Il codice dell’anima è il celebre saggio in cui Hillman espone la teoria della ghianda spiegando come essa influisca sulla nostra vita. Dentro ognuno di noi, già alla nascita, vi è un seme unico e distinto che ci chiama a realizzare qualcosa di altrettanto unico e distinto: è la ghianda che racchiude in sé il potenziale destino di quercia. In alcuni la chiamata sembra più forte che in altri, ma anche se non la ricordiamo, anche se la sua voce si è persa nelle maglie della vita adulta, in realtà non ci abbandona mai. È sempre dentro di noi e quando alla domanda “Cosa vorresti fare nella vita?”, rispondiamo “Non lo so”, inconsapevolmente stiamo mentendo.
Per ritrovarla dobbiamo ripercorrere la nostra biografia, la storia vissuta fino a oggi e focalizzarci sull’infanzia perché è lì che per primo il daimon si è manifestato: in ciò che ci piaceva fare, nel tipo di carattere con cui siamo venuti al mondo.
Torniamo per un po’ il bambino/a che siamo stati e permettiamoci di esserlo, di ricordare cosa catturava la nostra attenzione, con quale sfumatura facevamo esperienza della vita, quali giochi amavamo e quali evitavamo.
Si parte da qui per riaprire il canale di comunicazione col nostro daimon, ma perchè farlo? Perché riconoscere che la vocazione è un dato fondamentale dell’esistenza umana trasforma il panorama a cui i nostri occhi si sono stancamente abituati vivacizzandone i colori ed esaltandone le forme. I problemi, gli ostacoli incontrati lungo il cammino acquistano un senso, “fanno parte del disegno dell’immagine, sono necessari a esso e contribuiscono a realizzarlo”.
E se il daimon si manifesta per la prima volta nell’infanzia, capiamo bene quanto importante sia il ruolo dell’adulto in questa fase: il bambino è dipendente da lui sia fisicamente sia emotivamente. L’adulto è la sua guida, il suo maestro e dovrebbe avere un unico obiettivo: assecondare coscientemente la sua crescita naturale. Per questo motivo, Hillman scrive che “questo libro sta dalla parte dei bambini”, soprattutto di quei bambini definiti “problematici” perché seguono il ritmo di una musica diversa da quella a cui le nostre orecchie adulte si sono ormai abituate.
Maria Castronovo
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Immagine: Dipinto di William Blake
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