Tante cose bisognerebbe dire ma quella più urgente è di credere nell’essere umano; è talmente perfetto che tutto ha un senso e la malattia (come noi la chiamiamo), è il risultato di una serie di processi, che partono da radici antichissime, con distorsioni, dolori e pesi. Possiamo guardare il passato e diventeremo ricercatori del profondo, possiamo guardare nel futuro ed imparare a muoverci come mistici, e considerare la malattia, il punto di partenza del cambiamento interiore, della coscienza.

Potrei parlarvi della mia esperienza da psicologo, il rapporto con la malattia quando la rispetti, il mio viaggio in Messico, alla ricerca degli sciamani, ma credo sia più interessante sottolineare che è necessario un nuovo paradigma nel rapportarsi a ciò che noi chiamiamo malattia. Quando ho presentato la tesi, mi aspettavo una reazione contraria all’idea che ogni società ha il suo sciamano. Noi, terapeuti in generale dovremmo essere i guaritori in questa società, ma si delinea la naturale spaccatura frutto di una società materialista: la scienza che non di occupa dello spirito e di tutto ciò che non è tangibile.

Addirittura si cerca di rendere scienza la psicologia, con test e statistiche varie, magari interessanti per alcuni calcoli di mercato, ma inutili da un punto di vista funzionale. Nelle stesse università, ci si occupa pochissimo del mondo sovradimensionale (sovramundo, come dicono i curanderos), a Padova (dove mi sono laureato), per nulla.
Così, durante la tesi evidenziai l’aspetto chiaro che nella nostra società una persona con disturbi mentali era considerata malata e naturalmente reietta, mentre nella gran parte del mondo, dove esiste la figura dello sciamano, essa è una chiamata dall’alto che, ben canalizzata, permetterà al/la prescelto/a di diventare una delle figure più importanti del villaggio.

C’è da dire che in alcune popolazioni africane, si crede che colui che è disturbato mentalmente, sia posseduto da uno spirito cattivo e vada isolato. Esistono tutt’oggi, casi di persone legate ad una catena di ferro che vengono esiliate dal villaggio, per tutta la vita.
Sempre nella discussione, un professore di psichiatria (che dalla domanda fattami all’epoca si capiva che aveva letto il mio scritto), era interessato ad alcuni pensieri che avevo sviluppato, nel confronto tra psicoterapia della gestalt (dove si usa dialogare con il proprio mondo interiore, attraverso l’esercizio della sedia vuota), e relazione degli sciamani con lo spirito che “te chita l’alma”, ti ruba l’anima. Ho cercato di porre una relazione tra queste due modalità e lui era veramente interessato ad approfondire l’argomento. Purtroppo non ci fu tempo………., sospesero la discussione dopo 40 minuti, dove avevo con mio stupore catturato l’attenzione di quasi tutti gli insegnanti. Io sapevo che ero aiutato dall’alto, ma a chi raccontarlo? Tutto questo non si “vede”……….per chi non vede.

Tante cose bisognerebbe dire ma quella più urgente è di credere nell’essere umano; è talmente perfetto che tutto ha un senso e la malattia (come noi la chiamiamo), è il risultato di una serie di processi, che partono da radici antichissime, con distorsioni, dolori e pesi. Possiamo guardare il passato e diventeremo ricercatori del profondo, possiamo guardare nel futuro ed imparare a muoverci come mistici, e considerare la malattia, il punto di partenza del cambiamento interiore, della coscienza.

Come dicevo, oggi più che mai si parte da una visione definita cartesiana, ove la cogita è divisa dall’extensa. Non credo che Cartesio volesse la loro separazione, quando definì i due concetti. Poi, qualcuno molto più materialista, iniziò a sviluppare maggior attenzione alla materialità, rendendola autonoma dallo spirito.
Oggi possiamo vedere in ogni dove, in qualunque situazione, questa separazione.
Anche nel mondo dell’anima, della psiche, avviene allo stesso modo che molti dottori continuino a tenere separati il corpo, dai sentimenti, dalle emozioni e ancor di più dai pensieri. Si crede che la manifestazione fisica di determinate malattie siano semplicemente il risultato di una scombinata relazione tra ormoni e sinapsi fisiche. Questa semplice ed usuale visione rende indipendenti ed irresponsabili le persone dalla loro vita.

Approfondisco un po’: gli esseri umani sono frutto di un’evoluzione di miliardi di anni; si ritiene che l’uomo sia comparso sulla terra alcuni milioni di anni fa, 3-4, ma noi siamo molto più antichi. Secondo le visioni spirituali delle scuole iniziatiche serie (antroposofia, rosacroce, teosofia ecc….), noi oggi stiamo vivendo la quinta razza del quinto periodo (per capire un attimo le razze sono la post-atlantidea, l’atlantidea, la lemurica, ecc…., i periodi sono dentro le razze esempio: periodo paleo indiano, paleo-persiano, caldeo-egizio, greco-romano, attuale), ma vi sono anche le evoluzioni della terra e del cosmo, ove noi siamo inseriti (non vi tedio con queste conoscenze) ed abbiamo avuto la nostra evoluzione, come la stiamo proseguendo oggi.

