Energie vitali ed energie mortifere.
Ci sono persone che si muovono andando e agendo energie vitali e altre dense e attratte da energie mortifere, e questo è un fatto che comincio ad avvertire in maniera sempre più tangibile sulla pelle. Lo so è una frase pesante, ma cercherò di spiegarla meglio. Noi siamo spesso l’unione e l’alternarsi sempre in movimento, tra questi due istinti, così chiaramente definiti dalla psicologia del profondo, come istinto di morte e istinto di vita. “Davvero il solo scopo dell’uomo è trarre un piacere personale da ciò che fa? La vita dell’uomo tende al soddisfacimento del piacere, come supposto dalla Teoria della Libido, o tende alla distruzione del suo essere, all’annullamento del Sé?” (Sabina Spierlein, studio sulla pulsione di morte).
Noi viviamo al crinale tra questi due estremi e al confine tra il perderci, il ritrovarci e il dissolverci, soprattutto in quei meccanismi profondi che sono i nostri attaccamenti primari e da adulti nell’intimità erotica. Tutti noi abbiamo momenti più impulsivi istintualità e regressivi di altri invece più sani e costruttivi, e luoghi oscuri in cui sappiamo esattamente che non stiamo alimentando la nostra parte più bella sana e pura perché abbiamo bisogno di stare lì nel nostro fanghetto rigoglioso e dissolverci.
Le energie mortifere a cui faccio riferimento ci sono quando, ci domina in maniera costante e non alternata, un atteggiamento del tipo distruttivo implosivo, ma senza che ne siamo direttamente consapevoli. Un po’ come per chi smette di fumare o un ex alcolista non può sentire più odore di alcol e sigaretta, a volte mi ritrovo ad annusare questa energia, sia in me quando mi ritrovo a viverla, sia negli altri; a sentirla proprio come alone nell’aria, ma solo perché la conosco bene. La mia parte auto sabotante non ha mai ecceduto visibilmente in scelte estreme di autodistruzione (tipo droga alcol psicofarmaci o eccessi), semplicemente era un’energia sotterranea rivolta all’interno di me stessa. La mia energia vitale per tutta l’adolescenza e ancora molti periodi della piena gioventù, non esisteva del tutto. Possiamo chiamarla depressione, blocco energetico, stanchezza esistenziale, apatia, malessere, ma tant’è che è stato come camminare nelle sabbie mobili o nella nebbia fitta per anni. Era come vedere delle braci nere, spente. La vita forse vi ardeva sotto, non si era spenta del tutto, ma quello che ricordo era solo terra bruciata e incolta. Solo a posteriori posso vederlo, a quel tempo, per me, quella non-vita, era la normalità.
Ho notato che persone con Temi Natali con congiunzioni molto strette di Sole – Plutone o Luna – Plutone, (ma anche aspetti dissonanti di opposizioni e quadrature di Plutone soprattutto ai luminari) attivano la spinta verso il nero della vita, a lungo inconsapevole, forte e insistente, ma sorda alla coscienza. Si deve passare di lì come una strettoia obbligata. Come attraverso le desolate Terre di Smaug nel Signore degli Anelli, questa disperazione va attraversata fino in fondo, per andare scoprire ciò che vi si annida al di sotto. In genere una potentissima energia di vita rimasta compressa e inesplorata, un potenziale creativo immenso: il tesoro luminoso. Plutone che tocca i due luminari – Sole e Luna- è paragonabile a un ombra nera che non ha illuminato ma coperto, e non ci ha permesso di sapere e poter vedere quella luce in noi. Una specie di coltre spessa, che noi indossiamo come un vestito senza vederla, ne siamo intrisi, spesso con emozioni forti di colpa, risentimento e rabbia, che non riusciamo a comprendere. Plutone, archetipo per eccellenza di ciò che è occulto o occultato alla coscienza, simbolo del regno di Ade e dell’inconscio, non ci può dare vita da subito, non prima di farci conoscere un altro aspetto complementare e legato a doppio filo ad essa: ” la morte”.
