Quando iniziamo a svolgere gli esercizi di presenza, dapprima ciò che facciamo non è realmente un essere presenti, ma un prestare attenzione mentale a noi stessi o un concentrarci sul pensiero fisso di “dover esserci”.

Questo è un paradosso, in quanto cerchiamo di essere presenti facendo qualcosa, come prestare attenzione, laddove la presenza non è in realtà niente di simile ad un fare: noi siamo presenza e non possiamo, tra le altre cose, sforzarci di essere presenti come ci si sforza di stare in equilibrio su una gamba durante lo stretching.

 

Questo non significa che gli sforzi di essere presenti dapprima attraverso la concentrazione mentale siano inutili, anzi: questa prima fase è preziosissima in quanto sviluppa forza di volontà e rinsalda l’intento di dedicarsi al Regno, oltre a portare ordine nell’attività mentale e centratura nel corpo emotivo.

Il punto è che la pratica della presenza così (fra-) intesa si rivela ben presto un’ impresa disperata: infatti stiamo cercando di ottenere attraverso il fare, che appartie alla dimensione limitata del tempo, un essere che invece è già sempre qui, e appartiene alla dimensione illimitata dell’eterno presente.

 

Se ti sei accorto di quanto sia snervante cercare di esserci sempre e di nuovo, per perdere sempre e di nuovo la poca concentrazione guadagnata, sai di cosa parlo. Il problema è che stai cercando di essere presente attraverso l’attività mentale, che per definizione è mutevole e temporale: la presenza diviene allora un’azione, uno sforzo da ripetere ancora e ancora, nel tempo, un essere presente “dalle 15 alle 16”, dal mattino alla sera, e così via.

 

Stai scambiando la presenza con lo sforzo di bloccare la mente, cosa impossibile per definizione; un po’ come credere che realizzare il corpo fisico si ottenga tenendo un braccio sollevato per tutto il giorno, mentre il corpo fisico è sempre lì, in quanto è sempre lui che solleva o si stanca di sollevare il braccio.

Allora questi sforzi di attenzione mentale hanno una funzione importantissima. Se infatti ti viene detto che “tu sei già la presenza che stai cercando”, questo rimane un concetto che non cambia la tua reale percezione delle cose.

Devi arrivare a sfinirti nel tentativo di tenere la mente fissa in un punto (il respiro, il plesso solare, etc.) sino al momento in cui, non potendone piu di ricominciare, non lascierai andare la mente per accorgerti finalmente di quella presenza cosciente che, dietro all’andare e venire del pensiero, è sempre stata lì.

 

Alessandro Baccaglini

 

Fonte: FB: https://www.facebook.com/baccagliniperfectlove/?fref=ts
Libro: http://leduetorri.com/prodotto/la-via-dellamore-perfetto/

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