Timori, paure, ansie, forme-pensiero di bassa vibrazione che affollano la mente e incidono sul corpo fisico.

E poi abbassamento del sistema immunitario, ghiandole surrenali sempre attive, forte presenza di adrenalina nel sangue, preoccupazione per gli eventi, pessimismo e mancanza di fiducia nella vita. Gelosia, invidia, chiusura, rancore. Terrore di perdere tutto in un momento…

 Queste sono solo alcune delle possibili “perturbazioni” del corpo emotivo umano in subbuglio. Ognuno di noi sa cosa vuol dire sentire il proprio corpo emozionale agire autonomamente come se fosse un essere autonomo ed indipendente rispetto alla propria coscienza.

L’impossibilità di fermare certi pensieri che tornano continuamente su temi del passato o del futuro, le preoccupazioni che subito creano uno stato d’animo negativo anche se riguardano eventi che non sono mai accaduti. La sensazione così strana e spiazzante di “lottare” con se stessi per impedire alla mente inferiore e reattiva (condizionata dall’emotività incontrollata) di pensare continuamente alla stessa cosa, come se si fosse in un loop!

E la continua lamentela e incapacità di sorridere e di respirare profondamente nel quotidiano poiché si è sempre di corsa e sempre “in allerta”. Quante persone vivono in questo modo?

Il nostro corpo emotivo, che è uno dei tre corpi principali che compongono la nostra personalità (corpo fisico, corpo emotivo e corpo mentale inferiore), a volte diventa il tiranno della nostra vita, e riesce a condizionare la capacità di lucidità e razionalità della mente, impedendole di fermarsi, ragionare attentamente, comprendere i pro e i contro di una situazione, valutare se è il caso di continuare a pensare in maniera ossessiva a tale situazione, e scegliere con calma una soluzione adeguata e praticabile.

La nostra mente viene assalita dall’emotività oscillante, che passa da stati d’animo di euforia, contentezza e felicità, a sensi di mancanza, depressione, critica, negatività, lamento e solitudine. In questa altalena di emozioni non riesce a generare “forme-pensiero” stabili e in grado di generare la realtà desiderata. Pertanto, dal momento che siamo in grado di attirare eventi e situazioni grazie alla Legge di Attrazione, poiché «L’energia segue il pensiero», i nostri pensieri squilibrati manifestano realtà conseguentemente non allineate con il nostro ben-essere, ma che fanno da specchio al nostro mal-essere!

Se ne potrebbe parlare tantissimo e scrivere un libro intero su quello che alcuni autori hanno chiamato «il corpo di dolore» e dell’importanza di conoscerlo, studiarlo e iniziare a purificarlo e guarirlo.

In questo senso ho inteso il mio articolo e, avendo presentato in breve il problema, parlo subito delle possibili soluzioni.

Il termine soluzione mi è sempre piaciuto. Il vocabolo latino “solve” indica “sciogliere”. Infatti noi chiamiamo “soluzioni acide” quelle che il nostro stomaco è in grado di produrre nell’atto della digestione e separazione degli elementi.


Le soluzioni che riguardano la capacità di “prenderci cura” del nostro corpo emotivo
che presenterò nell’articolo, sono di carattere tecnico e altre di carattere teorico e riguardano un cambiamento di forme-pensiero e caratteriale, ovvero una diversa modalità di approcciarsi all’emozione negativa che non segue il modello comune che ci è stato insegnato:


1) Nella nostra civiltà occidentale siamo stati condizionati a pensare e comportarci nei confronti di tutto ciò che non va nei nostri corpi (fisico o emotivo) con l’atteggiamento di rifiuto e quindi negazione e desiderio di “togliere” ciò che ci fa male. Il motto è: «Operare d’urgenza! Subito!». Operiamo, operiamo, togliamo, cuciamo, rimuoviamo! Quante rimozioni nel nostro essere che ci impediscono di entrare in profondo contatto con quello che siamo. 

Anche la malattia fisica è trattata allo stesso modo dalla medicina allopatica. Il messaggio fondamentale è: “asportare”. Togliamo tutto, perché in realtà, profondamente, ne abbiamo paura. E quel timore è la paura di se stessi, la paura di conoscersi davvero.

Ciò che sta alla base è la paura di conoscere se stessi. Respingendo l’emozione negativa, stiamo solo praticando una “sospensione del dolore”, trovando un modo di scappare da qualcosa che invece va alla ricerca di noi.

Non si può fuggire da se stessi!

Cosa fare?

Esempio. Sopraggiunge un’emozione negativa o uno stato d’animo di bassa frequenza. 

– Me ne accorgo.
– Anziché volerlo rigettare, mi calmo e respiro profondamente. -Inspiro mi calmo, espiro sorrido. -Entro in me stesso (posso anche tenere gli occhi chiusi, oppure entrare in meditazione) e saluto quell’emozione negativa. -«Ciao paura per questa persona (o evento), ti vedo. Come stai? Puoi stare qui, non ho intenzione di cacciarti. Ti accetto nella mia casa. Quando avrai terminato di insegnarmi ciò che devo imparare ad apprendere, potrai andare via secondo le tue modalità. Grazie.»


