Pochi decenni fa la valle delle Cave di Qmran era visitata quasi esclusivamente da pastori e beduini. Un giorno alcuni di loro, dei ragazzi, si misero per scherzo a lanciare delle pietre dentro alcune cavità nella roccia. Ma uno dei sassi colpì qualcosa che non si aspettavano.
Non lo sapevano ma stavano per compiere una delle più grandi scoperte archeologiche dell’ultimo secolo… Una scoperta che ha a che fare con l’origine della nostra religione. Sacra per tre religioni ma da sempre al centro di scontri e conflitti, Gerusalemme è la capitale dell’antico regno di Israele. Sulla spianata delle moschee sorgeva una volta il Tempio di Salomone, mentre sotto la cupola dorata è venerata la Roccia da cui Maometto ascese al cielo. E qui, secondo il Nuovo Testamento, Gesù Cristo morì e risorse.
Eventi che portarono alla nascita di una religione e di un modo di pensare che avranno importanza decisiva nei successivi duemila anni di storia. Ma cosa sappiamo storicamente del periodo in cui Gesù visse e sui testi che ci hanno tramandato questi avvenimenti così fondamentali? Alla V fermata della Via Crucis, Simone il Cireneo aiutò Gesù a portare la croce. Ma cosa sappiamo realmente della storia di quegli anni?
Nel 1947, a pochi chilometri da qui, una possibile risposta a questo interrogativo sembrò capitare per puro caso nelle mani di un semplice pastore: parliamo dei Rotoli di Qumran. I rotoli di Qumran sono pergamene scritte in aramaico, greco ed ebraico. La loro datazione le colloca tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C. Con ogni probabilità questi scritti di ambiente giudaico sono la migliore fonte che abbiamo per conoscere la Palestina ai tempi di Gesù. Mohammed el-Hamed detto “il Lupo”, fu l’autore della sensazionale scoperta che avvenne in una vallata rocciosa e inospitale nei pressi del Mar Morto, in una Terra che allora apparteneva alla Palestina sotto mandato britannico.
Il giovane beduino, insieme ad altri amici, giocava a lanciare delle pietre all’interno di alcune grotte. Improvvisamente udì un rumore sordo, come di un vaso rotto. Il giorno dopo Mohammed il Lupo trovò il coraggio di inoltrarsi nella grotta e lì trovò decine di giare, alcune intere, altre spezzate. Contenevano rotoli scritti in lingue antiche, parole che lui non poteva comprendere….
Nel 1948 fu annunciato al mondo l’eccezionale ritrovamento che suscitò immediata curiosità. Nello stesso anno però scoppiò la prima guerra arabo-israeliana. Ma tutto ciò non impedì ai ricercatori di accorrere a Qmran. In tutto furono scoperte 11 grotte, l’ultima nel 1956.
I frammenti rinvenuti furono circa 15mila appartenenti a 800-850 manoscritti. Le autorità giordane che avevano appena guadagnato il controllo del territorio, costituirono un team di studiosi di varia nazionalità che monopolizzò lo studio dei Rotoli.
Durante tutti gli anni ’50 le migliaia di frammenti vennero ricongiunti, identificati e infine tradotti. Ma fino agli inizi degli anni novanta solo il 20% dei testi di Qmran era stato reso pubblico. Poi, nel 1967, Qmran e le terre circostanti cambiarono nuovamente di mano. Il controllo della Cisgiordania passò ad Israele e con esso anche l’intera collezione dei rotoli. Scoppiarono diverse incomprensioni tra le autorità israeliane e alcuni membri del comitato di ricerca, la cui direzione venne interamente sostituita. I pur numerosi conflitti di queste terre non potevano bastare però a spiegare decenni di ritardo. Il primo a muoversi fu lo studioso americano Robert Eisenman che nel 1992 pubblicò un’analisi degli ancora inediti scritti di Qmran che suscitò aspre polemiche. I giornalisti Baigent e Leight accusarono invece apertamente il Vaticano di voler insabbiare scottanti verità. Nel Codice da Vinci di Dan Brown, Sir Leigh Teabing, uno dei protagonisti del romanzo, esperto di Graal e miti antichi, espone la sua personale e singolare interpretazione sui rotoli di Qmran:
“fortunatamente per gli storici, alcuni dei Vangeli che la chiesa cercò di cancellare riuscirono a sopravvivere come i rotoli del Mar Morto che furono trovati in una caverna nei pressi di Qmran”.
Teabing accenna dunque a connessioni tra gli autori dei rotoli e i primi cristiani. Addirittura interi Vangeli apocrifi con diverse interpretazioni della figura di Cristo. Ma cosa c’è di vero in tutto ciò?
