Quando qualcuno fa qualcosa che provoca in voi sofferenza di tipo fisico o emotivo accadono essenzialmente due cose:
1 – Provate sofferenza
2 – Provate rabbia e avvertite la spinta istintiva a rispondere all’offesa.
La sofferenza infatti, dal punto di vista oggettivo, altro non è se non una certa quantità di energia: chi vi fa soffrire, di fatto, vi sta consegnando una carica energetica aggiuntiva e dal momento che in uno stato ordinario la macchina biologica non è in grado di gestirla, la natura vi spinge a “restituirla al mittente”, infliggendo al vostro “nemico” un quantitativo di sofferenza idealmente pari a quello che avete patito.
Di qui la celebre equazione: “Occhio per occhio e dente per dente…“, nota come Legge del Taglione. Le forme più antiche di giustizia, lungi dall’essere rozze o inique, si limitavano a rispettare in modo puntuale le dinamiche energetiche sopra descritte: chi commetteva un torto, doveva subire un torto uguale e contrario. Anche Gesù fa riferimento a queste leggi, e precisamente attraverso l’immagine del “debito”, come si può leggere nella parabola del “debitore disumano” (Mt 18, 21-35). Gesù stesso pertanto non nega che chi infligge un torto sia debitore di qualcosa verso chi lo ha subito; anche rispetto all’antica Legge del Taglione, dichiara di volerla compiere, non di volerla abolire (Mt 5, 17): tale legge non può essere abolita, in quanto è immanente alla struttura dell’universo, è una legge dell’energia.
La vendetta, in questo senso, è un gesto perfettamente legittimo: “vindicare” in latino significa infatti “esigere”, e chi potrebbe mai abolire il diritto ad esigere ciò che è dovuto (“debitus”= dovuto)?
Se pertanto qualcuno vi ha arrecato sofferenza è necessario che vediate l’ineluttabilità con cui il desiderio di vendetta si fa e si farà sempre presente in voi. Non dovete mentirvi: voi volete vendetta, voi esigete qualcosa che vi è dovuto. E in ciò non siete affatto cattivi: il vostro sentire è perfettamente in linea con le leggi dell’universo. Contattare questo sentire e vederne l’assoluta legittimità è condizione imprescindibile per poter muovere oltre.
Allora e solo allora, potrete comprendere il passo ulteriore che Gesù vi propone di compiere: il Perdono.
Sul piano orizzontale della personalità, la vendetta, ossia la riscossione del debito, è l’unica modalità in grado di riportare equilibrio rispetto a un torto subito. Attenersi esclusivamente a questo livello presenta però una serie di svantaggi:
-se il torto è grave, la vendetta porterà a compiere gesti altrettanto gravi.
-la logica della vendetta innesca un circolo vizioso di compensazioni tali per cui, presto o tardi, sarà il vostro “nemico” a vendicarsi a sua volta su di voi.
-vendicandovi vi limitate a esternare la carica energetica della sofferenza, non la state trasformando, e dunque non state realmente guarendo la ferita emotiva associata al torto subito. Questo vuol dire che, presto o tardi, qualcuno vi farà qualcosa che vi provocherà il medesimo tipo di sofferenza.
-se non avete modo di vendicarvi, coverete per sempre rabbia e frustrazione per il torto che avete subito e la vostra vita, forse anche la vostra salute, ne saranno rovinate.
Gesù vi mette allora al corrente del fatto che esiste un’altra possibilità, una soluzione verticale, che consiste nello sfruttare la carica energetica della sofferenza per elevare il vostro stato di coscienza e condurvi oltre il piano della personalità, nel piano dell’Anima. Questa soluzione è il Perdono.
Come si mette in atto il Perdono?
Il salto verticale implicato dal Perdono deve innanzitutto essere preparato con un lavoro orizzontale, sul piano della personalità. Il terreno della natura umana dev’essere reso idoneo ad accogliere la semente divina del Vero Amore (Mt 13, 1-33); questo lavoro consiste nel liberare i binari energetici attraverso i quali passerà prima la carica emotiva della sofferenza, e in seguito la vibrazione del Cristo, che infiammerà d’amore la personalità, guarendola. È ciò che Giovanni Battista chiama “preparare la Via del Signore” (Lc 3, 4).
Questa prima tappa è di tipo psicologico e consiste nel portare all’attenzione cosciente i due contenuti psicologici fondamentali cui ho accennato inizialmente:
-la rabbia e il desiderio di vendetta
-la sofferenza
Le sovrastrutture mentali e i condizionamenti morali, sociali e culturali tendono infatti a ricoprire, sfalsare, o persino rimuovere la percezione cosciente di un’intensa sofferenza psicologica e della rabbia ad essa associata. Per portare alla luce questi contenuti psichici, gli strumenti consigliati sono in genere:
-percorso psicoterapeutico\psicanalitico.
-messa in scena dei vissuti emotivi per mezzo di espedienti “performativi” come psicodramma, costellazioni familiari, etc.
-redigere quotidianamente un diario in cui annotare con la massima onestà gli stati emotivi provati durante il giorno.