Le persone con un forte Plutone nel Tema, tanti elementi Scorpione, o Casa VIII affollata, è come se dovessero ripartorirsi nel corso della loro vita, fare proprio un atto di rinascita volontario, scoprire con un sacro rito, il loro sacro diritto alla vita! E per fare questo è stato necessario il passaggio nel rischio di perdere quest’ultima – il rischio di smarrirsi nelle loro stesse ombre – per accorgersi, di quanto appunto si debba davvero scegliere quella vita in prima persona. Quando si è venuti al mondo forse non ci è stata poi restituita quella stessa vita, che abbiamo cercato a lungo negli occhi di ciò che rappresentava la vita per noi – i nostri genitori – ed è come se la stessimo ancora attendendo. Come i vampiri che tanto affascinano la letteratura, si è stati tra la vita e la morte. Così sono spesso gli individui fortemente Plutonici, che si portano al limite di sopravvivenza psichica, e a volte anche fisica, delle loro esistenze, (che per molto tempo imputeranno a cause esterne sfigate e dolorose), e saranno costretti a compiere una catarsi e una totale trasformazione interiore, per andare a ripulire innanzitutto energie che non sono le proprie, ma in cui si è confusi e sostati a lungo.
Ci vuole molto tempo prima di essere in grado di vedere, accettare e riconoscere da quali delle due figure di riferimento provenisse questa ombra – trattasi di depressione, violenza psichica, manipolazione o perdita, a volte anche decesso prematuro di padre (Sole) o madre (Luna), dobbiamo imparare che non rappresenta la realtà ultima. Noi abbiamo cercato la luce della vita negli occhi di chi ci ha generato, e se allora non l’abbiamo potuta contattare, perchè al suo posto abbiamo invece riconosciuto Ade/Plutone. Allora anche da adulti cercheremo negli occhi di chi amiamo quello stesso Plutone – mortifero, tramite cui noi abbiamo sperimentato noi stessi la prima volta, e avremo esperienze che ricalcano questa atmosfera, con le sue tinte black e lo stesso dolore di allora e dovremo ridonarci la vita con la nostra trasformazione. Questo è un procedimento che non deve conoscere colpa o risentimento, anche se spesso è molto faticoso, perché è un lutto di quella vita che conosciamo. E’ un lasciare andare ciò che non è stato né più sarà, anche se continuiamo a ricrearlo nel nostro presente, sperando di cambiarne le sorti e il finale. Ne usciremo a pezzi anche da adulti, perché è noi stessi che dovremo mutare.
Se abbiamo respirato energia di Plutone, da nostro madre o padre, non è stata colpa loro, l’astrologia ha solo l’immensa magia di mostrarsi ciò che c’era e che abbiamo avuto a disposizione, che andrà trasformato e reso consapevole. Plutone, non è solo morte, anzi, diventa potere personale attivo nella nostra vita adulta, Daimon (come ci racconta Hillman), immensa profondità e capacità di sopravvivenza e rigenerazione. Andare a rielaborare con onestà le verità i fatti della nostra storia personale, porta a non sentirci più in balia e impotenti rispetto alla vita. Spesso Plutone nelle sue manifestazioni ancora non riconosciute ci fa sentire totalmente impotenti e sotto schiaffo dalla vita. Invece, il processo di risoluzione e di adulti inizia quando iniziamo a vedere semplicemente i nostri genitori come esseri umani, senza più rabbie del bambino ferito. Genitori, che in quel tempo lontano, quando eravamo al massimo del nostro furore vitale nello scoprire il mondo, erano in uno stato “plutonico”, quindi di depressione a loro volta, o non risolto, e non hanno potuto riconoscere in noi la vita. Non hanno potuto rispecchiarci in modo costruttivo. Non ne erano in grado. Erano loro stessi in balia della loro esistenza o di problemi e dolori più grandi di loro.
Noi da loro abbiamo percepito forse pericolo, ci siamo spaventati, vedere soffrire qualcuno che non lo dice chiaramente e non è in grado di farci sentire protetti, è una grande ferita di paura e crea colpa e stato di impotenza e rabbia. Quella ferita è da sanare e riconoscere.
