Nel libro I giardini di Anteros, Noti Vicelli racconta:
“Settimo Catalano, uno psicologo di Milano, racconta che un giorno, ad Hairakan, si era seduti attorno a Baba Ji in un chai shop; Settimo, che era in uno stato di beatitudine, cominciò a pensare: “Che meraviglia, stare sempre qui, nella jungla, basterebbero due capre, un cane!”.

In quel momento si sentì una campana ed entrò un pastore con due capre ed un cane e Baba Ji chiese: “Chi ha chiesto due capre e un cane?”.

Settimo realizzò che doveva andare più piano.
Vicino a Baba Ji si era nel tempo ottimale, perché si viveva in modo semplice, quindi i desideri venivano immediatamente realizzati.
Occorre evitare che il proprio spazio diventi un’invasione disordinata di sogni.
Essere padroni del proprio desiderio comporta necessariamente il discernimento, ossia la padronanza del proprio potere personale.”

Il protagonista del racconto La scuola di magia, di Michael Ende, il maestro Argento, maestro di magia alla scuola di magia del Regno dei Desideri, spiega ai bambini:

“Ciò che è davvero importante, nella magia, è nel contempo la cosa più facile e quella più difficile. La trovate in voi stessi… è la forza del desiderio. Chi vuole fare magia deve saper dominare e impiegare la forza del suo desiderio. Ma per farlo deve prima imparare a conoscere i suoi veri desideri e servirsene… i veri desideri si trovano soltanto se si vive a fondo la propria storia…
Nel mondo di tutti i giorni, la maggioranza degli uomini non vive mai la propria storia. A loro non importa nemmeno. Quello che fanno e che gli capita potrebbe benissimo farlo qualcun altro e capitare a qualcun altro…. e per questo non arrivano mai a scoprire i loro veri desideri.
La maggior parte della gente ritiene di sapere quello che desidera. Uno per esempio crede che gli piacerebbe essere un medico famoso o un professore o un ministro, ma il suo vero desiderio, che lui stesso non conosce affatto, è di essere un semplice e bravo giardiniere… molta gente ritiene anche di desiderare seriamente che le cose vadano bene a tutti gli uomini del mondo, che tutti possano vivere insieme felici e in pace, che ognuno sia gentile con il suo prossimo, che regnino la verità e la pace.
Questa gente si meraviglierebbe se potesse conoscere i suoi veri desideri. Loro credono di desiderare tutto ciò solo perché vogliono essere considerati persone virtuose e buone. Ma volere qualcosa non significa avere dei desideri sinceri. L’oggetto dei loro veri desideri è solitamente qualcosa di molto diverso, se non additittura il contrario. Per questo non sono mai totalmente in accordo con se stessi. E siccome i loro desideri appartengono a una storia estranea, non vivono mai la loro vera storia. E naturalmente non possono esercitare la magia.”
“Questo significa” chiese una bimba incredula “che se uno è in accordo con se stesso e conosce i propri veri desideri può già fare magia?”
Il signor Argento annuì: “A volte non ha neanche bisogno di fare qualcosa perché il suo desiderio si esaudisca. Tutto sembra combinarsi da sé…”.
“E adesso” continuò il signor Argento “vi insegnerò la prima e più importante regola della forza del desiderio”. Si alzò e scrisse alla lavagna:

1. puoi desiderare veramente solo ciò che ritieni possibile
2. puoi ritenere possibile solo ciò che appartiene alla tua storia
3. alla tua storia appartiene soltanto ciò che tu desideri in verità.

In questi due brani protagonista è il saper desiderare.
Da Babaji siamo nel mondo cosidetto reale, e la magia è creata dal Maestro perché ripulisce chi gli sta accanto da ciò che è superfluo. Il Maestro crea uno spazio in cui si vive, appunto, in modo semplice, nell’essenziale.
Lì chi è stato capace di lasciarsi andare è in grado anche lui di fare magia. Forse. O forse la magia è un modo scherzoso con cui il Maestro mette il discepolo di fronte ai suoi desideri.
Il libro di Ende è molto bello e invito a leggere il racconto per intero e scoprire anche le altre cose importanti che dice sulla magia. La riflessione a cui invita è quella sulla propria storia, su quel daimòn che Hillman immagina a dirigere e vivificare la nostra biografia.
Prima della magia, l’antico detto “Conosci te stesso” assume il senso di saper riconoscere, fra i futuri possibili, quali ci appartengono e quali possono appartenerci, se lo desideriamo davvero. C’è un livello profondo in cui nostri desideri coincidono con il nostro progetto di vita e solo da quel luogo può nascere la magia. Ci sono, si sa, magie che riescono e altre che, per quante volte le proviamo, non riescono. Spostare il tiro dall’esterno all’interno è la chiave per capire. Magari anche per scoprire che non è affatto vero che desideriamo l’oggetto della nostra magia; magari neppure ci compete, nella nostra vera storia.

Fonte: ilcerchiodellaluna.it

 

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