Carissima Visione Alchemica, la citazione di Aivanhov (LINK) è uno dei vari punti di vista, oserei dire più mistico che Alchemico. Anche se le tradizioni di alchimia interna (taoista, indiana, ecc) fanno del corpo del praticante il vero Athanor dove avviene la trasmutazione.
Tornando in tema, candele e incenso hanno innumerevoli significati a seconda delle tradizioni: sicuramente quello di ordine maggiormente pratico era per coprire le puzze dei pellegrini. A questo scopo mettevano anche delle stuoie di erbe aromatiche sul pavimento, in modo che con il passaggio delle scarpe le foglie e i rami si sfaldassero emettendo profumo. E le candele per illuminare, è chiaro!
La candela, però, è anche l’analogo dell’uomo con la sua tripartizione: corpo (cera), anima (stoppino) e spirito (fiamma); oltre ad essere uno strumento con cui svolgere un tipo particolare di meditazione, appunto la concentrazione sulla fiamma. Secondo altre tradizioni, ad esempio alcune versioni di magia cerimoniale, le candele sono sia il simbolo del fuoco eterno/luce divina di conoscenza, oppure il “faro” grazie al quale attirare la presenza spirituale dei maestri passati.
In sostanza era una maniera subliminale, diremmo oggi, per aiutare i devoti a concentrarsi nella preghiera, creando un clima di raccoglimento senza distrazioni: non dimentichiamoci che le cattedrali antiche sono delle enormi casse armoniche di risonanza, dei templi di guarigione olistica prima che luoghi di culto.
Per quanto riguarda l’incenso, beh, ci sarebbe davvero un’infinità di cose da dire! Mi limito a qualche accenno: innanzitutto il fumo prodotto da legni o resine aromatiche oltre ad essere profumato è anche anti-settico e antibatterico. Tant’è vero che durante le epidemie i medici fumigavano spessissimo e giravano con le maschere dai lunghi becchi nei quali tenevano profumi, oli essenziali e spezie antibiotiche.
In secondo luogo alcune sostanze hanno effetti chimici sul cervello: l’olibano (incenso classico da chiesa, per intenderci) quando brucia sviluppa una sostanza simile ai cannabinoidi, perciò favorisce la concentrazione e un’atmosfera di introspezione. Una volta le chiese erano anche luogo di ritrovo, mercato e chiacchiericcio (purtroppo!).
Le stimolazioni olfattive sono molto importanti per l’uomo, poiché il naso è connesso alla parte più ancestrale del cervello -ipotalamo- sede anche delle reazioni emotive. Un profumo gradevole, perciò, è in grado di generare determinate emozioni in noi e quindi di riflesso dischiudere le porte dei nostri mondi interiori!
Anticamente incensi e profumi venivano preparati solo dai sacerdoti-maghi-guaritori-alchimisti: all’epoca egizia, ebraica o greca (per restare nella zona Mediterranea) erano la stessa figura.
Erano così sacri e importanti da scolpire le ricette sulle pareti dei templi, come quella che compone il Kyphi egizio: una miscela di 16 ingredienti di cui una versione si legge ancora oggi nel tempio di Edfu.
Addirittura il Qetoret (incenso del Tempio Ebraico) era considerato la forma di devozione più alta a Dio, poichè i profumi che lo compongono sarebbero in grado di trasmutare interiormente le emozioni e gli stati mentali negativi nei loro corrispettivi positivi. Tant’è vero che poteva essere offerto solo dal Gran Sacerdote, che doveva officiare questo rito vestito di bianco, completamente scalzo e tirare dietro di sè un velo che lo nascondesse alla vista dei partecipanti alla celebrazione.
Nella Torah si dice che chi ricrea questo incenso per il solo scopo di assaporarne il profumo sarà eliminato dal suo popolo!
Ogni cultura di ogni luogo ha sempre bruciato legni, erbe, spezie o resine durante le cerimonie sacre: questo perchè grazie al fuoco si sprigiona non solo il profumo, ma anche la consapevolezza della pianta stessa da cui si trae l’aroma. In sostanza è un vero e proprio “bagno” curativo nel messaggio d’armonia della Natura.
Al giorno d’oggi gli effetti dell’incenso sono sconosciuti alla maggior parte delle persone, ma in tradizioni come quella Cinese, Buddhista, Tibetana o Giapponese vengono ancora usati come forma di aromaterapia.
Lo stesso vale per gli sciamani del Nord e Sudamerica: il famoso Calumet, tra i vari usi, serve anche a trattenere in bocca il fumo che poi verrà soffiato sulle parti malate dei “pazienti”, magari durante le capanne del sudore.
Anche nel nostro occidente antico era così: in Grecia, ad esempio, uno degli step di guarigione nei grandi ospedali-santuari era il sonno terapeutico. In sostanza l’ammalato veniva fatto addormentare in una stanza in cui ardevano aromi in continuazione, così che mentre dormiva questi agivano sulla psiche e sul corpo.
Al giorno d’oggi va molto in voga l’uso degli oli essenziali e dell’aromaterapia, che però trovano nella pratica dell’incenso un illustrissimo antenato!
I significati sono davvero ancora molti, ma siccome ho già scritto parecchio mi fermo qua: spero di non avervi annoiate!
Ringraziamo Eraldo Olivieri, creatore della pagina SPIRITO E PROFUMI per la sua competente spiegazione.
Ascolta ERALDO ANTONIO OLIVIERI esperto Maestro Incensiere ci racconterà del mondo degli incensi” su Spreaker.