Il Wesak è una festa molto antica, originaria della tradizione buddista, ma il significato è molto vasto, non limitato ad una sola religione, poiché la sua grande Benedizione è destinata a tutta l’umanità.
Il suo significato profondo è in qualche modo simile a quello della Pasqua cristiana, del Pesach ebraico, del Ramadan, della festa della Luce Mazdea. Si celebra comunque il ritorno o l’avvento di una Grande Luce che ci libera dal buio e dalla paura dell’inverno dell’anima.

Secondo la tradizione il plenilunio del segno del Toro, giorno tre volte santo, si ricorda la nascita, l’illuminazione e la rinuncia al paradiso da parte di Gautama Buddha.
La tradizione vuole che, dopo  una vita dedicata agli ideali di amore, pace e compassione, Buddha morì e si trovò sulla soglia del Nirvana, il paradiso. Sulla soglia erano ad accoglierlo i Maestri della Gerarchia Astrale, qualcosa come la Comunione dei Santi, una volta varcata la soglia avrebbe raggiunto la Luce, il riposo eterno, l’assenza di sofferenza, liberato dalla ruota delle rinascite ma, un attimo prima di varcarla, il Buddha si voltò indietro a  guardare il  mondo dei viventi; lo vide in preda ai tormenti e all’ infelicità, alla guerra, alla fame, all’ignoranza, alla superstizione, alle malattie. Sentì il grido di terrore degli animali levarsi dai  macelli,  dalle fruste,  dalle catene. Vide la sofferenza di vegetali e  minerali frantumati nel fuoco di un sacrificio senza fine e  provò compassione per tutti.  Il  dolore di tutte le Creature viventi  toccò  il  cuore dell’Illuminato e lì,  sulla soglia della beatitudine eterna, dinanzi  alle Gerarchie Celesti,  il Buddha si fermò e fece la  Grande Rinuncia: non varcherà quella soglia fino a quando l’ultimo  dei viventi non l’avrà varcata prima di lui. Fino  a  quel momento rimarrà  in vigile attesa  per  aiutarli  e sostenerli,  e tornerà ogni anno sulla Terra per portar loro la Sua amorevole benedizione….

E così il Vesak buddhista é stato ricordato finché Alice Bailey, nel suo libro “Il ritorno del Cristo”, pubblicato in Inghilterra nel 1948 e successivamente in Italia nel 1951, ha affermato il valore simbolico profondo di questa ricorrenza, non limitato all’ambito buddista, ma ricchezza del sentire di tutta l’Umanità. Da allora viene chiamato Wesak Acquariano.

Dopo l’orrore della guerra, nel 1946, la Grande Invocazione, contenuta in questo libro particolare, ha confortato milioni di persone e le ha aiutate a trovare una via di speranza.
Dal 1981 anche in Italia, questa grande festa della Pace viene celebrata, soprattutto grazie al lavoro di divulgazione di Giuditta Dembech, ma anche all’entusiasmo di tutti coloro che vi hanno partecipato: si tratta di un appuntamento per l’anima, che risponde alle massime intenzioni spirituali degli uomini di ogni razza, credo e cultura per l’unione  di tutte le filosofie di pensiero.  

Invocazione:
Dal punto di Luce entro la Mente di Dio,
affluisca luce nelle menti degli uomini.
Scenda Luce sulla Terra.
Dal punto di Amore entro il Cuore di Dio,
Affluisca amore nei cuori degli uomini.
Possa Cristo tornare sulla Terra.
Dal centro ove il Volere di Dio è conosciuto,
Il proposito guidi i piccoli voleri degli uomini;
Il proposito che i Maestri conoscono e servono.
Dal centro che vien detto il genere umano,
Si svolga il Piano di Amore e di Luce,
E possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede.
Che Luce, Amore e Potere ristabiliscano il Piano Divino sulla Terra

Storia della Grande Invocazione

Mentre molti sostengono che la formulazione del 1945 della Grande Invocazione non dovrebbe essere modificate, Il Tibetano ha indicato che è necessario: «Istruire quanti più potete in ogni parte del mondo, aiutandoli a diffondere l’Invocazione nelle loro lingue e con le parole che la rendano accettabile» (PE2:692-693, ed. inglese. corsive nostre).

La bellezza e la forza di questa Invocazione sta nella sua semplicità e nella sua espressione di certe verità centrali che tutti gli esseri umani innatamente e normalmente accettano:

  • Che esiste un’intelligenza basilare cui diamo il nome di Dio.
  • Che esiste nell’universo un Piano divino evolutivo, il cui potere motivante è amore.
  • Che una Grande Entità che I cristiani chiamano Cristo, e ha incorporato quell’amore affinché potessimo comprendere che amore e intelligenza sono effetti del proposito, del volere e del Piano di Dio.
  • Che solo per il tramite dell’umanità il Piano divino può essere attuato.

L’urgente necessità di un mondo migliore è evidente in questa triplice invocazione. E ‘un appello alla Luce sul Sentiero, così che la Luce possa fluire nei luoghi oscuri della terra. E’ un appello a che ci sia più Amore nel mondo, più senso di fratellanza e di giusti rapporti con i nostri vicini. Questo è un appello alla buona volontà, la volontà di Dio, a che si esprima più pienamente sulla terra e più veramente nei cuori e nelle menti di tutte le persone.

In passato, la preghiera è stata utilizzata in gran parte per soddisfare i desideri personali: le persone hanno pregato per se stessi. È stato invocato l’aiuto divino per ciò che si vuole raggiungere e in generale c’è stata una interpretazione materiale dei bisogni fondamentali. La Grande Invocazione è una preghiera mondiale che va al cuore delle difficoltà, dei dubbi e delle domande umane, invocando direttamente la Mente e il Cuore di Colui nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo nostro Essere.


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