Tutto questo per spiegare che il nostro corpo, è il risultato di un processo antichissimo che si lega a sfere ed Esseri Superiori. Se si accetta questa visione è impossibile pensare che una disfunzione, sia fisica che mentale, possa essere generata da un caso, poiché noi esseri umani siamo inseriti in un processo cosmico ove il tutto si manifesta nel particolare. Per un periodo è andato di moda il concetto olografico, dove si spiegava chiaramente che nel particolare esiste il tutto. La visione dell’uomo rimane sempre intersecata con la vita stessa: l’ambiente, la natura, le amicizie, la famiglia, i pensieri, il proprio Io, le emozioni, le esperienze, il battito d’ali di una farfalla in Australia………

Tutto ciò che vive agisce nell’essere umano e partecipa al risultato. Queste dovrebbero essere le basi teoriche su cui poter iniziare ad operare un lavoro di affiancamento quando una persona che sta male, viene a chiedere aiuto.E’ un grande compito poter aiutare e gli operatori, su qualsiasi livello siano, fisico, mentale, emotivo, dovrebbero sapere che l’essere umano ha in se un potenziale inespresso da utilizzare profondamente.

Ora ritorniamo nella realtà odierna: chi ha occhi per vedere, scopre con evidenza sconcertante che moltissimi degli stimoli che riceviamo, soprattutto attraverso i mass media, stanno indicando di non fidarci di noi stessi. E non mi addentro a parlare delle campagne mediatiche di terrorismo quali influenza aviaria, suina, ebola ecc…, atta a generare paura perché attraverso la paura gestisci e rendi incosciente l’uomo. E’ sempre più spinta l’idea che un tumore, una malattia, un disturbo mentale, debba essere estirpato o represso, combattuto ed ucciso. Si lotta contro il male, ma non ci si rende conto che questo “male”, come molti lo chiamano, è il frutto e la conseguenza di un insieme di fattori e bisogna lavorare sulle cause e non sui sintomi. Il tumore o la malattia mentale (io parto dal concetto che non esiste la malattia mentale), sono i segnali d’allarme che nell’evoluzione di una persona, manifestano una distorsione di fondo. Bisogna andare là, nella deviazione di fondo per portare la guarigione. Per poter scendere negli inferi o nell’inconscio come noi professionisti del settore chiamiamo, bisogna essere capaci di credere in se stessi, e credere che tutto ciò che ci accade ha un senso preciso per indicarci la giusta via della nostra vita. E qui ritorniamo alle basi teoriche: noi siamo esseri antichissimi e quando ci ammaliamo, dovremmo cercare il motivo per cui non siamo rimasti in salute. Anche la salute è una conseguenza.

Perciò salute e malattia sono il frutto di un processo che apre le porte ad un a doverosa conoscenza di sé.
Già in alcune visioni maggiormente aperte, quali la nuova medicina del dott. Hamer, si stanno evidenziando connessioni scientifiche e psicologiche sulle malattie. Lui ha mappato il cervello attraverso la TAC per evidenziare che i traumi psicologici si manifestano con determinate necrosi o auree di sinapsi chiuse in se stesse. E’ interessante l’affermazione che fa: quando un trauma od un conflitto si risolve, si manifesta la malattia (lui la chiama crisi epilettoide), di guarigione. E’ una visione inversa, come è inversa la visione degli sciamani che vedono i disturbi mentali come la prima porta per accedere nel mondo dello Spirito. L’approccio è supportato dalla conoscenza che tutto ha un seguito e nulla è cronico. Non si parla di cronicità in queste visioni curative.

Ora immaginate la scena che un oncologo dica al/la suo/a paziente: “lei ha un tumore ma stia sereno/a, troveremo la strada per risolvere il sintomo, lui (tumore), le sta dicendo che non fa nella sua vita qualcosa di importante per essere felice”. Come uscirà il paziente dallo studio? Od uno psichiatra che dica: “Lei ha un psicosi perché è chiamato da Entità di Luce che la vogliono rendere un guaritore” Come percepirà la sua confusione o disintegrazione dell’Io quella persona? Naturalmente non è così semplice, mi ci vorrebbe un libro, od una conferenza per spiegare bene alcuni passaggi, ma in linea di massima un approccio positivista e fiducioso porta apertura e soluzioni di guarigione, molto spesso inaspettate.

Ora qualche critico, materialista e scientifico, mi potrà obbiettare che le mie sono mere illusioni, non vi sono dimostrazioni scientifiche. Sono convinto che arriverà giorno, che alcuni scienziati riusciranno a dimostrare queste ipotesi, correlate da risultati (non costanti per molte ragioni, che non sto qui ad elencare). Ma poi possiamo applicare tale richiesta di risultati a ciò che la scienza oggi, ha raggiunto per debellare il tumore, o le malattie mentali: zero. Non vi sono risultati sulle cure farmacologiche o chemioterapiche. Anzi, vi è un peggioramento perché tutte le malattie sono aumentate a livello esponenziale.
E’ necessario un nuovo paradigma o meglio il recupero della realtà, scontata una volta ma non oggi, che noi siamo parte del tutto e che si può guarire da tutto.
Questa è una prima parte del discorso, poi dovremmo entrare nella tematica del presente e come lavorare sul presente, sul rapporto con la famiglia, con l’ambiente e con il proprio sé, per iniziare a capire le radici del problema, anche mentale. Infine dovremmo aprire le porte allo Spirito ed inchinarci a tutto ciò che è immenso e non conosciamo. Sarebbe un atto di umiltà che ci permetterebbe di ricercare cos’è la vita, l’uomo, la natura, le malattie ecc…. senza pensare di conoscere già la risposta.

Dott. Piergiorgio Pietrobon

Ringraziamo l’autore per questo articolo e speriamo in altri suoi contributi così chiari ed in sintonia con la visione consapevole del Nuovo Paradigma!

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