contratto ben prima di andare sulla Terra. Vide il ruolo che aveva avuto il padre nelle sue vite passate: nell’ultima era stato un amorevole compagno, una meravigliosa e affettuosa sorella in quella precedente, e un buon amico prima ancora. Vide che tutti e due avevano adempiuto al loro contratto sul pianeta. Lui, infatti, era venuto, aveva commesso atti spregevoli ed era stato costretto a convivere con essi. Lei era venuta, era stata violentata e aveva dovuto convivere con quello. Da ottimi amici con la mente di Dio, avevano unito le loro vite in un appropriato contratto ben prima di venire qui, e ora stavano vivendo sulla Terra i loro ruoli così come li avevano entrambi progettati.

Jessica fu profondamente colpita dalla realtà della visione. Possibile che fosse davvero così? Che tutto fosse un test tra amici angelici sotto false sembianze? Come risposta, si sentì travolgere da un’enorme ondata d’amore che veniva dai suoi angeli e seppe che era proprio così. Jessica seppe anche di essere libera: la rabbia non c’era più perché aveva avuto la visione superiore dell’amore che circondava lo scopo della sua vita. Il padre le aveva facilitato il collegamento con la rabbia che rientrava nel suo test, proprio come pianificato. Ora poteva vedere che lo spettro della sua paura non poteva più stare sotto la luce della verità. La rabbia si scollegò da lei e si sentì totalmente liberata da quella paura legata a suo padre. Era stato sufficiente il semplice intento di fronteggiare la paura, proprio come il puro intento di Abramo di fare quello che gli era stato detto.
Ora Jessica, a questo punto della storia, aveva la possibilità di decidere se confrontarsi o meno con il padre. Sapeva che il suo compito era concluso e che era entrata direttamente nella sua paura. Aveva espresso un perfetto intento di fare il lavoro e di incontrarlo, ed era stata onorata con quella visione. Aveva visto l’intero quadro e la saggezza di Dio. Aveva neutralizzato una lezione di vita e ora sentiva un’incredibile pace.

Eppure Jessica si sentì spinta dall’amore ad arrivare fino in fondo. Con la sua forza e senza rabbia né senso di vendetta, si recò alla porta del padre e suonò il campanello. Quando l’uomo aprì la porta, lei vide un uomo sconfitto molto più vecchio della sua età. Aveva perso tutti i capelli e, nel riconoscerla, il suo sguardo tradì lo shock. Come lei gli fu davanti, gli occhi dell’uomo si inumidirono per l’emozione. Prima che potesse parlare, Jessica gli disse seriamente: «Papa, ti voglio bene. Grazie per aver fatto quello per cui sei venuto. Sei perdonato in tutto e per tutto. Io sono tua figlia e ora vivo in pace la mia vita». Senza aggiungere altro, lo lasciò là, da solo, a chiedersi come fosse stato possibile che fosse successo.

Jessica non poteva sapere che suo padre era un uomo depresso e abbattuto: già da tempo l’uomo, per un istinto di sopravvivenza, aveva smesso di agire in modo violento, ma la sua vita era piena di sofferenza e si sentiva indegno di vivere. Sapete, anche lui, nella sua vita, aveva avuto i suoi problemi sul riconoscimento di sé. Aveva messo in scena la sua parte e affondava nell’orrore. Sapeva che ciò che aveva fatto era imperdonabile, e tuttavia ogni notte sognava una figlia dolce che un giorno sarebbe andata da lui così che egli potesse implorare il suo perdono. Non aveva avuto la forza di cercarla, temendo fortemente il suo rifiuto, se glielo avesse chiesto. Sognava che questa figlia arrivasse alla sua porta e gli dicesse: «Papa, ti perdono». Ed era successo. Non fu più lo stesso e in breve tempo fu capace di ridere ancora. Le sue preghiere erano state esaudite: era stato perdonato da quell’unica entità umana del Piano di Dio che poteva farlo, e cominciò a sentirsi nuovamente degno.

Quella notte si salvarono due vite – si salvarono dalle tenebre della negatività e della paura che le aveva imprigionate per così tanto tempo, tutto per le sagge azioni di una figlia illuminata. Molto tempo più tardi, due buoni amici angelici scorrazzavano tra le stelle raccontandosi di quando erano padre e figlia e come avessero superato il test riconoscendo chi essi erano mentre erano ancora in forma umana. Si raccontarono di come la verità non si nasconde mai quando si chiede che venga rivelata, e di come l’amore di Dio vince sempre sulle tenebre.

COMMENTO DELL AUTORE

Possiamo davvero eliminare paure che durano una vita o anni di rabbia con il riconoscimento di sé? Chiedetelo a Jessica, perché la storia è vera, e anche la sua vittoria è vera. Una lettera che ho ricevuto dopo l’incontro dal vivo con Kryon, confermava che quella era la storia di una persona presente in quell’occasione. Molti uomini e donne devono arrivare a capire che non c’è vittimismo per quanto riguarda l’essere abusati. È in atto un programma, e il test è ciò che una persona farà con gli aspetti spesso disabilitanti della rabbia e della paura. Lascerete che queste emozioni vi consumino e controllino le vostre azioni, o chiederete a Dio di aiutarvi a scoprire in che cosa consiste il test?

Scoprire sé stessi prevede di scoprire perché siamo qui e perché il tutto è accaduto. Vi siete mai chiesti: «Perché a me?». La risposta vera potrebbe sconvolgervi. E se la risposta fosse: «Perché l’hai pianificato tu»? Kryon dice che nel mezzo della peggiore delle paure e della rabbia c’è anche la più grande liberazione di amore possibile. I test sono duri, ma le ricompense nell’attraversarli sono piene di splendore e speranza. Siete capaci di tanto? Certamente. Kryon ci dice che soltanto chi ne è degno è qui per vivere i test di questo pianeta.

da Le parabole di Kryon di Lee Carroll

 

LA PICCOLA ANIMA E IL SOLE

 





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