… e dirizza’mi a lui sì dimandando:
«Che volse dir lo spirto di Romagna,
e ‘divieto’ e ‘consorte’ menzionando?». (49)

E dal settimo grado in giù, sì come
infino ad esso, succedono Ebree,
dirimendo del fior tutte le chiome; (99)     

SEGRETI DELLA CANDIDA ROSA E DUBBI DI DANTE

1-51: Lo devi sapere da ora, fin dall’inizio, se vuoi capire la ferita vera del tuo cammino. È solo un problema d’amore la vostra vita. Vi innamorate dei sensi (lince), vi innamorate del vostro EGO (leone), vi innamorate della materia (lupa)… e questo triforme amor vi fa tremar le vene e i polsi. Caduti e affranti dentro la densità della carne non potete nemmeno immaginare che il DESIDERIO sia, al contrario, il Movimento dello Spirito. Siete chiamati a inesprimibili altezze, ma nessuno ve ne risveglia il sospetto, e per questo deviate l’amore verso il fango del mondo.

2-52: Fino a quando le notti divoreranno tutti i tuoi passi, e l’alba sarà soltanto un urlo di terrore. Ma nessuno troverà mai le giuste parole per dirti che l’Universo da te non pretende il dolore. Un ordine nascosto, un file criptato, un meccanismo a tempo… qualsiasi sia la cosa, dentro di te sta scritto che la sciagura del deviato amor non ti appartiene. Qualcuno ti ama, qualcuno ti guarda da inesprimibili altezze, e il cosmo intero complotta alle tue spalle.

48-98: E sarà un lungo cammino doloroso, l’altro viaggio verso te stesso per diventare ciò che sei, fino a quando le tenebre cieche dell’invidia ti consegneranno il segreto triste del dolore:

… o gente umana, perché poni ‘l core
là ‘v’è mestier di consorte divieto?
(48)

Non è poi così enigmatica l’affermazione di Guido, soprattutto perché coincide con i due Comandamenti finali:
9) Non desiderare la donna (o l’uomo) d’altri
10) Non desiderare la roba d’altri

Perché desiderate amore come se fosse un conto in banca? Perché invidiate l’amore come se fosse oggetto di possesso, materia plastica da Bancomàt, cascame caduco da cassaforte. Non sapete che solo amore può creare amore, e così aumentare sempre di più? Come in sincronia sta accadendo nel 98, e gli angeli come api trasportano il miele d’amore dalla Mens Dei fino ai Beati, e sempre di più si alimenta luce d’amore, come fecero i pani e i pesci nei canestri degli apostoli.

… sì come schiera d’ape, che s’infiora
una fiata e una si ritorna
là dove suo laboro s’insapora,
nel gran fior discendeva che s’addorna
di tante foglie, e quindi risaliva
là dove ‘l suo amor sempre soggiorna.
(98)

Perchè l’Amore disconosce le leggi del possesso, e ciò che Amore dona, ritorna raddoppiato.

49-99: Aumentano sempre di più le tenebre purgatoriali, nel vespro della sera, e come se non avessi visto poco prima l’innamorato e innamorante volo degli angeli, ancora chiederai ragione dei tuoi dubbi, e non comprenderai le risposte di Virgilio e ti deluderanno. Raffinato escamotage per inchiodare noi Lettori al vero problema della nostra vita.

… e dirizza’mi a lui sì dimandando:
«Che volse dir lo spirto di Romagna,
e ‘divieto’ e ‘consorte’ menzionando?».          45
Per ch’elli a me: «Di sua maggior magagna
conosce il danno; e però non s’ammiri
se ne riprende perché men si piagna.              48
Perché s’appuntano i vostri disiri
dove per compagnia parte si scema,
invidia move il mantaco a’ sospiri.                  51
Ma se l’amor de la spera supprema
torcesse in suso il disiderio vostro,
non vi sarebbe al petto quella tema;                 54
ché, per quanti si dice più lì ‘nostro’,
tanto possiede più di ben ciascuno,
e più di caritate arde in quel chiostro».             57
«Io son d’esser contento più digiuno»,
diss’io, «che se mi fosse pria taciuto,
e più di dubbio ne la mente aduno.                   60
Com’esser puote ch’un ben, distributo
in più posseditor, faccia più ricchi
di sé, che se da pochi è posseduto?».                63
(49)

… e mi rivolsi a lui domandandogli così:
«Cosa volle dire lo spirito di Romagna (Guido del Duca) parlando di ‘divieto’ e di ‘consorte’?»

