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Antonio e Roberta, cosa vuol dire che i bambini sono i nostri maestri?

Vuol dire che i bambini possono insegnarci molte più cose di quelle che crediamo, per esempio:

• Scendono sulla terra dopo di noi: raccolgono tutto il bagaglio di conoscenze scritto nella memoria universale che, essendo passato qualche anno dalla nostra nascita, è sicuramente più ricca di conoscenze ed esperienze.

• Arrivano direttamente dai mondi superiori privi di condizionamenti, disidentificati, poco appesantiti dalle illusioni della vita e, se li osserviamo, ci trasmettono pura gioia, serenità, volontà, fiducia.

• Se non condizionati da metodi educativi obsoleti (premio e punizione, confronto tra pari, spirito di sacrificio, “non si può avere tutto”, ricatto, ecc.), il loro sole interiore resta splendente e pronto a manifestare e concretizzare contributi nuovi da portare al mondo.

Se è vero che la saggezza dell’anziano va rispettata, altrettanta devozione bisognerebbe orientare alla sapienza innata dei bambini che portano innovazione per promuovere la naturale crescita e l’evoluzione degli individui. Infatti, se ci fermiamo, se resettiamo tutto quello che abbiamo imparato o ci hanno inculcato sull’educazione e sull’infanzia, e ci limitiamo ad osservare i bambini, scopriamo con stupore che “allevarli” non è mai stato così facile, perché sono loro ad insegnarcelo e a dirci cosa è bene fare. Sono loro il nostro libretto delle istruzioni.

Perché nella pratica sembra che sia il contrario?

Perché nella quotidianità, presi da tutti gli impegni, non ci fermiamo a osservare la loro natura e a comprendere le loro motivazioni interiori. Se osservi attentamente un bambino ti accorgi che:

• dietro il pianto c’è sempre una tensione emotiva non risolta

• se vuole in continuazione cibo o giochi in regalo, spesso lo fa per mancanza di attenzioni o per riempire un vuoto d’amore che non sta ricevendo dall’esterno (o almeno così lui lo percepisce)

• se butta le cose a terra dal seggiolone, lo fa perché sta scoprendo la distanza tra le cose

• se entra negli armadietti, lo fa perché sta scoprendo la tridimensionalità

• se vuole sempre stare con te, non è viziato, ma vuole sicurezza in un mondo che ancora non conosce bene

• se non vuole riordinare la cameretta, non lo fa per farti dispetto, ma forse perché l’idea non è stata proposta sotto forma di gioco, l’unico linguaggio che conosce (a te quanto piace svegliarti dal lunedì al venerdì per andare a fare un lavoro che non ti diverte e ti appaga?)

• se prende “brutti voti” a scuola, può essere che sia il metodo che la scuola usa con lui a non essere alla sua portata? Del resto sembra strano che da 0 a 3 anni i bambini imparino velocemente a camminare, parlare, contare, disegnare e poi, appena messi in classe, diventino dislessici, disgrafici e iperattivi.

Oggi i bambini vengono spesso considerati vasi vuoti da riempire di nozioni e regole, cosa ne pensate?

Se i genitori, gli educatori, gli insegnanti ignorano (perché nessuno glielo insegna) la saggezza del bambino in qualità di ente spirituale e la sua parte animica, ma si limitano a interfacciarsi solo con il corpo e con la parte razionale del bambino (spiegando, impartendo regole, punendo), che peraltro non è neppure ancora sviluppata, non possono certo andar lontano e sperare in buoni risultati duraturi.

Il bambino è un essere con tre gambe, il corpo, la mente e l’anima: se una si atrofizza, il bambino rimane zoppo. Sforzarsi di incrementare e perfezionare lo sviluppo di sole due gambe compromette inevitabilmente il progresso sano della totalità dell’organismo, soprattutto considerando che l’aspetto spesso trascurato, quello animico ed emotivo, è in verità la forza motrice del resto della “macchina”.

Per esempio, soffermiamoci sul perché insegniamo a un bambino a dire “grazie”. Alcuni forse lo fanno per paura che diventi maleducato, per timore di fare brutta figura davanti agli altri, per paura di essere considerati o di sentirsi cattivi genitori. Potremmo invece essere felici se nostro figlio ringrazia non tanto perché è “educato”, quanto perché sta imparando ad essere grato alla vita, a ringraziare per quello che ha e a ringraziare se stesso per ciò che saprà fare.

