Parliamo sempre di radicamento in questa vita che vuol dire assumersi la responsabilità di questa incarnazione e del luogo, città, paese, nazione, pianeta Terra, ovunque siamo e viviamo!
Il radicare dona stabilità, centratura, lo si consiglia per realizzare concretamente i propri progetti, per migliorare la situazione finanziaria, per comprendere quello che ci accade, ciò che la vita ci porta come esperienze per farci crescere, se siamo radicati siamo più disponibili ad accogliere persone, eventi, doni, prove! Abbiamo pubblicato spiegazioni, meditazioni e testimonianze per portare a conoscenza l’importanza del radicamento.

Oggi arriva questa parola “Attecchire” ed ecco che si trovano conferme ed altri spunti di riflessione, la condivido sperando sia utile a qualcuno!

Il prossimo transito di Urano in Toro ci porterà energicamente a dover fare delle scelte, a scuoterci affinché ci dirigiamo verso una realizzazione ed emancipazione concreta, se queste energie ci troveranno non radicati potrebbero essere veramente destabilizzanti, dobbiamo essere radicati, aperti di mente e di cuore, accogliere e fluire, opponendo resistenza non faremmo che peggiorare le situazioni, gli eventi e le potenziali guarigioni!
Urano è il pianeta dei grandi cambiamenti, il portatore di valori come l’indipendenza, l’autonomia e la libertà.
Libertà dai vecchi schemi e condizionamenti, liberazione di noi stessi e del nostro albero genealogico.
Radicare vuol dire anche questo, oltre all’assunzione di responsabilità di questa incarnazione anche della nostra genealogia, guarire noi e chi è venuto prima del quale noi siamo emanazione vivente,  consapevoli oggi del valore di questa incarnazione e creare una nuova terra per chi verrà dopo, anche di questo siamo responsabili!

Non ci incarniamo solo per una partita ogni tanto, ora, in questo tempo siamo qui per vincere il campionato e riscattare tutte le sconfitte subite. Vincere contro chi? Semmai vincere con chi, insieme tutti, l’Umanità deve vincere per fare il salto dimensionale insieme a Madre Terra. 

Non dimentichiamo che uno degli archetipi più antichi è l’Albero della Vita e che la natura è il miglior esempio che abbiamo a disposizione, imitiamola come hanno fatto i più grandi Maestri della nostra Storia. 

Gli alberi che più si ergono verso il cielo hanno le radici più profonde e non vengono sradicati al primo colpo di vento, sono Creature che hanno ben attecchito alla Terra ed al loro ruolo di Maestri che portano l’esempio con la loro sola presenza!

Patrizia Pezzarossa

Testi di Visione Alchemica ®Riproduzione consentita con citazione della fonte.
 
 

ATTECCHIRE

Mettere radici, prosperare; prendere piede
dall’ipotetica voce gotica thikjian ‘prosperare’.

Questo è un verbo delizioso; etimologia e significati ce lo presentano tutto imperniato sul prosperare, ma va subito notato che si tratta più esattamente di un iniziare a prosperare.

È con questo significato che emerge in italiano nel XIV secolo: un prendere forza, vigore. Un paio di secoli più tardi si afferma nei suoi usi botanici, e quel prendere forza si declina (per la pianta) in un mettere radici, in un riprendersi dopo il trauma di un trapianto, nel successo di un innesto. Le talee della mamma attecchiscono sempre, tant’è che non sappiamo più dove mettere le ortensie; ogni volta trapiantiamo nel bosco l’alberello che compriamo a Natale ma non attecchisce mai; e grazie all’innesto che ha attecchito ci possiamo gustare delle belle susine. Possiamo dire che sono proprio gli usi botanici a disegnare il cuore di questo verbo: le immagini che apparecchiano descrivono in maniera cristallina l’azione di un iniziare a prosperare, un vigore che monta.

Il passo figurato (o il recupero del primo più generico significato è facile: l’attecchire diventa il prendere piede, l’affermarsi, il diffondersi. La nuova religione attecchisce con rapidità sorprendente, la moda esotica ha attecchito solo in una nicchia, e l’idea sulla nuova gestione dell’impresa ha finalmente attecchito. Sempre talee, sempre radici, sempre trapianti e innesti – perché tanta parte della nostra immaginazione si aggira ancora fra le piante. 

Testo originale pubblicato su una parola al giorno

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