Oggi, finalmente, la quasi totalità dei frammenti sono stati pubblicati o sono comunque visitabili dagli studiosi. Cosa dicono dunque i manoscritti dei rotoli? Secondo la catalogazione ufficiale i rotoli si possono suddividere in tre grandi categorie.
- Prima Categoria, testi biblici: a Qmran erano presenti almeno 100 copie della Bibbia. Sono stati rinvenuti quasi tutti i libri del Vecchio Testamento, manca solo quello di Esther.
- Seconda Categoria, testi apocrifi: versioni del Vecchio Testamento non incluse nella Bibbia attuale.
- Terza Categoria, testi comunitari: le regole e i riti di una comunità, commenti alla bibbia ma anche inquietanti Testi Apocalittici, Testi che annuncerebbero la Fine del Mondo.
Gli uomini che abitavano quelle valli erano uomini colti, che amavano scrivere di molti argomenti e che consideravano i loro testi così preziosi da conservarli e nasconderli.
Ma chi erano questi uomini? Un aiuto ci può venire dalla terza categoria. Si tratta indubbiamente di testi ispirati alla cosiddetta apocalittica ebraica. L’attenzione degli archeologi si concentrò tra le rovine di Qumran. Fino al 1948 erano sempre state identificate con una fortezza romana. Ma la scoperta dei rotoli cambiò tutto.
Per il francese Roland de Vaux, un padre dominicano e primo direttore del comitato scientifico per lo studio dei manoscritti, le strutture di questo villaggio erano indubbiamente di tipo comunitario: una conferma quindi della pista essena. De Vaux riconosceva infatti nella planimetria di queste mura le vasche per le abluzioni purificatrici a cui gli esseni si sottoponevano e le stanze per le riunioni di gruppo. Infine lo storico romano Plinio, nei suoi scritti, parlò proprio di una piccola città di Esseni che avrebbero abitato proprio il deserto vicino al Mar Morto.
Ma perché nascondere i rotoli?
Nell’anno 66 d.C., gli ebrei zeloti si ribellarono a Roma. Forse i profeti Esseni videro in questa insurrezione il presagio dell’imminente apocalisse, l’avvento del Messia che avrebbe punito i malvagi Romani e salvato i giusti. Ma le cose non andarono così: Roma mobilitò addirittura cinque legioni contro i ribelli e veramente solo un miracolo avrebbe potuti salvare i ribelli. L’intervento divino non si manifestò e nel 70 d.C. i romani riconquistarono Gerusalemme e rasero definitivamente al suolo il sacro tempio di Erode. E’ probabile quindi che gli esseni abbiano voluto nascondere i loro testi per salvarli dall’arrivo delle legioni romane. Il tempio di Salomone avrebbe custodito leggendarie ricchezze. E uno dei ritrovamenti più curiosi è proprio una sorta di mappa del tesoro che indicherebbe il luogo dove sono nascoste le reliquie.
Il documento 3Q15, dei rotoli, a differenza degli altri, è scritto su rame. Un accorgimento particolare, forse pensato per conservare informazioni vitali? Nelle grotte di Qumran giunse 40 anni più tardi rispetto agli altri e su di esso sono indicati i nomi di 64 siti in cui sarebbero nascosti altrettanti tesori. Il punto è che molti dei nomi indicati sulla mappa si sono persi nel tempo e ora nessuno è più in grado di orientarsi sulla mappa. Esiste però un’eccezione: il rotolo di rame nomina il mausoleo di Av Solom che si trova qui alle pendici del monte degli ulivi:
“otto talenti di argento possono essere trovati scavando sotto il lato occidentale del Mausoleo di Av Solom. Diciasette talenti sono nascosti sotto il bacino d’acqua alla base dei bagni. Oro e cesti di offerte sono in questa vasca ai suoi quattro angoli”. Proprio nel lato occidentale del mausoleo hanno scavato in molti, senza trovare nulla.
Le cose sono due: o uno scherzo vecchio migliaia di anni oppure non si è scavato abbastanza. I testi di Qmran rivelano o no un legame con le origini del cristianesimo?
Per rispondere a questa domanda siamo giunti al Museo israeliano di Gerusalemme. Qui sono esposti i rotoli. Il primi due sono in ebraico e sono stati scritti poco prima dell’anno zero.
Ecco cosa dice il primo:
“Egli sarà chiamato il figlio di Dio; essi lo chiameranno figlio dell’altissimo. … Il suo regno sarà un regno eterno ed egli sarà giusto in tutte le sue vie. …”.
Queste parole fanno certamente un certo effetto se le si confronta con l’annunciazione dell’angelo a Maria nel Vangelo di Luca:
“Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
Frasi come questa fanno pensare ad uno stretto legame tra gli autori dei rotoli e i primi cristiani. E’ possibile che i primi abbiano anticipato alcuni concetti del cristianesimo?
