Gli “atleti dello spirito”, ovvero coloro che dedicano le loro vite ad allenarsi strenuamente nella pratica dell’Amore Perfetto (Teléia Agàpe) conoscono un segreto, che non mancano mai di annotare nei loro scritti. Si tratta di un’indicazione di una semplicità inaudita e tuttavia, nel contempo, di un’efficacia devastante; uno di quei “trucchi del mestiere” che solo chi ha speso ogni giorno della sua vita allenandosi in una certa arte, è in grado di estrapolare dal lungo tirocinio. L’indicazione, che risuona identica attraverso le parole di campioni indiscussi del calibro di San Francesco, San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila, è la seguente: imita senza sosta l’esempio di Gesù Cristo. In ogni situazione, comportati come immagini che Lui si comporterebbe.

Ora, questa indicazione viene spesso fraintesa in senso morale e appiattita entro una comprensione meramente intellettuale e speculativa: si tratterebbe di riflettere su ciò che sappiamo della vita di Gesù, per dedurne delle regole morali di comportamento a cui attenersi.
In realtà l’Imitazione del Cristo ha molto di più una valenza estetica ed è più simile a un esercizio di tipo teatrale-recitativo. In questo senso l’accento viene spostato molto di più sul “come” che sul “che cosa”: più importante di ciò che si fa o non si fa, è il come lo si fa.
Non si tratta allora di cercare costantemente di essere grandiosi, di parlare allargando le braccia e con tono enfatico, con la pretesa di rivelare al prossimo elevate verità spirituali; al contrario, particolarmente dolce e commuovente è l’esercizio di immaginare e quindi imitare gli atteggiamenti del Signore proprio nei gesti più semplici e apparentemente insignificanti della nostra quotidianità. E tuttavia sono tali gesti a costituire la verità della nostra esistenza e di chi siamo realmente.

Cerchiamo allora di camminare lungo il marciapiedi, facendoci largo tra la gente, come immaginiamo avrebbe fatto Lui.
In procinto di portare la tazzina del caffè alla bocca, compiamo questo gesto cercando di cogliere il ritmo e la cadenza dei Suoi movimenti.
Quando rivolgiamo la parola a qualcuno, facciamo finta che sia Lui, attraverso le nostre labbra, a parlare.
Quando facciamo l’amore con il partner, facciamo l’amore come pensiamo avrebbe potuto farlo Gesù.
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Come sono i Suoi gesti? Come posa lo sguardo su qualcuno? Come cammina, il Signore?
Scopriamo che allora l’Imitazione del Cristo è prima di tutto un formidabile esercizio di Presenza: senza essere pienamente consapevoli di noi stessi e del nostro corpo in ogni momento, non riusciremo mai ad avvicinarci alla bellezza, alla compostezza, alla regalità che, lo vediamo chiaramente, dovettero esprimersi in ogni suo movimento, ogni suo gesto, ogni sua parola, anche nei frangenti più banali e quotidiani.
Il nostro è un esercizio di recitazione, abbiamo detto; ma se la caratteristica principale del nostro “personaggio” è la Sua Presenza, la nostra performance deve fare i conti con questo piccolo dettaglio: non si può “fare” la Presenza, ma soltanto “esserla”.

Alessandro Baccaglini.
Pagina FB: https://www.facebook.com/baccagliniperfectlove/

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