Foto: Teschio di cristallo custodito nel British Museum di Londra
La Profezia dei 13 teschi di cristallo:
“Quando i tredici teschi di cristallo saranno ritrovati e riuniti, inizierà un nuovo ciclo per il genere umano, un ciclo di grande conoscenza ed elevazione“.
Sembra che questa leggenda, attraverso una tradizione orale Maya, sia giunta fino a noi.
Il teschio è un simbolo molto potente, è il simulacro di ciò che è stato e di ciò che è, della vita che ha contenuto e della morte che rappresenta; un simbolo antico usato da molte culture e con diverse valenze.
Nella Profezia si parla di tredici teschi, come 13 sono i Baktun del lungo Computo, 13 teschi di quarzo puro che nasconderebbero informazioni sulle origini del mondo e il destino dell’umanità, sempre secondo la leggenda quando i 13 teschi saranno tutti scoperti e riuniti scateneranno un potere immenso che porterà la conoscenza a tutti gli umani, a patto però che siano evoluti abbastanza da farne buon uso.
Secondo la leggenda Maya il nuovo ciclo avrà inizio soltanto quando gli uomini saranno sufficientemente evoluti e integri moralmente, pronti cioè a ricevere la formula per salvarsi. Una formula che sarebbe contenuta proprio all’interno dei teschi.
IL TESCHIO MITCHELL-HEDGES
All’inizio del XX secolo Thomas Gann, professore di Archeologia del Centro America all’Università di Liverpool, scopre la città di Lubaantun, un sito maya nel Belize meridionale.
Nel 1915, Raymond Merwin, del Peabody Museum dell’Università di Harvard vi guida una successiva spedizione. La zona viene ripulita dalla vegetazione, viene dettagliatamente mappata e vi vengono scattate alcune fotografie.
Foto: Il sito di Lubaantun
Foto: Frederick Albert Mitchell-Hedges e la figlia Anna
Nel 1926 il British Museum finanzia degli scavi che accertano la data di costruzione della città, collocandone la massima fioritura in un periodo compreso fra il 730 e l’890 d.C. Da tali analisi risulta che la città sia stata abbandonata di colpo, fatto insolito per noi, ma non per la civiltà Maya (è un fatto risaputo che tante altre città Maya sono state misteriosamente abbandonate senza un motivo apparente). Dopo la spedizione del British Museum, Lubaantun, trascurata dagli archeologi, diventa fertile terreno di saccheggio. Nel 1923, l’archeologo Frederick Albert Mitchell- Hedges insieme alla figlia Anna, partono per una spedizione in Belise. Quel viaggio cambierà per sempre le vite di tutti e due. Nella città di Lubaantun, alla base del muro di un edificio, Anna nota qualcosa che riflette la luce in un modo spendido: un teschio di cristallo. Da quel momento, Anna terrà sempre con sé il prezioso tesoro, chiamato d’allora, Teschio Mitchell-Hedges.
Il teschio Mitchell-Hedges è il più importante fra i teschi rinvenuti. E’ stato ricavato da un unico blocco di cristallo di quarzo con straordinarie doti di lucentezza. La sua superficie, trasparente alla luce, è del tutto levigata. E’ alto 17 cm, largo altrettanto e profondo 21 cm. Eccezione fatta per il peso, che è di 5 kg, rispecchia le misure di un cranio umano.
Foto: Il teschio di cristallo Mitchell-Hedges
Nel 1970 il laboratorio Hewlett-Packard di Santa Clara (California, USA), specializzato nell’analisi di quarzi e cristalli, lo sottopone ad una serie di approfonditi esami, ai quali partecipa anche un esperto di gemmologia: l’americano Frank Dorland. i risultati raggiunti sono sconcertanti.
Dal punto di vista tecnico, il teschio di Mitchell-Hedges è un oggetto che “non dovrebbe esistere”: anche con le strumentazioni odierne sarebbe estremamente difficile riprodurlo. Bisogna tener conto, a questo punto, che l’indice di durezza del quarzo è di poco inferiore all’indice di durezza del diamante e che pertanto costruire qualcosa di così rifinito è un’impresa tutt’altro che facile.
