Cosa succede quando le “parole scomode” di Mauro Biglino incontrano i disegni irriverenti di Don Alemanno?
E’ quello che scoprirete leggendo questo libro.
“Dopo avere piantato un giardino in Eden, con tanto di piante da frutto e animali, Dio stabilisce che mica se lo può coltivare da solo: troppa fatica, lui in fondo è solo Dio (mica è onnipotente) e chi glielo fa fare di lavorare, meglio fabbricarsi un servo che si occupi di tutto e allora… crea l’adam: un lavoratore sottomesso e docile che non deve fare tante storie.
Nascono così Adamo ed Eva: la coppia che gli Elohim (termine plurale tradotto artificiosamente con Dio) produssero con lo scopo di introdurla nel gan be-eden, il cosiddetto paradiso terrestre: ma che paradiso è quello in cui si sgobba come dei dannati? Non facciamoci troppe domande e seguiamo la vicenda…”
M.Biglino
Non credete ad una parola di ciò che vi racconta il blasfemo Biglino. Sta nell’evidenza delle cose che esista un unico vero Dio e che questo abbia creato l’uomo e la donna a propria immagine e somiglianza. Infatti Dio è sia uomo che donna, sia maschio che femmina, sia xy che xx. Dio è come Eva Robins.
Questa grande Verità vi viene rivelata oggi, e giunge a voi sotto forma di disegni divinamente ispirati. Grazie ai miei contatti diretti con l’Altissimo (che poi è appena 1,68 cm quindi il nome è inappropriato), in questo libro non solo smentisco su tutta la linea le traduzioni di Biglino, ma spiego anche nel dettaglio quelle che, ad una lettura ingenua, possono apparire come delle contraddizioni nel testo biblico.
Ci tengo inoltre a precisare che devolverò tutte le royalties di questo libro all’angelo custode che disegna accanto a me, elargendogli la birra e i kebab che mi richiede diurnamente.”
Don Alemanno
ESTRATTO DAL LIBRO
Adam
La Bibbia ci racconta la creazione dell’uomo in momenti diversi e ci presenta le due modalità con le quali il presunto “Dio” della teologia è intervenuto.
I due interventi effettuati dagli Elohim paiono totalmente diversi e sono all’apparenza talmente incompatibili che l’esegesi tradizionale li attribuisce a due tradizioni redazionali distinte, identificate dal modo in cui gli autori chiamano “Dio”: in Gen 1, 26 si usa il termine generico Elohim, mentre in Gen 2, 7 l’atto viene attribuito in modo specifico a Yahweh. Nel primo caso la narrazione riferisce che gli Elohim decidono di fare l’adam «a loro immagine e somiglianza», mentre nel secondo si afferma che Yahweh ha usato «l’argilla» insufflandovi «l’alito della vita».
Si parla quindi di diverse tradizioni – supponendo che gli autori che fanno capo all’una o all’altra abbiano operato in assoluta autonomia riportando racconti antichi – caratterizzate da origini diverse e dunque comprensibilmente non compatibili. I commentatori tradizionali che tentano una conciliazione sul piano meramente spirituale, metafisico, si trovano nella necessità di introdurre concetti che travalicano la concretezza dei racconti, giungendo anche ad annullarla in modo arbitrario, in nome di una visione di ordine teologico che a nostro parere non apparteneva agli autori biblici.
La realtà è che Yahweh non ha neppure partecipato a quell’intervento ma si presenta sulla scena, e viene riconosciuto e invocato, molto dopo, solo al tempo di Enosh, il primo nipotino della coppia (Gen 4, 26): immaginiamo la gioia di Adamo divenuto nonno all’età di 235 anni.
Yahweh era un militare e sapeva fare solo la guerra, ma, allora, come si poteva attribuire a lui la fabbricazione dell’adam?
A farlo, sono stati quei furbacchioni dei sacerdoti del tempio di Gerusalemme che, scrivendo e riscrivendo continuamente la Bibbia, lo hanno inserito ovunque: in fondo era il loro Elohim, il loro governatore, il loro padrone e non potevano mica accettare l’idea che non avesse partecipato all’evento che ha dato origine a quella stirpe: meglio allora metterlo ovunque, come il prezzemolo.
Possiamo essere certi che Yahweh abbia apprezzato molto queste attenzioni: in fondo lui non era mica il Dio assoluto, era solo uno dei tanti ed era pure molto geloso. Questa captatio benevolentiae non poteva che essergli moto gradita: gli piaceva giocare a fare il Dio unico, lo gratificava.
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Immagine di Uno Editori