Se ti dovesse capitare di passare dalla parti di Viterbo, ti consiglio vivamente di fare un salto a visitare Bomarzo, una cittadina famosa in tutto il mondo per il fatto che il suo territorio ospita un complesso monumentale chiamato “il parco dei mostri”. Il parco è una struttura monumentale ricca di statue ciclopiche, di granito che rappresentano le varie tappe di un percorso iniziatico.
All’ingresso di villa Orsini conosciuta come “la villa dei mostri”, perchè da essa si accede alla monumentale struttura del parco, si trova un’iscrizione in latino contenete un monito fondamentale per il viaggiatore attento:
«Nosce Te Ipsum – Vince Te Ipsum – Vive Tibi Ipsi – Sic Eris Felix »
(Conosci te Stesso – Vinci te Stesso – Vivi per te Stesso – Così Sarai Felice).
La frase, non è nuova per le persone che sono seriamente impegnate nella ricerca interiore. Leggendola attentamente è simile alle parole che Dante fa pronunciare ad Ulisse, nel XXVI cento dell’inferno
“Ricordate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”
e riprende l’antico motto latino “Nosce Te Ipsum” che a sua volta traduceva l’iscrizione incisa sul frontone del tempio di Apollo a Delfi, “uomo conosci te stesso e conoscerai gli Dei e il mondo”. E’ un invito tramandato da secoli da persone speciali.
Cosa vogliono dire queste parole?
Sono rivolte anche a noi uomini e donne del XXI secolo o è roba vecchia, per gente che viveva in un tempo buio in cui non esistevano benessere, progresso e consumismo? Ci nascondono qualcosa o ci stanno invitando a fare qualcosa?
L’esortazione “Conosci te stesso” la ritroviamo riproposta con grande enfasi nel lavoro attento e generoso di gran parte dei filosofi e delle grandi tradizioni spirituali. A partire da Pitagora, per arrivare fino a Kant. Per oltre 2500 anni i filosofi ci hanno proposto l’attività di ricerca interiore della “conoscenza di se stessi” come il passo propedeutico ed indispensabile alla conoscenza delle cose del mondo.
Converrai con me che se dico che non siamo “isole”. Qualunque sia il nostro lavoro, agiamo nel mondo. Tutto quello che facciamo, il successo delle nostre iniziative e delle nostre attività professionali è il frutto di una relazione positiva con la realtà che ci circonda e con le persone che incontriamo. Allo stesso modo di un bimbo che muove i suoi primi passi sulla Terra e impara a non scottarsi con il fuoco, anche noi dobbiamo conoscere la realtà prima di poter interagire con essa.
Devo conoscere e comprendere gli altri per poter interagire in modo corretto e trovare vicendevole soddisfazione. Devo conoscere e comprendere la natura e le sue leggi per per poter interagire in modo corretto e trovare soddisfazione senza distruggere ed esaurire le sue risorse.
A cosa serve dunque la conoscenza di se stessi ?
Serve ad avere una chiave di lettura della realtà chiara ed efficace. Non si può conoscere il mondo realmente e in profondità senza prima essersi tolti le lenti del pregiudizio e delle convinzioni del proprio EGO. Il problema è che l’uomo contemporaneo pretende di conoscere il mondo senza conoscere prima sé stesso. La scuola, la formazione e tutto il sistema educativo infatti trasmettono solo alcune informazioni superficiali sulla realtà esterna a noi stessi ma non insegnano a conoscerla in profondità.
Con quale presunzione l’uomo contemporaneo pretende di parlare delle leggi naturali che regolano la fisica, la biologia, l’economia, i rapporti sociali, la psicologia, la politica o quant’altro se non non è capace di essere consapevole delle forze che muovono se stesso?
Chiunque sia seriamente intenzionato a realizzarsi pienamente nella vita, a non sprecare questa unica e speciale opportunità, deve maturare una conoscenza diretta e viva del mondo e delle sue regole, e questo non è possibile senza rendersi prima conto di come funziona la propria mente, di come essa conosce, riconosce e interpreta la realtà.
Conoscere se stessi vuol dire innanzitutto imparare a porsi la domanda “Chi Sono?” e scoprire che dentro ognuno di noi operano differenti meccanismi di identificazione che ci fanno vivere in modo automatico e ci creano molta sofferenza. Questi meccanismi di identificazione sono :
- Sono quello che posseggo
- Sono quello che faccio
- Sono la mia personalità
- Sono l’immagine che ho di me stesso
- Sono il ruolo che esercito
Questi meccanismi di identificazione funzionano come delle maschere e delle armature che ci allontanano dagli altri e dalla reale natura di noi stessi conducendoci alla lotta con gli altri, alla competizione costante, al fallimento, all’infelicità e sono la base della maggior parte delle nevrosi dell’uomo contemporaneo.
Conoscendo i nostri schemi mentali, i pensieri automatici negativi, le connessioni tra questi pensieri, le emozioni provate, gli schemi reattivi e i comportamenti agiti, saremo in grado di sviluppare una visione più chiara del mondo e delle persone che ci circondano e ad innescare i cambiamenti che desideriamo.
Luciano Cassese
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