La prima sorprendente conclusione del laboratorio Hewlett-Packard, è che il teschio sia stato inciso procedendo in senso contrario rispetto all’asse naturale del cristallo, rispetto cioè all’orientamento dei suoi piani di simmetria molecolare. Questo procedimento è molto rischioso: comporta il costante pericolo che un colpo non preciso dello strumento usato per sbozzare il blocco ne causi la frammentazione. I tecnici della Hewlett-Packard analizzarono accuratamente al microscopio la superficie del teschio, eppure non riuscirono ad individuare alcun graffio che attesti l’impiego di uno strumento per la levigazione. Questa circostanza meraviglia molto Frank Dorland che non riesce a spiegarsi quale tecnica di lavorazione sia stata usata.
Altro elemento sorprendente è che l’oggetto sembra avere al suo interno una serie di lenti e prismi che gli consentono di riflettere la luce in modo particolare quando ne viene attraversato: il quarzo allo stato naturale, infatti, non produrrebbe i giochi di luci che produce il teschio Mitchell-Hedges.
Un lavoro enorme, quindi, che rivela una grandissima padronanza tecnica, un lavoro che lascia senza parole gli esperti che lo esaminano e i cui procedimenti non si conoscono ancora. Chiunque l’abbia fatto e qualunque ne sia stato l’utilizzo, il teschio Mitchell-Hedges suscita reazioni contrastanti in chi lo osserva: alcuni ne sono affascinati, altri confusi o perfino turbati.
Foto: Il teschio di cristallo custodito nel Museo del Trocadero, Parigi
Shanara si trovava l’utilizzo di “archeologia psichica”, il che significa che la posizione del ritrovamento è stato individuato dalla guida intuitiva. E ‘interessante notare che molti degli attuali custodi, in particolare di antichi teschi di cristallo, ha avuto una sorta di presentimento, sogno o visione, come se il teschio di cristallo agiva come una sorta di faro.
Riconosciuto come simbolo Azteco della Morte,ma anche di Rinascita ,ancora oggi si crede ai suoi poteri mistici, in teoria quello ritrovato da Mitchell dovrebbe essere uno dei 13 teschi di cristallo presenti nel mondo e che una volta radunati prevederanno il destino dell’umanità. Oggi,come in passato,il cristallo è sempre stato uno dei minerali prediletti da tutti coloro che hanno a che fare con la magia, veggenti e sensitivi utilizzano ancora oggi il cristallo di rocca purissimo per le loro sfere, ma anche per amuleti e pendoli.
La lettura del libro sorprende, sia per la lucidità delle supposizioni e della ricerca, sia per la maniera analitica, quasi scientifica con la quale l’autore mette sotto una lente d’ingrandimento i vari argomenti: dall’antropologia, alla magia, dalla neurologia al funzionamento della psiche. Il libro diventa così un buon punto di partenza per una ricerca, per approfondimenti su uno dei più inquietanti misteri del mondo:
i 13 teschi di cristallo.
Peru’,Puerto Maldonado- 19.02.2013-frammenti di una testimonianza, di Mazureac N.
“…[…]…Ultima visione. Un’altra collina, un altro tramonto… un cimitero. Una sagoma nera con lo sguardo rivolto verso il tramonto. Salgo e mi avvicino… la sagoma si gira e questa volta mi guarda diritta negli occhi …porta un mantello lungo nero ,la guardo ma non ha un volto… la vedo: è la morte, lo scheletro ma non mi fa paura e mi avvicino… vedo dalla collina la vastità del cimitero, la luce del tramonto rosso riflette sulle croci.
Un cimitero curato e silenzioso, non trasmette paura nulla lì.
La sagoma tira fuori le braccia dal sotto il mantello e allunga verso di me con in mano un teschio! Un bellissimo teschio che emanava una luce così potente che la sua luce illuminava tutta la collina coprendo il rosso del tramonto.
Decido che voglio prenderlo , voglio accettare quel teschio anche se ha quella forma,anche se chi me lo da non è bello , come sensazione non mi fa paura,non percepisco negatività quindi decido che lo voglio. Lo sciamano però me lo impedisce usando un segnale nuovo che non conoscevo e quindi non potevo piu’ “imbrogliarlo” per finire l’esperienza e mi trascina fuori…”
Fonte: http://esoterika.altervista.org/il-mistero-dei-teschi-di-cristallo/