In tutti questi anni ho sempre cercato di trovare un filo conduttore alle mille contraddizioni che questo mondo ‘spirituale’ sembrava mettermi sotto al naso, che io volessi vederle o no. Ad esempio ci sono persone che, nonostante tutta la loro conoscenza e i loro tentativi di uscire dal tunnel della sofferenza, nonostante i miliardi di corsi, di terapie e tecniche, non riescono a divincolarsi dalla morsa del dolore e del conflitto.
C’è tutta una categoria di eterni cercatori e perenni discepoli di qualche guru, che non riescono mai a dirti veramente di aver cambiato la propria esistenza. Moltissimi, tra cui purtroppo anche io, asseriscono alla fine laconicamente che la crescita avviene nella sofferenza e nel dolore, e, per carità, è un concetto sacrosanto e verificabile, ma quanto si deve soffrire prima di imparare una lezione? In tutti questi anni ho cercato di fare una statistica della media dei problemi della gente che ho incontrato, e ho provato a farmi delle domande oneste, sincere e a vedere la realtà per quello che era, come un fenomeno dato e non come una specie di astrazione. Ne ho ricavato un paio di dati semplici e alcune mie deduzioni personali, che ritengo valide solo perchè applicandole al reale e alle persone ho avuto risultati che puntavano verso un maggior benessere per le persone e per me stesso.
1) Niente può funzionare di ciò in cui ti imbarchi riguardo la spiritualità e la crescita interiore se non ti è chiaro lo scopo per cui lo fai. Questa cosa me la chiarì bene un mio insegnante di QiGong. Quando iniziai a sentire il Qi che scorreva egli mi disse una volta, “dove stai?” ed io “sento l’energia”, e lui “è bello vero?” e io “moltissimo”, e lui “…se continui a sentire l’energia la tua pratica non ti porterà a nient’altro che a sentire l’energia sempre di più e sempre meglio, ma non ci farai niente alla fin fine. A cosa vuoi dedicare la tua pratica? Qual è la tua intenzione? L’energia segue sempre l’intenzione..”. Molti non sanno dove vanno, non sanno perchè vanno e non hanno coraggio di definire il loro andare.
2) Niente può funzionare se non hai energia a sufficienza. Mi dispiace deludere i non-vegetariani e non-vegani, ma, anche se io sono un fan della flessibilità, il cibo spazzatura, milioni di sigarette e tonnellate di alcool, non vi daranno la necessaria quantità di energia libera a realizzare qualcosa sul vostro cammino. I quintali di chiacchiere, gossip, opinioni e letture incontrollate atte ad avere il maggior numero di stimoli e informazioni possibili non vi porteranno quello che cercate (a patto che sappiate cosa è) e vi sottrarranno enormi quantità di prana che potreste usare anche solo per sentirvi un po’ meglio. Non affrontare i vostri demoni ve ne sottrarrà un quantitativo ancora superiore, così come il cercare di avere ragione costantemente, il costruire la vostra figura sminuendo quella degli altri, lamentarvi di continuo e cercare sempre qualcos’altro di diverso da quello che avete sotto le mani in questo momento. Un quantitativo decisamente discreto di energia viene dal lavorare su tutti questi lati disordinati e incontrollati e in generale su tutti quei lati cocciuti del vostro io più basso che vi fanno dire sempre a chi ve lo fa notare: “IO SONO FATTO COSI’ “. Ricordatevi che quando dite IO SONO FATTO COSI’ e alzate il dito medio, quello è ego-al-suo-meglio e non un inno alla liberazione personale.
3) Niente ti funzionerà se non sei capace di rinunciare a determinate cose quali, atteggiamenti passivanti, attaccamenti a cose, persone, periodi, status. Negli anni ho trovato che di base, in fondo a qualsiasi problema di qualsiasi persona c’è sempre un qualcosa che quella persona non riesce a lasciar andare del tutto… un torto subito, una grande tragedia che continua a rappresentarti nonostante il dolore sia finito da un pezzo, un lavoro o un partner ideale che hai perduto o che stai inseguendo… tutta questa roba diventa cristallizzazione, melma, stasi. Diventa la zavorra che ti tiri dietro mentre tenti di scalare il monte che dovrebbe in teoria portarti a maggior consapevolezza. Diventa il passato che non vuole essere passato e come tale si mangia e si mangerà altri anni della tua vita.. diventa la sessantenne con gli atteggiamenti della bambina di 3 anni che cerca le attenzioni di tutti facendo rumore, l’uomo di azienda senza scrupoli che deve dimostrare al padre che ce l’ha fatta anche se il padre non c’è più da 20 anni, la donna iperseduttiva che cerca di compensare il fatto che papà voleva un maschio…e così via. Non c’è crescita senza la totale e incondizionata rinuncia ai propri problemi personali per quanto difficili, dolorosi e antichi, non c’è niente che possa curare meglio del decidersi a passare oltre e a lasciar andare.
e infine:
4) Niente funzionerà fintanto che credi che la tua felicità sia legata a qualcosa là fuori. Per quanto suoni new age questa è una delle cose che, posso confermare, garantisce la più alta velocità di crescita in assoluto. Non legare la propria felicità a nulla significa avere disciplina mentale, emozionale e una pratica consistente atta a mettermi costantemente nel flusso e non nell’emozione trascinante del ‘quando avrò’. Non esiste ottenimento, men che meno spirituale, che possa darti la felicità costante, totale, la profonda pace che deriva dall’assoluta certezza di essere molto di più di questo che vedi. Ma questa certezza non è raggiungibile fintanto che non sacrifichi la credenza che ci sia qualcosa là fuori, qualunque essa sia, che possa darti gioia, felicità, significato. Quella sensazione di ‘realizzazione’, di ‘pienezza’ esiste già perchè è la sostanza di cui sei costruito, devi solo tornare a uno stato tale da poterla percepire. E quello stato è raggiungibile, qui, ora, in questa vita, non nella prossima.
Andrea Panatta
Fonte: http://quantum73.blogspot.it/2015/04/allora-funziona-o-no-osservando-alcuni.html
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