Abbiamo parlato con un’emozione negativa! Sembra assurdo? Non lo è. Parliamo in continuazione con noi stessi. E’ il nostro sport preferito quotidiano. Alcuni lo fanno ad alta voce, allora li consideriamo patologici… Ma se tutti potessimo sentire ad alto volume ciò che avviene nella mente degli altri, saremmo tutti patologici! 

Il fatto di accorgermi dell’emozione negativa, che sia paura o rabbia, tristezza o angoscia, pensiero ripetitivo o no, innanzitutto mi fa “dissociare” e “disidentificare” dall’emozione stessa. Dal momento che saluto “l’emozione negativa”, questo presuppone l’attività di un “io” che saluta “l’altro”, vuol dire che siamo soggetto e oggetto, no? Il fatto di dissociarsi è già guarente. E poi ho detto a tale emozione che non ho intenzione di cacciarla. La maggior parte delle nostre ansie deriva dal voler “non sentire” ciò che stiamo sentendo. E’ la fuga il peggior nemico!

Il mio invito è quello di parlare con tenerezza, morbidezza al proprio corpo emotivo. Proprio come se fosse un bambino molto irrequieto e bisognoso di cure. Diventiamo “Genitori Amorevoli” di noi stessi. Sorridi, accetta la tua emozione negativa, parlaci. Comportati come un genitore si comporterebbe nei confronti di suo figlio piccolo in lacrime perché il suo castello di sabbia è stato distrutto dalle onde del mare.

2) Accettare le cose. Assecondare le cose. Fluire con le cose.


Esiste un’epigrafe ad Amsterdam, sui ruderi di una cattedrale del Quattrocento.

L’epigrafe dice in fiammingo:
«E’ così. Non può essere diversamente».


Che potenza questa affermazione. Che meraviglia. Tutto ciò che accade, mentre accade, è inevitabile.
Se stiamo vivendo una situazione, qualsiasi essa sia, allora vuol dire che siamo in grado di viverla, comprenderla, accettarla e trasformarla in insegnamento. Altrimenti non farebbe parte delle nostre esperienze! Attiriamo solo ciò che ha da insegnarci qualcosa!


Per questo il filosofo William James diceva:
Accetta che sia così.
Accettare quanto è accaduto è il primo passo per evitare conseguenze di qualsiasi disgrazia». Anche i re sul trono non possono fare a meno di ricordarselo, poiché è una grande massima della vita: assecondare e fluire.


Giorgio V teneva queste parole incorniciate su una parete della sua biblioteca a Buckingham Palace: «Insegnatemi a non abbaiare alla luna, né a piangere sul latte versato».


Le circostanze della vita non devono determinare l’oscillazione del corpo emotivo! Questo accade solo negli individui di bassa evoluzione. Il lavoro su di sé fa progredire ed evolvere spiritualmente.


E’ il potere insito al nostro interno che è in grado di “decidere” come interpretare, vivere e trasformare ogni situazione.


Margaret Fuller,
la celebre femminista del New England, una volta enunciò come proprio credo personale:
«Accetto l’Universo». 

Che grande consapevolezza e capacità di accogliere la vita in queste parole.


«Più semplici di un albero, più umili di un filo d’erba», questo è un Mantra che guarisce il corpo emotivo pieno di dolore e reazioni emozionali del quotidiano che generano ogni tipo di ansia. Gli alberi, la natura e gli animali (tranne alcuni cani, considerati domestici e che somatizzano i problemi dei loro custodi) non sono in ansia, non si lamentano, non fremono, non si ammalano di ulcere e non imprecano contro Dio.

Per questo Walt Whitman, poeta straordinario, scriveva: 
Oh, affrontare la notte,
le intemperie, la fame, il ridicolo, il caso e i calci come fanno
gli alberi e gli animali.

 

I Maestri di Jujitsu insegnano ai loro allievi a
«piegarsi come il salice»
e non a resistere come una quercia.


Lasciate perdere i motti: “non mollare mai”, “sempre a testa alta”, ecc.


Occorre imparare a fluire e lasciare che la neve cada sui rami, piegandoli, senza fare resistenza alla neve, accettandola così com’è, perché se è arrivata ha il suo scopo, e poi vedere questi rami piegarsi dolcemente senza spezzarsi e lasciarla cadere giù a terra con la stessa forza di gravità.

Ciò che calma profondamente la nostra emotività è il Respiro Profondo. Respira… Respira… Respira….

Fai delle sessioni quotidiane di respirazione e calmati. Da uno spirito calmo sorgono idee geniali.

Un’esercizio semplice:


Inspiro 6 secondi (contando mentalmente) – trattengo il respiro 4 secondi – Espiro 8 secondi – trattengo 2 secondi a vuoto.

Posso fare questa respirazione per 10 volte e sentirne subito i benefici. Posso ripeterla più volte durante la giornata.

In ogni momento, indipendentemente da cosa sto facendo, posso tornare al mio respiro.
Inspiro profondamente e mi riporto al momento presente. Espiro e sorrido leggermente. Sono qui e adesso.

Che queste parole e questi consigli siamo un balsamo e una cura per le emozioni negative.


Un abbraccio

Andrea Zurlini

Fonte: https://www.andreazurlini.it/single-post/2016/09/04/Corpo-Emotivo-in-subbuglio-come-curare-le-emozioni-negative




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