Notavo queste energie in maniera più forte in questo periodo, più di altre volte nella mia vita, forse saranno i giorni pre -. Equinozio di Primavera, non solo nei consulti che faccio, ma con persone che ho accanto nella mia vita di ogni giorno. L’energia di Plutone si manifesta nascosta nelle piccole cose (nelle grandi e nel male manifesto siamo tutti bravi a vederci chiaro), si annida negli atti mancati, nelle scelte di andare in una strada piuttosto che nell’altra, nella chiusura rispetto a una proposta, non perchè si ha davvero scelto che non ci interessa, ma perchè sotto si muove una forza sotterranea che sa che se si andasse lì saremmo costretti a cambiare, a vederci chiaro. E spesso Plutone, truffaldino e difficile da acciuffare, sa che nella luce dovrebbe calare le braghe. Invece nella non chiarezza può continuare ad agire e a detenere il controllo. Nei ricordi sfalsati, nella confusione emozionale, gioca il suo più grosso potere. Il Plutone distruttivo e fuorviante che agiamo su noi stessi è quello che dovremo andare a vedere, prima di sentirci ogni volta in balia di cattivi o manipolatori o narcisisti là fuori nella vita. Perché non abbiamo visto chiaro? perché abbiamo a che fare con qualcosa che tocca quelle corde lì?
Chi c’è dietro quella figura che abbiamo attirato? Un genitore da cui non siamo stati visti, qualcuno che non siamo riusciti a cambiare? Evidentemente qualcosa nel nostro presenta ha potuto attecchire perché l’abbiamo ancora fatto entrare, altrimenti saremmo stati noi in grado di proteggerci. Saremmo stati noi a scegliere la luce piuttosto che Dracula.
Conosco il fascino di quell’ombra, di cui ci sentiamo prede innocenti e ingenue, senza nessuna responsabilità in merito. Sento tanti racconti di storie distruttive in cui si è dentro fino al collo, ma di cui la persona all’inizio non si era accorta. Non ci siamo accorti perché eravamo distanti d noi stessi e la nostra anima. Eravamo attratti da qualcosa di noi che dovevamo scoprire. Perché abbiamo sfidato un’altra volta la vita sennò? Io ce la farò. Io sono più forte di lui. Io non cederò mai. Io non lo chiamo. Sono le frasi dette spesso sotto l’incantesimo di un transito di Plutone, in cui in genere si gioca una battaglia all’ultimo sangue. Una battaglia di potere non di amore. Una battaglia in cui stiamo giocando ancora con il nostro genitore mancante che ci ha fatto sentire impotenti nello stesso modo. Di cui riconosciamo le ombre ed è per questo che l’amore è familiare, forte e seduttivo. Non ce l’abbiamo fatta nell’infanzia con nostro padre o madre, in cui siamo usciti con le ossa rotte (e l’abbiamo scordato), e così ci riproviamo da adulti. Per vincere la battaglia persa allora. Ed in genere ne usciamo allo stesso modo, distrutti e ancora più cinici e arrabbiati con il mondo, perché ci siamo messi in una battaglia già persa in partenza. Un rapporto morto prima di nascere, e se ci interroghiamo onestamente, vedremo che lo sapevamo fin dall’inizio.
E ne parlo ora, io che sono stata tanto e più volte nella mia vita in queste battaglie tra vita e morte; ho una Luna – Plutone da manuale, un’Ascendente Scorpione e una Venere in VIII Casa che mi hanno traghettato per bene laggiù, e a posteriori ricordo ad uno ad uno i miei amori ostinati e i miei alibi sabotanti, le mie implosioni emotive nella rabbia e nel risentimento, nella colpa e nell’arresto di ogni eventuale possibilità di prendermi cura di me stessa.
Per questo ora lo vedo così spesso negli altri, e anche in me ancora a tratti esce perché non cambiamo mica tutta la nostra pelle in una vita sola, ma quello che mi fa male è vedere che spesso ci possono volere anni e anni….. e possono tutti dirti qualsiasi cosa per aiutarti, ma se tu vuoi essere la sposa e sposo di Plutone e consacrarti a lui invece che alla vita, nulla potrà farti cambiare idea se non forse toccare il fondo, rischiare di morire psichicamente e a volte non solo, e poi ripartire da capo. Dopo l’ennesima morte.