Allora mi rispose: «Egli conosce il danno del suo maggior peccato; dunque non ci si deve stupire se lo rimprovera, perché non se ne debba provare dolore. L’invidia spinge a sospirare perché i vostri desideri si concentrano su quei beni il cui possesso diminuisce, quanti più sono coloro che li possiedono. Ma se l’amore dell’Empireo indirizzasse il vostro desiderio verso l’alto, il petto non avrebbe quel timore; infatti in Cielo, quanto più numerosi sono coloro che godono di un bene, tanto maggiore è il bene posseduto, e più carità arde in quel sacro luogo». Io dissi: «Sono più lontano dall’essere soddisfatto che se non ti avessi chiesto nulla, e nella mia mente nutro ancora più dubbi.

«Come può essere che un bene, distribuito fra più possessori, renda quelli più ricchi di sé che se fosse goduto da pochi?»

Ed elli a me: «Però che tu rificchi
la mente pur a le cose terrene,
di vera luce tenebre dispicchi.       66
Quello infinito e ineffabil bene
che là sù è, così corre ad amore
com’a lucido corpo raggio vene.          69
Tanto si dà quanto trova d’ardore;
sì che, quantunque carità si stende,
cresce sovr’essa l’etterno valore.          72
E quanta gente più là sù s’intende,
più v’è da bene amare, e più vi s’ama,
e come specchio l’uno a l’altro rende.    75
(49)

E lui a me: «Poiché tu pensi solo ai beni terreni, ricavi delle tenebre dalla vera luce. Quel bene infinito e inesprimibile che è lassù in Cielo, corre all’amore proprio come il raggio luminoso va verso un corpo lucido. Si concede tanto più, quanto più trova l’ardore di carità; cosicché, quanto si estende la carità di ognuno, tanto più aumenta in lui l’eterno bene. E quanta più gente lassù si ama, tanto più bene vi è da amare e tanto più si ama, e l’amore si riflette dall’uno all’altro come la luce da uno specchio.

Con i Sigilli Polari siamo entrati nella pienezza del Territorio d’Amore. Diametro Tenebre e Luce, diametro verticale, esplosivo al salnitro, come direbbero gli Alchimisti.
Permettetemi di dire che questo è un Poema che inizia e finisce parlando d’Amore.
Questa nuova modalità di lettura prodotta dalla Geometria Sacra, ci svela un geniale ri-montaggio del testo. Sapete bene quanto siano importanti i lavori finali del montaggio di un film, e quanto sia necessario un buon montatore per un buon regista, e a questo siamo tanto abituati che finiamo anche con il non accorgercene. Credo proprio che il Poeta abbia montato il suo film molto prima di scriverlo, prima di “girarlo”, e questo è veramente un guinness dei primati!

Sul diametro orizzontale, quello del teteléstai, del tutto è compiuto, si innalza la Croce del Cristo, fra peccatori dannati e salvati: il luogo terreno della SCELTA fra la Morte e l’Amore. Il luogo del DRAMMA.
Sulla verticalità invece, dal Sigillo Sud al Sigillo Nord, troviamo tutte anime salve, risucchiate da un Vortice d’Amore, dentro il luogo della CATARSI, del nuovo APPRODO, di una nuova modalità dell’ESSERE. Però non nella trascendenza, ma qui, dove il paradiso è vicino alla terra. Dove tocca il purgatorio, in un canto che parla di invidia d’amore in sincronia con la trionfale immagine dell’amore vero.

Dante vorrebbe rispondere a Virgilio di aver ben compreso alla fine che Amore non contempla le leggi del danaro, ma non ci riesce: viene improvvisamente risucchiato in modo estatico da immagini vive che addirittura lo spogliano delle sue energie. Praticamente una specie di trance.
Vede Maria dentro il Tempio che ritrova il figlio, ma non lo rimprovera.
Vede la moglie di Pisistrato (tiranno d’Atene) che chiede la morte dell’amico del re che ha osato baciare la figlia in pubblico. Ma Pisistrato si rifiuta di condannare un amico amato.
Vede la folla inferocita che lapida Stefano, e il giovane che, prima di morire, chiede a Dio di perdonare i suoi assassini.

Ad litteram sono gli esempi di Mansuetudine che annunciano la Cornice degli Iracondi, appunto immersa nelle tenebre del fumo dell’ira.
Ma ci è facile intuire che ancora il Poeta ci sta parlando di Invidia d’Amore. Invidiamo l’amore di una madre che permette al figlio di essere quello che è.
Invidiamo l’amore di Pisistrato che salva il suo amico. Invidiamo l’amore di Stefano per i suoi assassini.
Perché siamo fatti così: completamente ciechi davanti all’Energia d’Amore.
Mentre in sincronia, dall’altra parte, nel canto 99, questa Energia esplode e finalmente trasforma in Diamante il Carbonio del Poema.

Una inafferrabile LUCE che diventa cristallo di se stessa. E tutto questo non potrà mai essere terrestre.

