Mi sembra che, prima di intraprendere qualunque viaggio alla scoperta della realtà, alla ricerca di Dio, prima di poter agire, prima di poter avere rapporti con gli altri – ciò che costituisce la società – è essenziale cominciare a comprendere innanzitutto noi stessi.
Io considero persone serie coloro per le quali questa è l’esigenza principale e prioritaria, piuttosto che il fatto di perseguire un particolare fine: se non comprendiamo noi stessi, infatti, come possiamo con l’azione produrre un cambiamento nella società, nei rapporti, in tutto ciò che facciamo?
Questo non significa, ovviamente, che la conoscenza di sé sia in contrasto con la socialità o che sia del tutto indipendente da essa. Né significa porre l’accento sull’individuo, sull’io, in quanto opposto alla massa, agli altri.
Ma senza conoscere voi stessi, senza conoscere il vostro modo di pensare e il perché pensate certe cose, senza conoscere le radici dei vostri condizionamenti e le cause delle vostre convinzioni sull’arte, sulla religione, sul vostro paese, sui vostri simili e su voi stessi, come potete davvero riflettere su qualunque altra cosa?
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In realtà non vogliamo conoscere noi stessi, i nostri impulsi e reazioni, l’intero processo del nostro pensiero, il conscio e l’inconscio; siamo invece piuttosto propensi ad abbracciare un sistema che ci assicuri un risultato. Ma l’adesione a un sistema è invariabilmente il risultato del nostro desiderio di sicurezza, di certezze, e ovviamente il risultati non è certo la comprensione di sé.
Jiddu Krishnamurti, tratto da: La ricerca della felicità
Chi conosce sé stesso,
conosce il suo Signore
Maometto
Chi conosce sé stesso è deificato
Iscrizione sulla soglia del grande tempio dei Sabei di Harran
Chi conosce gli altri è intelligente, ma chi conosce sé stesso è saggio…
Chi conquista gli uomini è forte ma chi conquista sé stesso è potente
Lao Tzu, Il Libro del Tao