Michele D’Avena La lunga notte dell’anima
1995 olio su tela cm 90×100
Quando la ricerca interiore è condotta con una vera aspirazione e con un’attenta discriminazione, prima o poi si manifesta uno stato particolarmente coinvolgente e doloroso, conosciuto come la lunga notte dell’anima. Si manifesta con una crisi profonda che scaturisce dalla perdita di tutti quegli stimoli dell’ego che rendevano desiderabile e appagante la vita. Il vitale consueto non trova più soddisfazione; il denaro, il successo, il potere, l’approvazione e quant’altro perdono di significato e il vitale, abituato a nutrirsi di tutto ciò, costruendo l’illusione di una vita vera, si trova senza il suo consueto meccanismo del desiderio.
Nella mia esperienza sostengo che esistano vari livelli di notte dell’anima nella vita di un ricercatore sincero.
Il livello più profondo si esprime quando persino la stessa ricerca viene messa in crisi, perché appaiono chiare le menzogne e le sovrastrutture che si sono depositate su di essa.
Più lo sguardo del ricercatore diventa vero, più è spietato, come un laser che scansiona con precisione infinitesimale i movimenti egoici, ammantati di nobili propositi.
Ci si accorge che l’aspirazione resta intatta, ma cadono le incrostazioni che si sono depositate su di essa. Si avverte un dolore intimo e cresce l’anelito a una verità totale, incarnata nel quotidiano. Acquistano valore le piccole cose della vita e ci si accorge di essere ancora intrappolati in fili che erano invisibili.
La vita vera acquista più valore, ma ancora premono le tracce del passato che riverberano nel presente, prodotte dall’incoscienza. Nasce dall’anima un richiamo, una preghiera senza parole.
Dice Sri Aurobindo: “La verità è il fondamento della vera spiritualità e il coraggio ne è l’anima stessa”. E infatti ci vuole coraggio in questa fase e anche una fede autentica che si è forgiata negli anni, sulla base delle trasformazioni e delle prese di coscienza avvenute.
L’uomo ha costruito un mondo completamente falso che ormai sta andando in pezzi. Ogni individuo è immerso, anche suo malgrado, in questa caduta. Dovunque affiora il letame che era stato ben nascosto dalle belle parole. Anche i nobili ideali non appaiono più così nobili. Tutto si riduce all’osso, consentendo a coloro che sono sinceri di fare un salto quantico. Questo grande apparato sociale, gonfiato dal desiderio e dal potere personale, mostra la sua miseria e la sua inconsistenza. La maggior parte di cose che abbiamo non ci servono per vivere, ma ci distolgono dalla concreta e sublime forza della vita. Per vivere ci vuole poco perché i tesori sono quelli che scaturiscono dalla nostra essenza e che rendono possibile un contatto semplice e profondo con la vita.
La spiritualità che è stata strombazzata ai quattro venti, con tutte le sue ritualità e le finte bontà, si rivela una sfilata di carri, con tutti i suoi personaggi ammantati di allettante sapienza, con tutti i suoi guru che reclamizzano l’ultimissima disciplina che condurrà senza sforzo all’illuminazione.
Il guerriero che ha un briciolo di sincerità, di umiltà e di dignità depone la corazza e le armi per affrontare la vera prova: quella del surrender a Sé, alla Vita e al Divino.
Roberto Maria Sassone