Viviamo in un’epoca in cui abbiamo la possibilità di risolvere molte ferite. Purtroppo questo sembra essere diventato una sorta di sport nazionale. Sembra quasi una gara non a stare meglio, ma a risolvere. Forse stiamo perdendo di vista il reale obiettivo, se di obiettivo possiamo parlare.
È vero che molte persone sono ferite e soffrono, ma è anche vero che più sento parlare in ambiente olistico di ferite e di modi per risolverle, più mi accorgo che ci sono davvero molte persone che girano in tondo nel proprio dolore, trascinati da questo immenso circo della crescita personale, che è diventato una moda.
La moda di oggi è la crescita personale.
E questo se da un certo punto di vista potrebbe anche essere interessante ed encomiabile, dall’altro rasenta davvero il troppo. E il troppo, come sempre, stroppia. Nel senso che vedo persone che per lavorare su di Sé, si dimenticano di vivere.
Io, se potessi, dividerei le acque. Un novello Mosè de no’artri.
Da una parte ci metterei le persone che, grazie a un lavoro di crescita, sono diventate felici, sorridenti, che hanno davvero trovato il modo di soddisfare i loro desideri e stanno bene. Dall’altra, i frustrati cronici che continuano a perseverare nel cercare una soluzione in un altro corso, in un’altra tecnica, in un nuovo metodo, ma non si ascoltano mai davvero.
A questi ultimi direi che è vero che non siamo mai arrivati veramente, che la vita è una ricerca continua, una crescita progressiva, un apprendere che non finisce mai, ma a un certo punto bisogna rendersi conto che non si può stare sempre dentro a una percezione di mancanza, di inferiorità o di compensazione, che chiedono sempre un altro modo per essere risolte.
Allora questo vuol dire due cose:
- O che lo strumento (o gli strumenti) che usi non funzionano,
- O che il modo in cui ti stai approcciando a te, EVIDENTEMENTE, non ti porta un risultato.
Sono propenso a credere alla seconda.
Io credo che non siano mai gli strumenti ad essere inefficaci. Credo più che l’utilizzo che se ne fa sia spesso superficiale … un coltello, ad esempio, è solo un coltello, ma lo si può usare magistralmente per tagliare la cipolla, oppure per uccidere. E non è che il coltello sia buono o cattivo. Utile o disfunzionale.
Solo che è sempre più facile attribuire la responsabilità all’esterno, soprattutto nei momenti in cui le cose sembrano non funzionare (ed è quello il momento in cui perdi consapevolezza), piuttosto che stare nel disagio, interrogandoci su cosa fare per far si che ciò che abbiamo a disposizione, e che sembra non funzionare, possa in realtà essere uno strumento sopraffino che noi non sappiamo usare con maestria.
Per fuggire da Alcatraz hanno usato un cucchiaio e delle lenzuola intrecciate.
Ma avevano altri strumenti che molti non prendono in considerazione: l’intento e la perseveranza.
Mi viene da sorridere (con rispetto, ovviamente) quando le persone vengono da me e pretendono di risolvere i propri problemi perché li guido io.
Io per uscire dalla buia prigione della mia anima, ci ho messo dieci anni e avevo solo un cucchiaio, delle lenzuola intrecciate e dei fiori di Bach.
Ho perso la speranza? Mai. Ho pianto? Si, tantissimo.
Poi, lungo la strada, ho incontrato amici, insegnanti, maestri, che mi hanno guidato, aiutato, confortato, ma questo accade a tutti noi, quando scegliamo di smettere di lamentarci come scopo di vita e cominciamo, armati solo di un cucchiaio, a spalare la m***a che abbiamo dentro (mi autocensuro, se no la Claudia Marsili dice che scrivo le parolacce negli articoli, il che non è per niente professionale).
Dico Grazie! A tutti quelli che mi hanno insegnato qualcosa, ma il lavoro l’ho fatto io. Mi sono rimboccato le maniche e ho scelto di guardare nel buio più nero della notte più oscura di me.
E quello che ho trovato era fondamentalmente la paura di diventare ciò che sono. Perché così facendo, sapevo, avrei dovuto affrontare i miei demoni.
La paura della solitudine, dell’umiliazione, la vergogna, la rabbia, tutte le ingiustizie subite, ma non solo.
