Perché si ricerca sempre l’approvazione degli altri o una prova tangibile esterna che tranquillizzi le persone?

Perché si dovrebbe sperare di essere capiti e mai contraddetti?

Chi l’ha detto che si deve essere accondiscendenti a tutti i costi?

Si vive una vita a ricercare l’appagamento e il consenso dei genitori, degli amici, del partner, della società e del maestro “spirituale”.

Non mi accontento di addormentarmi tra le ipotesi di un filoso-nnifero o di ipnotizzarmi con una nuova meditazione, questi possono divenire dogmi che mi precludono alla vita.
Il tecnicismo ipotetico filo-pondriaco odierno porta alla glacialità del mio Essere, mi chiude dietro le sbarre gelide della mente e preclude il Sentire impetuoso scaturito dal Cuore.

Si deve ardere di Volontà nell’essere Vivi invece che seguire il falso perbenismo odierno. Voglio essere vero e non sorridere per forza ad ogni complimento.
L’Eroe non è mai falso o accondiscendente, ma estremamente sincero!

Tendiamo a rinnegare ciò che non dà conferme all’ozioso comune pensiero. Ricerchiamo chi ci seda con nozioni filosofiche/tecniche o con racconti – per lo più inventati – pseudo-spirituali.

Siamo convinti di svolgere un serio Lavoro su di noi perché scriviamo o leggiamo di presenza, di alchimia, ci masturbiamo pubblicamente raccontando a tutti dell’ultimo seminario a cui abbiamo partecipato o dell’ultimo libro letto. Ricordo che a 7 anni lo facevo anch’io quando tornavo da un Luna Park.
Ma cos’è cambiato realmente della nostra vita?
Niente. Anzi, ora ci crediamo più svegli!

“Non c’è prigioniero peggiore di chi ha la palla al piede e si crede libero”

Il desiderio di essere più di quello che si È adesso è così forte da rinchiuderci nei meandri delle nostre ombre con poche possibilità di rivedere la luce. Tutti vogliono sentir parlare di amore da chi è innamorato, di battaglie da chi è un guerriero, quasi nessuno chiede a un condottiero cos’è l’amore, ad un illuminato come fare la guerra, ad un poeta come governare un paese.

A pochi interessa realmente andare a fondo in queste questioni, i più non si pongono nemmeno la domanda con la scusa della (non)ragione:
“preferisco un metodo più dolce e meno schematico sennò entro in confusione” –
no, è esattamente il contrario: la tua vita È confusione perché non puoi fare a meno di trovare metodi più dolci! Si è obbligati a ricevere la dolcezza, non c’è scelta!

Vedo stringersi il cappio al collo a coloro che affermano di volere la serenità. Bisogna fare attenzione alle richieste che facciamo perché la vita ci dà esattamente quello che vogliamo!

Ma in che modo e a che prezzo?

Abbiamo la malsana idea che: automaticamente, chi è felice, significa che non soffre più, che chi è un vincente non può mai perdere. Come se Muhammad Ali, visto che è un vincente ed è uno dei tanti che “ce l’ha fatta”, non avesse mai perso. Il vero vincente è tale per il fatto che anche se perde non è mai sconfitto. Confondiamo l’esteriorità con l’interiorità (sì, c’è anche questa vecchissima e sconosciuta interiorità).

Se abbiamo sempre perso non sapremo mai cosa vuol dire perdere, se siamo sempre felici non possiamo sapere cos’è la felicità. Quando siamo tristi possiamo realmente essere felici, la tristezza sarà sempre intrisa della nostra felicità. Viviamo in un immenso paradosso, prima lo accettiamo e prima possiamo imparare a Vedere.

Fabio Iacontino

Fonte: http://intelligentiasolis.altervista.org/ardore/



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