Quando un bambino inizia a gattonare e a voler aprire tutti gli armadietti possibili per entrarvi dentro, spesso ci fermiamo ad una visione duale e gli impediamo di farlo perché può farsi male, perché può rompere, sporcare, mettere in disordine, oppure perché poi dobbiamo sistemare tutto, oppure ancora perché banalmente dal punto di vista delle nostre credenze non si fa. Quando inizia ad esplorare gli armadietti, in una visione olistica, che sente come prioritari i bisogni evolutivi della sua anima, non possiamo fare altro che gioire per la sua grande conquista interiore e per la volontà di sperimentarla con tenacia e spirito di avventura. Quindi, anziché rimproverarlo, possiamo gioire con lui di questa conquista, ringraziarlo, e stare con lui per proteggerlo da eventuali pericoli reali e per riordinare con gioia dopo che lui ha messo eventualmente in disordine.

I bambini imparano per imitazione: saranno bambini ordinati solo se avranno potuto imitare te mentre sei ordinato e mentre lo fai con gioia. Dirlo e ripeterlo cento volte spesso non porta o buoni risultati.

Ti facciamo un altro esempio: quando tuo figlio ti porta il suo disegno, puoi evitare di dirgli “bravo”, che ti piace o che non ti piace, di commentare eventuali imperfezioni con un tuo giudizio, di sottolineare la sua bravura per quel colore che stavolta non è sbavato. Invece ringrazialo per aver voluto condividere con te una sua creazione e poi domandagli unicamente se si è divertito nel farlo. In questo modo eviterai che lui si fossilizzi sulla prestazione, su un concetto duale di giusto o sbagliato, così finalmente potrà dare spazio unicamente al suo sentire, alla gioia del fare, del creare, indipendentemente dal risultato. Quante volte noi adulti, che non abbiamo ricevuto questo trattamento, siamo bloccati nel nostro agire per paura di sbagliare o di essere giudicati?

Quindi, non è il bambino che si deve adattare al mondo, ma siamo noi che dobbiamo adattarci e adattare l’ambiente a lui?

Sì, esatto. Per esempio, è difficile riuscire ad addormentare ad un ora adeguata il bambino piccolo, se in casa rimane la tv accesa perché l’adulto deve guardare la sua trasmissione preferita, se si cena tardi perché non si riesce ad ottimizzare il tempo, se anche dopo cena il bambino viene coinvolto in giochi e attività troppo “adrenaliniche” (perché così si stanca).

L’ideale è invece creare l’ambiente adeguato con luci soffuse, silenzio e calma, ideare una ritualità che di sera in sera si ripete, con la storiella, la ninna-nanna, le coccole, ecc.. In più è bene non tardare la cena ed evitare o limitare il più possibile alimenti di origine animale (più complessi da digerire) e far seguire delle attività poco movimentate e che anticipino la pace notturna, come la lettura di una storia o un disegno. Un sonno sereno inizia già da queste accortezze.

Nella pratica come si può rispettare la loro essenza e allo stesso tempo proteggerli dai condizionamenti?

Nella pratica si può:

• Fare di tutto anche noi adulti per essere al loro livello: sinceri, trasparenti, fiduciosi, evitando il giudizio, la competizione, la svalutazione, la paura, il vittimismo. I Bambini sono delle spugne e se noi siamo autentici assorbono l’autenticità da noi. Il punto di partenza è sempre il lavoro interiore dell’adulto.

• Trascorrere tempo di qualità con loro, con attenzioni esclusive e tanto affetto che li facciano sentire accolti e colmi di amore.

• Comprendere le motivazioni profonde del loro essere e del loro agire (dietro ogni “capriccio” si nasconde sempre un bisogno interiore insoddisfatto).

• Dare amore in anticipo e senza aspettarsi nulla in cambio. Come ci ripagherà nostro figlio per il tempo e la dedizione nei suoi confronti? Farà altrettanto con i figli che la vita gli donerà, ripagando la vita stessa in modo assai più grande di quanto possa fare cercando di ripagare noi.

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Fonte: www.josaya.com/2013/12/come-coltivare-la-spiritualita-dei-bambini-e-crescerli-felici/

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