Radicamento è mettere i piedi per terra: è smettere di rifiutare la realtà per com’è, è smettere di raccontarsi bugie e di credere alle favole. Non è triste: è reale. Efficace e bellissimo. Il radicamento per qualcuno è mettere radici, cioè trovare il proprio posto nel mondo: la propria collocazione nella famiglia, il proprio ruolo nel lavoro, il paese in cui vivere. Per alcuni, le radici sono nel luogo da cui originiamo, nel quale siamo nati e abbiamo passato l’infanzia, gli amici che abbiamo da tutta una vita, e anche se ci spostiamo e ci creiamo una vita altrove, le nostre radici sembrano scoperchiate, all’aria, le amicizie nuove che ci creiamo non sono mai così radicali come quelle dell’asilo, abbiamo passato tutta la vita insieme a quell’amico che conosce tutto di noi e che sente come stiamo anche se non ci vediamo da un mese…
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Per le anime antiche, soprattutto per quelle che hanno vissuto poco o nulla su questo pianeta (nelle loro diverse incarnazioni), il radicamento è innanzitutto imparare a Stare nel corpo, ad abitare il corpo: cioè a tenerlo sano, nutrito, pulito, per loro è utile imparare a ballare, fare sport, fare l’amore, poggiare saldamente i piedi al suolo mentre camminano, sedere appoggiando i piedi a terra e non sul poggiapiedi. Sembra tutto così banale? Bene. Se sembra banale significa che viviamo qui già da un bel po’. Potremmo stupirci nel vedere quante persone di questo tipo faticano a gestire il corpo fisico: la camminata, la voce ed il tono della voce, il rapporto con il cibo e con il sesso… per non parlare del rapporto con il denaro che riassume inequivocabilmente il rapporto con la materia e con il radicamento. Queste persone faticano anche a gestire la mente, si perdono in mille fantasticherie senza fondamento e non concretizzano nulla, sono assenti quando gli si parla, sono lenti.
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Possono passare addirittura per carenti di intelligenza rispetto al ‘terrestre medio’, che magari ha un quoziente intellettivo inferiore (per non parlare dell’anzianità animica) ma è reattivo e più ‘sgamato’. Il radicamento per molti è lavorare su di sé per smettere di sentirsi precari: è bene essere consapevoli della caducità imprevedibile dell’esistenza, ma non è costruttivo sentirsi precari. E’ fondamentale invece trovare un saldo appoggio sul mondo, in tutti i sensi. Radicarsi è conoscersi bene. Davvero bene. Essere obiettivi e concreti nel valutarsi e nel valutare gli altri. Il radicamento per alcuni è imparare a pensare al futuro e smetterla di vivere alla giornata. Vivere “alla giornata” è l’ottava bassa di vivere “giorno per giorno”.
Nel primo caso sento di essere una foglia staccata dall’albero, in balia del vento, tiro a campare insomma.
Nel secondo caso invece mi sento ancorato al momento presente e vivo pienamente ciò che esso mi offre, imparo quindi a vivere QuiEOra, con il cuore in alto nei cieli ma con i piedi saldamente ancorati per terra, così da poter progettare sensatamente e concretamente il futuro.
Per alcune persone i figli rappresentano il radicamento: se per noi stessi non riusciamo a mettere radici e a fare progetti futuri, lo dobbiamo fare per i nostri figli, che diventano così maestri di radicamento per i loro genitori. Mancare di piedi per terra è un grosso problema che ha a che fare con l’età anagrafica ma soprattutto con quella animica e con il carattere: è ovvio che da adulti siamo potenzialmente più maturi e centrati, ma animicamente e caratterialmente siamo più o meno predisposti ad essere radicati. Il guaio peggiore subentra quando siamo scentrati come una ruota storta dell’auto… e ci imbattiamo malauguratamente nella ‘spiritualità’: troviamo così l’ennesima scusa per rifiutare il problema.
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Fino al giorno prima, magari, abbiamo usato un hobby o il passare da un partner all’altro o il cambiare lavoro per rifiutare di mettere i piedi per terra nella realtà, ma una volta imbattuti nella ‘spiritualità’ possiamo finalmente togliere ogni importanza ai miseri piccoli fatti ‘terrestri/umani’ per concentrarci nel mondo dello spirito. Un mondo considerato – a torto – immateriale. Il danno è tosto: perdiamo – o ci raccontiamo di aver perso – ogni interesse verso ‘il mondo’ poiché ben altri mondi eterni ci aspettano… dimenticando così che solo vivendo la nostra esistenza in modo pratico, ed onorando attivamente e concretamente la nostra incarnazione, possiamo tornarcene ‘dall’altra parte’ con rinnovati obiettivi raggiunti e debiti pagati. Ogni volta che ci impegniamo per scendere dal mondo delle nuvole e atterrare Qui, siamo persone massimamente spirituali. Ogni volta che ci sforziamo di risolvere i nodi emotivi, fisici e famigliari stiamo lavorando per la nostra anima.
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Ogni volta che prendiamo atto delle nostre fantasticherie infantili senza fondamento, cercando di diventare concreti, stiamo evolvendo nello spirito. Radicarsi è uno sport estremo: lo spirito impatta nella materia in modo fortissimo, può essere violento, il tutto va gestito gradualmente e quando siamo pronti, ma se siamo pronti e tentenniamo ecco che l’esistenza ci aiuta, talvolta con metodi poco ortodossi: possiamo toccare il fondo, prima di poter mettere davvero i piedi per terra. Dipende da noi: siamo stati preparati per incarnazioni a farlo. Ora possiamo trovare il coraggio di alzarci in piedi, di sentirci accolti sul suolo, possiamo volgere lo sguardo davanti a noi e tirarci su le maniche, senza aspettare di essere gettati al suolo da altezze vertiginose, con conseguenti brutte cadute. Ora possiamo avanzare con i piedi per terra e lo sguardo interno volto all’infinito: all’esterno, terrestri addormentati come altri, all’interno, un altro mondo. Un Altro mondo ben poggiato sul mondo.
SITO DELL’EDITORE: http://leduetorri.com/prodotto/alchimia-quotidiana/