La terra di mezzo del non accorgersi di essere partecipi attivi a questo sodalizio, anzi strettissimo matrimonio, è una dei dolori più sordi e duraturi che possiamo perpetuare. Occorre andare davvero fino in fondo nelle zone più remote del nostro essere e interrogarci a cosa stiamo dando da mangiare; a quale energia? Alla rabbia verso il passato (purtroppo spesso inconscia), alla vendetta, all’autocommiserazione passiva o allo sforzo di andare dove ci è più difficile, lontani da ciò che conosciamo, le sicurezze, la zona di confort e la strada più ardua ma anche il bagliore forte e saldo dell’autostima dell’essersi rispettati forse per la prima volta? Fa gola sfidare la vita, ci si abitua alle emozioni forti, abituati al sangue e alla ferite, non sappiamo dire banalmente “no grazie” e ritirarci dalla battaglia, crediamo sia una sconfitta, invece è qui nascosta tutta la saggezza. Ma ognuno ci deve arrivare con i suoi tempi, e forse si chiama anche passione di gioventù ed è necessaria, come in tutti i romanzi di formazione.
Come le storie di disintossicazione dalle dipendenze, anche soffrire lo è, ed è un percorso lento, occorre iniziare a compiere il primo passo di guarigione, poter accorgersi che si può dire di No. Che possiamo mollare il colpo e lasciar perdere, e uscire dalla fanghiglia dell’impotenza o del sentirci schiacciati. Non è facile distinguere il confine e il crinale di quando ci tradiamo o di quando diamo carburante alle nostre parti ombra che si cibano di ossessioni irrisolte invece di creare armonia e volerci solo più bene. Invece di vedere la bellezza e cercarla anche per noi. Plutone è così attratto dalle ombre che conosce, che alla fine ci si affeziona. Occorre lasciarle indietro, non coltivarle. Occorre un abbandono verso persone, relazioni malate, pensieri neri e sarà come staccare un pezzo della nostra carne. Ci eravamo così allenati alla fine a dare carburante alla distruzione, che il resto non lo conosciamo neanche. ll resto pare insulto e insapore.
Per anni ho camminato con il viso serio e gli occhi tristemente rivolti verso il basso, come se là fuori nel mondo e nel mio futuro, non ci fosse niente ad aspettarmi. Niente che potessi stupirmi o scuotermi. È così è stato per anni. Non vedevo oltre il mio naso. Ho dovuto cambiare sguardo per accorgermi della vastità della vita ed è per questo che quando ho accanto qualcuno con gli occhi ciechi che vede solo il suo girone dell’inferno, all’inizio mi arrabbio ancora molto. Poi mollo. Poi smetto di arrabbiarmi … perché chi sono io per tirarlo via da lì? Nessuno può aprirti gli occhi se tu non vuoi. Non c’è verso. Sono stata ripiegata nelle ombre per tanto tempo e sicuramente ancora i veli dagli occhi dovranno ancora progressivamente cadere, ma una cosa so, che quando si inizia a farlo il processo è irreversibile. Più respiri aria respirabile più ne vuoi ancora, e più semini dentro di te bellezza più ti accorgi da subito se qualcosa o qualcuno tenta di macchiarti e ributtarti di sotto dall’inferno dal quale sue uscito.
Per questo quando inizi ad amare il cammino insegnato da Plutone, vorresti che anche altri guardassero verso il cielo e iniziassero a sentire che è vero, la vita c’è, è poco più in là da dove si è partiti inizialmente e bisogna consapevolmente andarsela a prendere, ma c’è ed è tutta intorno. In piena scelta ad ogni minuto della nostra giornata possiamo percorrerla. Noi soli possiamo scegliere se dare ascolto a energie vitali o energie mortifere. Io ormai personalmente mi accorgo e fiuto come un segugio chi è totalmente immerso in quest’ultime. Cerco di accorgermi se per caso questa cosa viene riconosciuta o se la persona vuole rendersi responsabile di questa cosa, però poi se non lo vede, non vuole farlo o non lo sente necessario per la sua vita, non importa, non insisto, semplicemente mi avvio da un’altra parte.
E il non voler più cambiare l’altro a tutti i costi, ma saper di poter cambiare la nostra relazione o non-relazione con esso, è uno dei più grossi insegnamenti che Plutone possa fare a un essere umano.
Anna Elisa Albanese
Fonte: https://www.sentieroastrologico.it/andare-nelle-nostre-terre-smaug-plutone/