Avevo anche una grande paura di riuscire. Di farcela, perché questo vuol dire distaccarsi dalla massa di quelli che continuano a criticare gli altri, e lo facciamo tutti, senza fare un serio lavoro su di sé.
Però, se fai un lavoro di scavo interiore, devi avere un punto di riferimento che ti permetta di dire che dentro di te sta cambiando qualcosa.
Altrimenti hai un problema.
E quel problema, che ti spinge a voler cambiare, si chiama ripetizione.
E la ripetizione è, in realtà, solo una conseguenza.
Ma è anche un campanello di allarme.
Sentilo suonare cristallino nell’aria.
Ti sta dicendo che non stai imparando quello che ti serve per crescere dalle situazioni che affronti.
E quindi non le affronti.
Non ci stai mettendo davvero di tuo, fino in fondo.
E la vita ti mostra nuovamente dove sbagli.
Ancora. E ancora. E ancora, finché non ti sposti da dove sei.
Spostati, su!
Se proprio non ti riesce di spostarti, allora le gentili goccine del dottor Bach ti possono aiutare (a volte penso a un extraterrestre che legge questi articoli e pensa di noi che siamo tutti fumati! Vabbè).
Chestnut Bud è la gemma dell’ippocastano, o Castagno d’India, l’Aesculus Hippocastanum, della famiglia Sapindaceae, come l’acero.
La gemma si recide e si prepara per bollitura quando il calice, formato dai sepali, si sta aprendo, ma i fiori sono ancora chiusi. Più o meno tra marzo e aprile, a seconda delle condizioni climatiche.
Di questo rimedio Bach dice: “Per quelli che non traggono pieno vantaggio dall’osservazione e dall’esperienza e che impiegano più tempo degli altri per apprendere le lezioni della vita. Mentre un’esperienza sarebbe già sufficiente per alcuni, per costoro ne sono necessarie parecchie prima che la lezione venga appresa. Sono dunque spiacevolmente sorpresi di rifare lo stesso errore in differenti occasioni, quando una volta sarebbe stato sufficiente, oppure quando l’osservazione degli altri avrebbe potuto risparmiare loro questi sbagli”.
- Se sei da troppo tempo in una situazione che si ripete,
- Se stai facendo un cammino interiore che non ti sta portando da nessuna parte,
- Se i sintomi o le situazioni si rincorrono come nella pista delle macchinine dei bambini,
- Se le relazioni ti conducono sempre verso lo stesso grado di insoddisfazione,
- Se sono anni che vuoi impegnarti in quel progetto che “finalmente” ti cambierà la vita …
Chestnut Bud può aiutarti a sciogliere quel nodo che ti impedisce di crescere e ti spinge a ripetere sempre le stesse situazioni.
In fondo, che cos’è la vita senza la crescita?
Ma se la crescita è semplicemente dire di appartenere a un movimento di moda oggi, è solo un altro specchietto per le allodole.
Un’altra (l’ennesima) giostra su cui salire per fuggire dalla banale piattezza di una vita insoddisfacente.
Una cosa la dico sempre e non me la risparmio nemmeno oggi.
Quando, nella nostra esperienza terrena, sentiamo che le reazioni agli eventi che ci accadono, è contaminata dagli strascichi delle ferite infantili, il nostro focus dovrebbe essere rivolto a prendere contatto con queste dinamiche (e soprattutto con le emozioni contenute in esse) che, senza che ce ne rendiamo conto, influenzano pesantemente tutto il nostro essere, inclusa la nostra vera ragione di vita.
Tutto il lavoro che stiamo sviluppando con la Floriterapia Transpersonale Evolutiva® è rivolto alla presa di coscienza della presenza di queste dinamiche e alla sua risoluzione per portarti oltre.
Chestnut Bud è uno dei fiori di Bach di base in questo nostro impegno, perché siamo consapevoli che la crescita è alla base della vita e ci accorgiamo, facendolo, che molte persone sembrano più salici piangenti che querce vigorose.
Ma non dobbiamo farci trarre in inganno, perché abbiamo l’aiuto dei fiori, ma questo non toglie che il lavoro per diventare consapevoli spetta a noi.
Ne parliamo la settimana prossima nel proseguo dell’articolo.
Max Volpi
Fonte: https://ifioridibach.com/blog/diventa-la-persona-che-vorresti-a-fianco-a-te/
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