I Sogli dei Beati si sovrappongono alla geometria del Poema, e vanno ad incrociare i diametri dell’ipercubo cosmico, trasformandolo in un diamante finemente intagliato.
Seguendo le indicazioni di Bernardo, i Beati hanno trovato il loro legittimo Soglio.
Nella stella piccola, il Primo Mobile, la Mens Dei, troviamo Pietro, Giovanni Evangelista, Lucia, Giovanni Battista, Anna, Mosè e Adamo. E ancora più in alto, vicina al Mistero, in mezzo ai Serafini: MARIA. Il luogo delle più alte AUTORITÀ.

I 4 canti sigillati, il salis sapientiae dell’Opus, vengono affidati in questo modo:

  • A Giovanni Evangelista il 25, l’Intelligenza
  • A Giovanni Battista il 50, l’Anima Intellettiva
  • A Mosé, il 75, lo Spirito
  • A Maria (e ad Eva), il 100, il Corpo Reintegrato, in Spirito e Materia

Il diametro che separa i fedeli del Cristo Venuto e del Cristo Venturo, viene sottolineato dalle Grandi Madri Ebree.

E dal settimo grado in giù, sì come
infino ad esso, succedono Ebree,
dirimendo del fior tutte le chiome;
(99)

E dal settimo ordine in giù, proprio come fino ad esso, seguono altre donne ebree, che dividono tutti i petali della rosa (tutti i beati da una parte e dall’altra).

Beatrice siede accanto a Rachele, nel Cielo dei Giusti (Giove). In questo caso diventano figurali del percorso della salvezza (la terra promessa), ma nella filigrana sottile del sottotesto rappresentano, insieme a Maria, le donne che piangono i figli perduti, Nel culto cattolico, Rachele protegge le madri che hanno perso un figlio. E il personaggio biblico Rachele è divenuto il simbolo delle madri afflitte per le disgrazie che affliggono il popolo ebraico; è citato anche nel Nuovo Testamento, come simbolo delle madri inconsolabili per la strage degli innocenti da parte di Erode che cercava di uccidere Gesù Bambino:

“Un grido si è udito in Roma, un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata, perché non sono più.”

(Matteo 2,18)

Non si può non ricordare il Deus venerunt gentes del XXXIII del Purgatorio, salmo intonato dalle quattro virtù femminili per il dolore del popolo ebreo, al quale Beatrice risponde con l’annuncio di morte e di resurrezione… fra poco non mi vedrete, ancora un poco e mi rivedrete, trasfigurandosi nel volto straziato di Maria ai piedi della croce, come sottolinea l’Alighieri.

Maria che si preoccupa della salvezza di un suo figlio (nel complotto d’Amore), oppure le sette spade che trafiggono il cuore di Maria… chi ha più sofferto di me? come sta scritto in quasi tutte le edicole della Madonna Addolorata… e Beatrice che corre al Limbo per cercare aiuto per un uomo in pericolo.
Non ci si dimentica, nella Candida Rosa, di piangere per le miserie di una umanità smarrita, e accecata con gli occhi cuciti dal ferro davanti al miracolo dell’Amore! (Ricordate la conversazione 48-98: Maria non è un SIMBOLO: è colei che chiude in sé il vero enigma: il mistero del mistero!)

Ma c’è molto di più! Mi sento di affermare che il 99 sia veramente un sublime inno non solo alle Grandi Madri, ma soprattutto un canto levato al Mistero Grande della Maternità e della Vita.
I bambini, scomparsi ante diem e quindi privi di una vita vissuta, cantano insieme agli angeli dai diversi gradi della Candida Rosa, giudicati dunque nei diversi gradi di beatitudine.

Dunque, sanza mercé di lor costume,
locati son per gradi differenti,
sol differendo nel primiero acume.     75
Bastavasi ne’ secoli recenti
con l’innocenza, per aver salute,
solamente la fede d’i parenti;              78
poi che le prime etadi fuor compiute,
convenne ai maschi a l’innocenti penne
per circuncidere acquistar virtute;       81
ma poi che ‘l tempo de la grazia venne,
sanza battesmo perfetto di Cristo
tale innocenza là giù si ritenne.            84
(99)

Dunque questi bambini sono collocati in gradi differenti della rosa, senza alcun merito rispetto alla loro condotta, solo in quanto fu differente la grazia loro concessa da Dio all’atto della creazione.
Nei primi tempi dell’Umanità, perché i bambini si salvassero, erano sufficienti l’innocenza e la fede dei genitori; dopo il compimento delle prime età, fu necessario che i maschi innocenti acquistassero (presso gli Ebrei) la virtù con la circoncisione; ma dopo che venne il tempo della grazia, senza il perfetto battesimo di Cristo ai bambini innocenti resta il confine nel Limbo.
Sono parole pronunciate da Bernardo. Riusciamo a immaginare l’espressione di Dante? Lui, che ha sentito piangere i bambini nel Limbo perché non battezzati.