-cercare occasioni di confronto e chiarimento con le persone da cui ci siamo sentiti offesi; manifestare loro, nei limiti del possibile, anche la rabbia.
-svolgere attività ricreative in cui convogliare costruttivamente le emozioni negative, come un’arte marziale per la rabbia, o il teatro per la tristezza e l’afflizione.
Quando la sofferenza e la rabbia saranno viste per ciò che sono e sarete in grado di provarle coscientemente, allora potrete procedere con il lavoro “verticale” consigliato da Gesù, il Perdono.
Dopo che il terreno della personalità è stato reso idoneo, attraverso un lavoro psicologico, alla ricezione della semente del Perdono -del Seme Cristico- è possibile avventurarsi nelle profondità dell’insegnamento evangelico.
Siete coscienti della sofferenza e della rabbia che un evento del passato ha provocato in voi? Siete stati in grado, nei limiti del possibile, di esternare questa sofferenza e questa rabbia?
Bene. Cosa dovete fare, adesso?
1 – “Vegliate e pregate in ogni momento…” (Lc 21, 36): dovete allenarvi a mantenere uno stato di Attenzione Divisa ogni giorno, per più tempo possibile, idealmente in ogni momento della giornata. Cominciate imponendovi di restare presenti per minimo 1, massimo 5 minuti al giorno.
Ogni quattro settimane allungate il tempo prefissato di minimo 1, massimo 5 minuti.
Esempio:
-primo ciclo (ogni ciclo = 4 settimane): 5 minuti di presenza al giorno
-secondo ciclo: 10 minuti di presenza al giorno
-terzo ciclo: 15 minuti di presenza al giorno
E così via…
Nel contempo allenatevi a uno stato di preghiera incessante. Consiglio brevi preghiere di una sola frase, che possano essere ripetute come un mantra. Esempio: “Ti amo, mi dispiace, perdonami ti prego, grazie.” (Ho-Oponopono) oppure: “Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio Vivente, abbi pietà di me” (Esicasmo).
Sempre attenendovi a cicli di 4 settimane, potete ripetere la preghiera per tre volte ogni ora; poi per tre volte ogni 30 minuti; poi ogni 15 minuti, ogni 10, ogni 5, e, se riuscite, arrivare a recitarla interiormente senza sosta, per tutto il giorno.
Di fronte a qualunque forma di disagio dovesse sorgere nella pratica della preghiera o della presenza, sospendete temporaneamente o riducete l’intensità. Ascoltatevi sempre e non usatevi mai violenza.
2 – Attraverso la pratica della veglia e della preghiera incessante, riuscirete ad essere sempre più testimoni lucidi dei momenti in cui, ogni giorno, si manifestano in voi sofferenza o rabbia per il torto subito. Non dovete fare altro che restare presenti e pregare mentre questi due stati d’animo si manifestano, cercando di esternarli il meno possibile (questa non-esternazione non sarà repressiva, perché nella fase preparatoria avrete già dato spazio alla manifestazione degli stati emotivi). Nel contempo leggete una volta al giorno la parabola della zizzania e del buon seme riportata in Matteo 13, 24-30.
Ogni volta che leggete la parabola meditate su di essa, tenendo ben ferme le seguenti analogie:
–la sofferenza è il terreno arato in cui è stato deposto il seme: quando siete presenti alla sofferenza, state irrigando il terreno con l’energia della vostra Attenzione e nutrendo il seme affinché cresca.
–la rabbia è come concime: quando siete presenti alla rabbia, essa è come energia aggiuntiva che intensifica la vostra presenza e la rende ancora più sostanziosa e atta a nutrire il seme.
–la zizzania è il discorso mentale che vi parla del torto che avete subito e vi incita a incanalare la vostra rabbia in un qualche tipo di esternazione vendicativa rivolta a chi vi ha ferito. Non dovete preoccuparvi di “estirpare” questa pianta infestante, essa sarà spontaneamente bruciata quando il seme giungerà a dare frutto. Solo, osservate la mente e lasciatela stare, occupandovi di dare attenzione\energia solo al vostro reale stato emotivo.
–il seme e il frutto che esso giungerà a dare rappresentano il Perdono: poco a poco i costrutti mentali giudicanti bruceranno, dissolvendosi spontaneamente; la rabbia si trasformerà in una presenza più intensa e vivida; la sofferenza sarà trasfigurata, attraverso il nutrimento di un’attenzione costante, sino ad ospitare il frutto lussureggiante del Seme Cristico.
A tempo debito, dove prima c’era sofferenza, sperimenterete uno stato di connessione all’energia del Cristo, la quale, attraverso la vostra Anima, farà vibrare di gioia e compassione tutto il vostro essere. Giungerà la percezione intuitiva del perché avete subito proprio quel torto, e di quale qualità animica è stato la rivelazione.
In quel giorno, non troverete parole sufficienti a ringraziare coloro che per lungo tempo avevate chiamato “nemici”.
Buon cammino!
Alessandro Baccaglini
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