La figura dello sciamano non è solamente maschile, anzi le donne possono essere ottime apprendiste grazie alle caratteristiche di fluidità e recettività, infatti possono spostare più agevolmente il flusso d’energia e sono più in risonanza con i campi energetici di cui la maggior parte dell’umanità neppure sospetta l’esistenza.
La formazione delle donne sciamane passa per le stesse tappe d’iniziazione degli uomini e secondo Don Juan (sciamano che ha trasmesso le sue conoscenze a Castaneda):
”In assoluto esse hanno un leggero vantaggio”, in quanto contrariamente agli uomini utilizzano l’emisfero destro, il quale è più recettivo e sensibile alle immagini più che alle parole, e percepiscono l’insieme piuttosto che il dettaglio.
La donna, però, è anche collegata ad una serie di compiti (marito, lavoro, figli) che le impediscono di dedicarsi in totalità a questo percorso, ed ecco perché molte donne si avvicinano a questo cammino solo passata una certa età.
Nel libro di Castaneda intitolato “Il secondo anello del potere” l’autore riporta una spiegazione molto interessante sulle caratteristiche della donna:
“Il vento si muove dentro il corpo di una donna, perché le donne hanno l’utero. Una volta dentro l’utero,il vento ti dice le cose da fare. Più calma e rilassata sta, la donna, migliori sono i risultati. Si può dire che d’un tratto la donna si trova a fare cose che non aveva idea, di come fare”. Esistono quattro tipi di venti associati alle quattro direzioni: la brezza è l’est – il vento freddo è l’ovest – il vento caldo è il sud – il vento duro è il nord – ed i quattro venti hanno anche una loro personalità, infatti la brezza è gaia, agile e mutevole – il vento freddo è cupo, malinconico e pensieroso – il vento caldo felice e spensierato – il vento duro energico, impaziente e imperioso. (…)
“Ogni donna deve trovare il suo ed il modo migliore per scoprirlo è che rimanga in silenzio e senza parlare a se stessa, così sarà il vento a trovare lei; perché apprendono più velocemente se si aggrappano al loro specifico vento, questo è il motivo per cui loro apprendono più facilmente dell’uomo”.
Ogni singola donna incarna il principio femminile e lei è un tunnel di connessione fra i due mondi, il manifesto e il non manifesto (Tonal e Nagual), ed in ciò consiste la sua funzione di nutrice; funzione di cui le donne non sono a conoscenza e la riducono solo alla maternità.
Secondo Don Juan l’essere femminile deve ritornare ad essere consapevolmente questo canale di unione, trasformando se stessa, lavorando incessantemente sul proprio corpo ed imparando ad utilizzare l’immensa fonte d’energia presente nell’utero.
La donna sciamana è legata alle forze della terra, le impara a conoscere e le utilizza per oltrepassare le porte dimensionali ed accedere così ad altri mondi. (raphaelproject.com)
Nel mio viaggio in Nepal, che risale a circa 12 anni fà, ho potuto incontrare delle donne sciamane, la prima era Buddista, dicevano fosse una grande guaritrice e a giudicare dalle persone che aspettavano il loro turno, molto richiesta. Siamo rimasti per poco tempo da lei, abbiamo assistito ad un rito e poi ringraziando abbiamo salutato.
La seconda sciamana, Mailhi (spero sia scritto correttamente) sciamana induista, é quella che vedete nelle fotografie, abbiamo passato la serata da lei e ne serbo un bel ricordo. Persona molto serena e sorridente, i suoi occhi ridevano anche quando era seria. Il marito, che vedete nella foto in basso, è un Lama Tibetano e aiutava Mailhi nella preparazione del rituale.
Infatti la prima ora è trascorsa guardando lui che con gesti delicati preparava l’altare delle offerte alle deità che avrebbero aiutato nel rito di guarigione, recitando sottovoce mantra benedicenti.
Peccato che la foto non renda giustizia al lungo lavoro di preparazione del Lama, quei bastoncini erano uniti da un filo che girava attorno come una ragnatela, con evoluzioni ripetute tra un bastoncino e l’altro ed erano collocati in una ciotola d’ottone colma di riso e la cosa ha richiesto tempo e pazienza.
Il riso ricorre sempre nelle pratiche sciamane Nepalesi, esso viene fatto piovere sulla testa del paziente al fine di purificarlo prima del rito di guarigione e come offerta alle deità che presiedono il rito di guarigione.
Dopo il rito di preparazione dell’altare è arrivata Maihli, ci ha salutati cordialmente, eravamo un bel gruppo di 11 persone, poi c’era una signora con in braccio un bimbo di 3 anni circa, si trattava del paziente da curare.
Dopo i saluti Maihli ha dato inizio al rito della vestizione, aiutata dal marito ha indossato la lunga veste bianca, i mala* di rudraksa che preservano dagli sbalzi di pressione durante il rituale viaggio sciamanico per chiedere aiuto alle deità ed entità, il bellissimo copricapo adorno di piume di pavone e… il tamburo.
Il Dyangro è l’oggetto sciamanico per eccellenza, se agli occhi di un profano può sembrare solo un oggetto di legno e pelle di capra, per lo sciamano è la rappresentazione del cielo e della terra, del mondo sotterraneo, luogo di incontro di forze misteriose, campo di battaglia dell’eterna lotta fra il bene e il male, combattuta dallo sciamano.
Durante la puja, la cerimonia di guarigione, Maihli ha suonato ininterrottamente il tamburo, sia seduta di fronte all’altare o in piedi, muovendosi e danzando nello spazio rituale, il suono del djangro non è un suono normale, per qualsiasi sciamano è un suono divino, le note che scandisce formano una scala musicale che permette allo sciamano di salire verso il mondo ultraterreno. II suono del tamburo scandisce non solo il ritmo della danza ma anche il dialogo intimistico fra il jankri (sciamano) e le entità.
E’ una conversazione che utilizza dei mantra, formule a carattere magico religioso, una sorta di linguaggio segreto che esprime al massimo il potere della parola, la funzione liturgica dei canti.
Maihli si serviva non solo della lingua nepalese ma anche di altre lingue, come il tibetano o il sanscrito ma spesso usa la cosiddetta “lingua degli dei”, usata solo in un contesto magico?liturgico.
Terminato il rito di propiziazione e di collegamento e congiunzione col divino e il potere magico, essa stessa era divina e poteva operare la guarigione.
Nella foto vedete che Maihli porge un bicchiere al bimbo che beve. Nel bicchiere c’è solo dell’acqua ma prima di porgergliela Maihli aveva soffiato un mantra dentro al bicchiere, sull’acqua, trasmutandola in acqua guaritrice, magica. Il potere della guarigione dato al bimbo attraverso l’acqua. L’acqua che memorizza le parole sacre e trasmuta a seconda delle parole che vengono pronunciate.
Masaru Emoto ci ha rivelato questo prodigio che può essere magico o solo il risultato della consapevolezza del potere del proprio pensiero e della parola. Gli sciamani lo sanno, lo sapevano già migliaia di anni fà, perchè le origini dello sciamanesimo si perdono nella notte dei tempi!
Patrizia di VisioneAlchemica
*(I mala sono composti da 108 rudraksha, Elaeocarpus ganitrus, occupano un posto molto speciale nell’induismo perchè si crede possiedano proprietà medicinali, mistiche e astrologiche. Si tratta del seme di un grande sempreverde della famiglia delle tiliaceae che cresce nella piana gangetica fino alle propaggini dell’Himalaya, in buona parte del Sudest asiatico e in Nepal.)