Essere nel cammino spirituale non significa essere perfetti, impeccabili, buoni e basta.

Essere spirituali non è non dire parolacce, non arrabbiarsi, non provare odio, seguire metodicamente uno schema basato sull’angelo biondo con gli occhi azzurri, o su un Gesù che cammina sulle acque e guarisce le persone solo toccandole.

Non siamo angeli, altrimenti voleremmo senza aerei e avremmo l’aureola ben in vista. Siamo anime in viaggio verso il ricordo di se, quindi quello che chiamiamo spirituale, innanzitutto e’ qualcosa di semplice, perché semplice è tutto quello che ci appartiene veramente.

La semplicità e un antica risorsa, l’etimo viene dal latino: simplex, composto dalla radice sem (uno solo) e da quella di plectere (piegare). Quindi piegato una sola volta.

Se prendiamo un foglio di carta, e lo pieghiamo una volta sola, cosa accade?

Il foglio si Riunisce a se stesso.

Ecco, innanzitutto il Mago guerriero nel cammino della spiritualità è uno, riunito a se stesso.

Riunirci a noi stessi, imparare ad essere i nostri migliori amici, i nostri sposi, accettando quelle parti di noi che vorremmo nascondere nel cassetto, guardandole con quell’antica compagna che è l’autoironia, è il primo, enorme passo verso il cambiamento che cerchiamo fuori : la Pace globale e la fine delle guerre, i diritti umani e tutto il resto.

“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.”

Li fuori ci giudicano già abbastanza, non è necessario che lo facciamo anche noi, è fondamentale invece la contemplazione, quella che ci permette di interpretare le azioni con saggezza e compassione. Essere uno significa essere integro, essere totalmente immerso nello sposalizio con noi stessi.

Quando questo accade abbiamo superato lo sfidante, il diavolo, quello che appunto è il diaballo, che divide e ci mette alla prova cercando di frammentarci in tanti piccoli pezzi.

Io sono uno significa sono buono e cattivo, sono solitario e amichevole, sono eloquente quanto timido e mi permetto di non essere lo stesso di ieri, perché evolvo ogni giorno.

Mi accetto nella mia meravigliosa totalità, riconoscendo quello che non mi permette di essere libero e trasformandolo in un amico che coopera con me.

Questo non vuol dire, mi permetto di fare lo “stronzo” perché sono uno.

Nella tua integrità sono certa che ad essere stronzo non sei tu, ma il tuo bambino ferito; e se anche ieri sei stato “cattivo”, puoi riconoscere l’emozione che ti ha spinto ad esserlo e trasformarla adesso, in qualcosa che d’oggi in poi ti farà da bussola su cosa vuoi e cosa no, su quello che sei e quello che non sei.

Questo non significa nemmeno che ho il dovere di essere perfetto, perché quando pensiamo a una persona nel cammino spirituale come qualcuno di elevato e impeccabile, oltre che essere infantili stiamo dividendo, ancora una volta.

Lo stiamo affidando a una categoria della nostra mente che manca di responsabilità, che vuole interpretare la realtà in maniera unidirezionale, chiudendola in un vaso ermetico per paura di contattare quello che reputiamo sbagliato, giudicandolo secondo una morale che tutto ha in se tranne che spiritualità.

Il mago guerriero sbaglia, cade, ma invece di soffermarsi nel giudizio ascolta il messaggio che quello sbaglio ha portato, facendone qualcosa di creativo.

Il mago guerriero sa di non sapere, e non pecca di superbia ma si affida all’intuito e all’esistenza, ascoltando prima di tutto la sua eloquente coscienza.

Il mago guerriero non può vivere nel senso di colpa, perché sa che non esistono colpe ma eventi che gli permettono di imparare ogni giorno di più ad essere umano.

Il Mago guerriero non giudica e non definisce, contempla la vita aprendosi al dialogo con se stesso, facendo un processo di osservazione e riconoscimento.

Il Mago guerriero è.

A discapito di tutte quelle voci interiori che cercano di spostare la sua attenzione e incarcerarlo nella guerra della divisione, si permette di essere e fluire.

Quindi se pensiamo che la spiritualità sia anelare a un illuminazione che ci renderà gli eletti di Dio, ancora una volta stiamo cercando di raccogliere il mare con un cucchiaino, di definire qualcosa che per sua natura è indefinibile.

Permettiamoci di sbagliare e di essere umani, allontaniamoci dalla condizione robotica della perfezione, che tanto come diceva qualche saggio, da qui non ne esce vivo nessuno.

Fanta Kone

Per informazione sui consulti individuali: uranyatarot@gmail.com

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