Veniamo ora al cuore di questo museo il libro di Isaia:
“Il profeta Isaia [testo mancante] un rampollo uscirà dal tronco di Jesse [testo mancante] il rampollo di Davide. Essi entreranno in giudizio con il [testo mancante] ed il Principe della Comunità lo metterà a morte”. In questo frammento si parla evidentemente dell’avvento di un messia – il principe della Comunità – che mette a morte i suoi nemici, cioè i malvagi. Concetto perfettamente in linea con la tradizione apocalittica ebraica. Ma Eisenman ne fornì una traduzione diversa. E’ tutto uguale tranne l’ultima frase:
“Ed essi metteranno il Principe della Comunità a morte”.
In questa versione sono i malvagi a mettere a morte il messia. Se la traduzione fosse corretta, si tratterebbe di una clamorosa anticipazione del martirio di Gesù. Se Einsenman avesse ragione, ciò potrebbe quindi significare che quanto scritto nel Nuovo Testamento è una copia di quanto già si tramandava da tempo nei circoli esseni.
Bisogna rivedere la Storia del Cristianesimo?
Quale delle due interpretazioni è più esatta?
Da un punto di vista linguistico entrambe le traduzioni sono possibili.
Ma c’é da aggiungere una cosa, il frammento in questione, sembra proprio il passo del libro di Isaia in cui si parla del Messia che metterà a morte i malvagi. E’ più facile pensare a una riproposizione del Vecchio Testamento che ad un’anticipazione profetica del Nuovo Testamento.
Infine l’ultimo frammento: quest’ultimo sembra sia stato scritto nei primi anni dell’era cristiana. Sicuramente non dopo il 70 d.C. Vi ricordate le tesi proposta dal Codice da Vinci riguardo alla presenza di vangeli apocrifi tra i rotoli? Per ora abbiamo visto che i testi di Qmran erano tutti di ambiente ebraico. Di testi cristiani neanche l’ombra, ma c’è una possibile eccezione…
Nel 1972 il papirologo gesuita Jose O’ Callaghan annunciò di aver trovato tra i frammenti la citazione di un passo del Vangelo. Non un testo apocrifo ma un brano ufficiale del vangelo di Marco.
Questo frammento è il numero 7Q5:
“…non avevano capito riguardo ai pani, ma era il loro cuore accecato. Ed avendo attraversato, giunsero a Genezaret ed approdarono”. In realtà la condizione estremamente frammentaria di questo pezzo di papiro rende impossibile darne una traduzione univoca e sicura. Il frammento contiene circa 20 lettere di cui solo 11 sono sicure. Se anche fosse veramente il Vangelo di Marco il frammento è stato trovato nella settima grotta di Qmran: una grotta particolare che conteneva solo 19 frammenti, scritti in greco, e che secondo diversi studiosi potrebbero essere gli unici rotoli nascosti in epoche successive alla distruzione del Tempio, nel 70 d.C.
Quasi tutti i frammenti sono oggi stati pubblicati. Proviamo a fare il punto della situazione.
I rotoli furono nascosti dalle persone che abitavano a Qmran. E’ molto probabile che gli abitanti di Qmran fossero i cosiddetti esseni. I rotoli non contengono quasi sicuramente materiale cristiano, tanto meno fantomatici vangeli apocrifi. Rimane un’ultima domanda: Gesù era un esseno?
Proprio sul Mar Morto, forse, Giovanni Battista praticava i suoi primi battesimi. Alcuni riti – come appunto le abluzioni – venivano praticati dagli esseni e sono stati ripresi dai primi Cristiani ma tutto ciò non basta di certo a sostenere che l’avvento di Gesù potesse essere stato profetizzato da questa setta antica e misteriosa. In questa storia, scritta su pergamene vecchie di duemila anni, l’unica cosa importante sono le parole. Parole che raccontano le radici della nostra civiltà e della nostra religione.
Tutto il resto – le fantasie dei romanzieri, le illazioni di chi vuole vedere misteri ovunque – sono solo polvere. Polvere portata via dal Vento della Storia….
Stefano Persici
Fonte: http://www.rosacroceoggi.org/pagine.esotertiche/rotoli.mar.morto.htm
Grazie ad un innovativo progetto del Museo Israel di Gerusalemme, denominato The Dead Sea Scrolls Digital Project, sarà possibile leggere direttamente online alcuni importanti rotoli manoscritti conservati nel museo.
Questo progetto è stato realizzato grazie al contributo del fotografo Ardon Bar-Hama che ha fotografato ad altissima risoluzione i manoscritti così da poterli ingrandire online e leggerli.