Quivi, secondo che per ascoltare,
non avea pianto mai che di sospiri,
che l’aura etterna facevan tremare;     27
ciò avvenia di duol sanza martìri
ch’avean le turbe, ch’eran molte e grandi,
d’infanti e di femmine e di viri.            30
(4)

Qui, stando ad ascoltare, si sentivano solo dei sospiri, che facevano tremare l’aria eterna; ciò era dovuto al dolore senza tormenti subìto dalle schiere di anime, che erano molto numerose, di bambini, donne e uomini.
Lui che ha ascoltato le parole di Virgilio nel VII del Purgatorio quando dice a Sordello che nel I Cerchio ci sono anche i pargoli innocenti / dai denti morsi de la morte avante / che fosser de l’umana colpa esenti, parole in cui è evidente l’apparente ingiustizia che la volontà divina sembra riservare a questa categoria di anime bambine.
Lui che già sa dal Cielo dei Giusti che solo la Giustizia Divina può battezzare chiunque, anche migliaia di anni prima della venuta del Cristo (XX Paradiso).

Lui che già sa dall’incontro con Carlo Martello (VIII Paradiso) che ogni anima, pur essendo divisa dal corpo ante diem, continua a conoscere quale sarebbe stata la sua vita futura; e non per merito di grazia ancestrale, ma in nome della propria singolare missione daimonica (guai a chi torce la via dei talenti!)

Lui che già sa dal discorso di Stazio (XXV Purgatorio) che i bambini nascono due volte: dai genitori biologici e dall’immenso calore dell’amor divino, tant’é che noi tutti siamo il vino di Dio! Come l’uva che nasce dai pampini, ma senza il calore del sole non potrebbe mai diventare buon vino!

Lo so che dirò cose molto dure, ma mai molto lontane dal pensiero del Poeta: ma veramente fino a questo punto si può avere invidia dell’amore di Dio??? Fino a strapparceli gli occhi per non vedere il miracolo della creazione della Vita? Fino a credere che solo riti inventati dagli umani possano addirittura dirigere l’ineffabilità del Mistero? Ma perché perché perchè dalla Luce riusciamo solo a ricavare Tenebre? E riesco anche ad andare oltre: Bernardo non pronuncia parole di VERITÀ, ma, se vogliamo andare cauti, sono solo parole di commiserazione verso i Poteri Scuoianti. E, per precisare meglio, il Poeta non si accontenta solo della commiserazione! Maledetti coloro che pretendono di sostituirsi a Dio!

Riusciamo bene ad invidiare l’amore di Dio, molto spesso fino a farlo diventare il servo dei nostri desideri. E invece in ogni bambino vive il miracolo della Creazione, della Vita, della Perfezione… e per questo ci viene facile uccidere i bambini. Nell’Anima e nel Corpo. In questi Sigilli d’Amore (e sono 10 canti!) dobbiamo soprattutto apprendere una cosa importante: quanto sarà veramente difficile, per noi,  pronunciare l’ultimo endecasillabo del Poema!
E non stiano contente le umane genti a credere che sia solo fiabetta per bambini! Impattumare il Cosmo con i nostri residuati gelidi, sventrare il pianeta, demolire foreste, insozzare le acque, violentare il mondo… tutto questo, ed altro ancora, si specchia all’invidia dell’amore di Dio.

Ma ora concludo con la miracolosa sorpresa della LUCE CRISTALLIZZATA:


Sovrapponendo la Candida Rosa alla Geometria Sacra si ottiene tutta la purezza della luce adamantina.L’utima fase dell’Opera Alchemica: OPERA ALL’ADAMAS, Opera al Diamante.
Raggiungere il Diamante  è davvero il reale traguardo dell’Opus Magnum. Il moderno Geometra può rintracciare in questa forma l’esplosione dell’ipercubo cosmico. Il moderno Fisico può leggervi l’infinità di un Campo Quantico. L’Uomo del Medioevo, iniziato alla Sapienza Arcana, rappresentava così la Mens Dei, e il suo Spirito che penetrava tutti gli atomi dell’Universo.

La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove.

Come viene anche confermato dal Sigillo dei Sigilli di Giordano Bruno che rappresenta l’irradiazione della MENS DEI.
Il Cono sottostante indica il movimento irradiante dall’alto verso il basso, ancora usato al giorno d’oggi dai Fisici per rappresentare l’espansione materica dell’Universo.
E sopra questa MENTE navigherà l’Immortalità di Dante nel canto 100, come gli Argonauti navigarono sulla mente di Nettuno.

Maria Castronovo

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